L'aquila

Fontanelle aquilane dimenticate: tour tra piccoli pezzi di storia della città

Prima quella di via Fortebraccio, ora quella di Piazza Chiarino: tour fra le fontanelle aquilane scomparse e quelle abbandonate da tempo. Piccoli pezzi "simbolo" della città nell'intervista a Cesare Ianni.

Ogni città ha le sue fontane cittadine. A Roma le chiamano “nasoni”, i milanesi “draghi verdi”, a L’Aquila sono le fontanelle.

fontanelle l'aquila

Una canzone popolare abruzzese recita: “Tutte le fontanelle se so’ seccate”a L’Aquila, città delle 99 cannelle, le fontanelle non si sono seccate. Sono sempre state presenti.

Hanno dissetato cittadini e turisti, con quell’acqua fresca zampillante che ha sempre avuto il sapore di fonte alpestre. Alcune di queste fontanelle oggi sono scomparse, perse nei meandri della ricostruzione post sisma, oppure sono abbandonate, alla mercé di vandali e incivili, trasformate in porta bottiglie nelle serate della movida.

A puntare il riflettore sulle fontanelle mancanti nella ricostruzione post sisma e su quelle da preservare, “a futura memoria” è Cesare Ianni, avvocato aquilano e promotore del movimento “Jemo ‘Nnanzi”.

fontanelle l'aquila

Le fontane e fontanelle aquilane nel secolo scorso sono state una importante fonte di approvvigionamento per quanti non disponevano “di acqua corrente” in casa. Alcuni, nella prima metà del ‘900, non avevano ancora nemmeno il bagno e l’acqua potabile veniva portata nelle abitazioni in questo modo.

“Si usavano conche, catini – ricorda Cesare Ianni al Capoluogo – le nostre nonne, allora bambine, portavano questo peso prezioso sulla testa”.

fontanelle l'aquila

Le fontane, non dimentichamolo, avevano anche una forte valenza psicologica: lì, intorno a quell’acqua zampillante si intessevano storie, ci si incontrava, si amoreggiava di nascosto dai genitori”.

L’acquedotto non aveva ancora una rete così capillare da riuscire a servire tutte le abitazioni. Poi quando ogni casa ha avuto il proprio rubinetto, le fontanelle sono state piano piano decimate fino a sparire, nella maggior parte dei casi, dal paesaggio urbano.

Adesso, Cesare Ianni, in un tour fotografico e di ricordi, propone di preservare questi “cimeli”, dal momento che qualcuna di queste fontanelle nel tempo è anche andata perduta, come nel caso di quella posizionata a piazza Chiarino, di cui si sono perse le tracce almeno dal 2011.

fontanelle l'aquila

“Le fontane di via Fortebraccio e piazza Chiarino non ci sono più. Non sappiamo che fine abbiano fatto. Può darsi siano state spostate a suo tempo per i puntellamenti e magari sono ancora riposte in un magazzino. Queste non ci sono più, possiamo sicuramente fare qualcosa per quelle ancora esistenti, seppur abbandonate”.

Non dimentichiamo che stiamo parlando sempre di elementi di pregio dal punto di vista architettonico, sono ricordi di una città che ha subito dei forti mutamenti dopo il sisma del 2009 e “mapparle” adesso servirebbe a non dimenticarle.

“È passato il tempo in cui a ogni angolo di strada si potevano trovare quelle colonnine di ghisa da cui l’acqua zampillava in continuazione. Nelle grandi città se ne contavano a centinaia ed erano da mattina a sera un viavai di persone che si rifornivano d’acqua potabile da portare a casa”, ricorda Ianni.

fontanelle l'aquila

“Abbiamo deciso quindi – precisa Ianni – di fare una ‘mappatura’ delle nostre fontanelle in modo che vengano tutelate quelle esistenti. Alcune non hanno più acqua da almeno un decennio. Si tratta semplicemente di qualcosa di emotivo legato ai ricordi della città prima del sisma”.

Come nel caso della fontanella in piazza Santa Maria di Roio, “abbandonata e ricoperta di sanpietrini. Ci sono quelle di Piazza Regina Margherita, ricoperta di scritte, via Castello, ponte sant’Apollonia, piazza dell’Annunziata, piazzetta della Misericordia. Solo quella di via Castello è funzionante, le altre non hanno acqua e sono in uno stato di abbandono”.

fontanelle l'aquila

Per Ianni: “Non si tratta solo di memoria, questi sono arredi urbani storici risalenti al primo ‘900. In questa ricerca stanno uscendo delle foto di alcune fontanelle, come quella scomparsa in piazza Chiarino di quando stava addossata alla chiesa abbattuta negli anni ’40. Sono ricordi importanti che in qualche modo possono essere tramandati”.

Fontanelle da non dimenticare che hanno avuto il primato di portare l’acqua nelle case degli aquilani. “Quante cose potranno raccontarci se riusciremo a custodirle?”

L’idea di mappare fontane e fontanelle ha già trovato spazio a Roma, nel cui centro storico ce ne sono anche di antichissime.

Si tratta di una guida che invita a un giro “rinfrescante” attraverso le 200 fontanelle che si trovano nel centro storico della Capitale, anche se in città se ne contano 2.500. Basta andare in un punto di informazioni turistiche e richiedere la mappa, messa a disposizione dal Comune di Roma e dall’Acea, l’azienda fornitrice di luce e acqua nella Capitale.

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