Natale triste per il commercio, poca gente in giro a fare shopping: “Sembra di stare in guerra”

11 dicembre 2020 | 07:01
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Natale triste per il commercio, poca gente in giro a fare shopping: “Sembra di stare in guerra”

Quattro passi in centro e in periferia, fra gli addobbi natalizi e i negozi semi vuoti. Gira poca gente ma il commercio aquilano prova a risalire la china in vista del Natale.

Con il passaggio da zona rossa a zona arancione i negozi hanno riaperto ma, in periodo di restrizioni e di maltempo, la situazione è tutt’altro che facile per il comparto del commercio soprattutto per quelle attività che sono tornate in centro e hanno vissuto le varie difficoltà legate al post sisma.

È il caso di Giuseppe “Peppe” Colaneri, commerciante molto noto in città, titolare della cartoleria La Luna, dislocata dopo il terremoto su Corso Federico II.

Peppe ha “combattuto”contro lo spopolamento conseguente agli eventi sismici del 2016 e del 2017 e oggi vive la stessa situazione conseguente alla pandemia.

“Questa zona sta vivendo una situazione tragica – spiega Giuseppe sentito dal Capoluogo -. Nonostante il passaggio alla zona arancione gira ancora pochissima gente. I contagi ci sono, la paura anche ed è plausibile, sembra un coprifuoco perenne, che stride con le immagini delle altre città in cui i centri storici stanno tornando a vivere”.

“L’8 dicembre da che è storia si è sempre cominciato a girare per lo shopping natalizio. È vero che quest’anno non ha aiutato nemmeno il clima ma non c’era quasi un’anima. Sul Corso stretto non lo so, ma credo che sia una situazione strana e pesante per tutti. Dopo il buio, con i locali chiusi, questa zona si ferma. Ci hanno detto che possiamo stare aperti fino alle 21 ma sembra uno scherzo, dal momento che manca proprio la gente!“.

“A prescindere da tutto economicamente stiamo messi veramente male. Il discorso è semplice: la pandemia ha creato una voragine da cui sarà difficile risalire. Ovviamente è un discorso che varia da realtà a realtà, qui a L’Aquila il centro storico è stato abbandonato per lungo tempo e la periferia vive una realtà tutta sua, consolidata, fatta di gallerie e centri commerciali”.

“Questa seconda ondata ha creato inoltre delle grandi differenze: noi come cartolerie potevamo stare aperti, quindi, anche se non abbiamo lavorato quasi nulla, non abbiamo le condizioni per ricevere ‘l’obolo’ dallo Stato”.

Covid 19, Natale nero per il commercio aquilano: “Rischiamo di fallire”

“Speriamo che sia un Natale di transizione – conclude – e che l’anno nuovo ci porti una speranza e che soprattutto il vaccino possa consentirci di lasciare questo periodo alle spalle”.

Dello stesso avviso anche Gabriella Bozza, commerciante e titolare del negozio Donna Bjoux. Per Gabriella è stato ancora più difficile, il negozio si trova dentro la galleria commerciale Amiternum e per legge deve stare chiusa nel fine settimana da quando l’Abruzzo è passato alla zona arancione e chiusa sempre, perchè “non indispensabile” durante la zona rossa.

“Che Natale può mai essere? Sento gente senza cassa integrazione che deve prendere ancora i contributi da maggio. Bisogna fare i conti con quello che viene e quello ti pigli. Saremmo molto ingenui pensando di fare chissà cosa, o avere una qualunque svolta con una settimana di lavoro, quando di normale qua non c’è più niente”.

“Con i malati in casa e tanti in ospedale quale può essere lo spirito e la necessità della feste? L’Aquila non è un caso a parte, il commercio è in ginocchio ovunque! Sento anche tanti colleghi di fuori regione, anche a Roma, dove la situazione è uguale, nonostante abbiano riaperto leggermente prima“.

“Vogliamo parlare anche dei risvolti sociali? Ci dicono che non possiamo riunirci nemmeno a Natale, sono 30 anni che la Vigilia nella mia famiglia la facciamo in 30, questa è la nostra ‘bolla familiare’, quest’anno saremo io e mia madre”.

“Resto aperta anche per non impazzire, ma il pomeriggio è un vero pianto, fatta eccezione per il supermercato, dopo le 18 cala il silenzio totale, come se stessimo in guerra, non capisco  il senso di rimanere fino alle 21, siamo vittime di una scherzo o forse di una brutta provocazione”.

Lo sfogo di Gabriella Bozza va di pari passo con i dati dell’Ufficio Studi Confcommercio sulle ipotesi di spese di dicembre e del Natale delle famiglie italiane.

Si prevede un calo dei consumi nel commercio del 12% rispetto all’anno scorso; in forte riduzione anche la quota di coloro che faranno regali: da quasi l’87% del 2019 a poco più del 74%.

Ma la voglia di reagire alla crisi c’è, “chi spenderà per i regali una cifra solo un po’ più bassa – spiega Confcommercio – di quella dello scorso anno (164 euro a testa conto i quasi 170 del 2019).

I dati si riferiscono su base nazionale; il Capoluogo ha provato a contattare la Confcommercio dell’Aquila senza riuscire ad avere ancora dati certi sulla situazione locale.

In linea di massima comunque, quindi da Nord a Sud passando per l’Abruzzo, sembra delinearsi una situazione in cui la macroeconomia pesa certamente sulle spese di dicembre e sul Natale, ma non intacca il desiderio di reagire, durante le festività, alle avversità che hanno accompagnato gli italiani per quasi un anno, ormai. Infatti, il mese di dicembre, che per i consumi commercializzabili vede ridursi il suo valore economico da 81 a 73 miliardi, resta comunque il mese più importante dell’anno”.

Tra tanta giustificata amarezza, anche un segnale di speranza e di voglia di andare avanti. Claudia Ianni infatti ha riportato in centro storico a L’Aquila un po’ di dolcezza con il suo storico negozio Sweet Sweet way.

Generazioni di aquilani sono cresciuti a caramelle gommose di questo negozio, vendute nell’inconfondibile sacchetto rosa, diventa to quasi un marchio di fabbrica. Claudia ha riaperto da pochissimi giorni, nel pieno del marasma da Covid 19 e lei ci crede davvero.

“La situazione è difficile – spiega Claudia – ma gli aquilani hanno tantissima voglia di tornare in centro. Chi fa una passeggiata e trova un negozio nuovo si ferma. Questo affetto è commovente ed è una spinta emotiva importante per noi del commercio. Sono felicissimi, vuoi per vedere il negozio, chi per curiosità, ma tutti entrano. Sono soddisfatta non me lo aspettavo”.

“Passerà anche questo, ce lo auguriamo, ne abbiamo bisogno, noi aquilani forse anche più di altri”.

Pronta ad approdare nel cuore del centro storico anche Sabrina Castri, titolare del negozio di scarpe da bambino “Tipo e Tipa” su Via Strinella. Doveva spostarsi già da qualche mese, il tempo ha sospeso le cose, ma adesso è quasi ora del trasloco, proprio sotto Natale, “Sperando di dare alle cose e alla situazione un nuovo corso”.

Per lei la situazione è stata un po’ diversa, il suo è un tipo di commercio “utile” perchè i bambini, anche in dad e a casa crescono e le scarpe sono un bene necessario.

“Certo gli incassi sono diversi, non è come gli altri anni ma non mi lamento. Non tutti i giorni sono uguali ma per esempio nel fine settimana ho sempre lavorato. Non sono tempi d’oro, ma insomma teniamo duro e cerchiamo di andare avanti con tutte le dovute cautele”.

Nonostante le difficoltà non si è mai fermata nemmeno Monica De Vecchis, il cui negozio di abbigliamento da donna Rey e V si è trasformato in un grande e-commerce durante il lockdown.

Mercoledì 9 dicembre, dopo la sanificazione, il negozio è stato riaperto al pubblico, tra tanta paura e incertezze ma con tanta voglia di andare avanti.

“Abbiamo avuto un ottimo inizio – dice Monica – un riscontro molto positivo. La gente è entusiasta delle riaperture”.

L’unico problema che rimane è la chiusura imposta durante il fine settimana essendo il negozio all’interno di un centro commerciale.

“Dobbiamo stare chiusi ed è una cosa assurda visto che a Natale mancano pochissimi giorni. Si vanno a perdere proprio gli incassi veri di questo periodo”.

“Voglio fare un appello alle nostre istruzioni: se hanno a cuore le nostre sorti, anche solo un poco, adesso è il momento di agire per tutelarci: staremo attenti e contingentiamo gli ingressi, ma fateci stare aperti, solo così riusciremo a recuperare qualcosa”.

Pronta per il Natale anche Barbara Sciotti, che su Via Strinella ha l’enoteca Fantini. “Al Natale ovviamente non si vuole e non si deve rinunciare. Siamo partiti con le consegne, c’è voglia di festeggiare anche se in tono minore. Sarà una chiusura di anno diversa per tutti, ma dobbiamo tenere duro”.

“So bene che non vendo beni di prima necessità ma anche durante il lockdown di marzo abbiamo fatto tante consegne: chi stava in casa e ha potuto si è coccolato con una buona bottiglia di vino per esempio. Per noi è stato anche un modo per non rimanere fermi, tenere il motore acceso è importante per non impazzire”.