Ristoratori L’Aquila, l’asporto di Capodanno magra consolazione: “Manteniamo viva la speranza”

La cena di Capodanno al tempo della pandemia è d’asporto: dai crudi, cotechino e lenticchie fino alle moderne tartare. “Speriamo di poter tornare presto a regime”, il desiderio di tanti ristoratori per l’anno nuovo.
Non ci saranno i trenini intorno ai tavoli quest’anno, o il countdown abbracciati agli amici e i vestiti sbrilluccicanti ma sarà comunque Capodanno.
Un anno da dimenticare soprattutto per i ristoratori fiaccati da mesi di chiusure imposte dal Governo e con la sola possibilità di fare asporto e domicilio che a molti non basta. La risposta dai clienti però c’è stata, in molti hanno scelto di concedersi il lusso di un pasto cucinato a dovere e con cura, almeno per Capodanno.
“Un modo per non perdere il contatto con i nostri clienti e per cercare di mantenere viva almeno la fiamma della speranza”, dicono i ristoratori sentiti dal Capoluogo.
Sarà di base un menù più sobrio rispetto al passato, per pochi intimi, come Dpcm vuole, con piatti adatti ad esser portati a casa e in caso riscaldati: in ogni caso, quest’anno, scegliere il ristorante a cui ordinare il menù delle feste è uno dei pochi lussi delle feste al tempo del Covid.
Tante prenotazioni per Capodanno e fiducia nel futuro anche per i ragazzi della Trattoria Dei Gemelli in piazza Duomo che presentano per la fine dell’anno un menù fedele alla tradizione con alcune novità.

“Si, ci sarà il menù da asporto, anche se non potrà mai sostituire il servizio al tavolo non solo per l’aspetto economico ma anche per quello sociale. Dopo mesi di chiusure imposte, l’asporto e il domicilio sono rimaste le uniche chance per non perdere contatti, clienti ma soprattutto speranze e voglia di fare”.
“Il nostro sarà un menù di Capodanno come da tradizione, ovviamente rivisitato secondo la fantasia dello chef, con prodotti di qualità e principalmente del territorio. Non sono momenti facili, abbiamo creduto tanto nelle potenzialità della nostra città e questa battuta di arresto, la seconda per noi aquilani dopo quasi 12 anni, ha colpito duro senza guardare in faccia nessuno. Speriamo davvero che il nuovo anno possa essere uno spartiacque serio e che il Governo ci rimetta in condizioni di lavorare in sicurezza ma a pieno regime”.
“Ci accontentiamo, che dobbiamo fare? Aspettiamo tempi migliori e andiamo avanti: sappiate in ogni caso che dentro ogni piatto che prenderete per Capodanno c’è una storia d’amore, quella di noi ristoratori con la cucina”. Un Capodanno a misura di lockdown, questo il leit motiv che muove il menù proposto da Erika Gianfelice e Luca Totani, “partner in crime” e anima del ristorante Connubio su via San Bernardino.

“L’anno scorso c’era lo spettacolo burlesque, quest’anno nel silenzio di queste strade cerchiamo di venire a casa vostra – spiega Luca Totani al Capoluogo – sarà un menù ovviamente diverso rispetto a ciò che si sarebbe potuto fare in sala. Siamo contenti perchè le prenotazioni ci sono, certo non possono sostituire il lavoro normale ma la risposta c’è stata soprattutto dai clienti più affezionati sia per Natale che per il 31 che per l’1 gennaio a pranzo”.
Si lavora, certo, ma l’amarezza c’è. “È dal 13 ottobre che siamo chiusi, 3 mesi di inattività pesano e Capodanno non basta, anche emotivamente. Ancora non si sa nulla, non sappiamo quando potremo tornare a regime e comincia a essere una situazione pesante. Paghiamo noi ristoratori lo scotto di una pandemia, si continua a vedere gente in giro e noi scontiamo una pena troppo dura da digerire“.
“C’è tanta paura per il futuro… Andiamo incontro a febbraio, un periodo un po’ particolare, se vogliamo un po’ morto proprio per tutto il settore. La cassa integrazione ai ragazzi ancora non arriva, a noi si il fondo promesso dallo Stato è arrivato ma abbiamo avuto diverse spese e le tasse… Riusciremo a vedere la fine di questa situazione?”
Amareggiato, ma pronto per affrontare questo Capodanno, anche Omar Bologna titolare del locale Casa Bologna a Sant’Eusanio Forconese.

“Sarà un Capodanno con un menù fisso anche con le bevande a un prezzo ‘popolare’ con prodotti di primissima qualità del nostro territorio. Sarà un modo come un altro per non perdere i contatti e non farsi dimenticare”.
“Cominciano ad essere pesanti tutti questi mesi con le serrande abbassate, il problema non è solo la questione chiusura. Siamo in sofferenza da settembre inoltrato, ci avevano imposto delle restrizioni che ci hanno portato a rinunciare a tante cose con volumi di lavoro sempre più ridotti. Nonostante ciò ho cercato di mantenere la struttura al completo, soprattutto per quello che riguarda il discorso dipendenti, non abbiamo mai tagliato ore perchè non ci sembrava corretto, fino alla fine abbiamo cercato di rimanere insieme”.
“Dallo Stato non abbiamo ricevuto nulla, pur dovendo pagare una serie di scadenze che non sono state sospese, le ultime risalgono al 16 novembre e al 16 dicembre. A tutto ciò aggiungiamo mutui, utenze, affitti, migliaia di euro che non abbiamo di certo conservati nel pozzo. Speriamo che sia un Capodanno ‘spartiacque’, che ci dia un minimo di aspettativa per il futuro”.