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L’attore aquilano Brando Mahdloo nel film Ameluk su Amazon Prime

Mehdi Brando Mahdloo è l'attore, aquilano d'adozione, protagonista del film "Ameluk", disponibile su Amazon Prime. "Per noi attori la pandemia ha creato una voragine, speriamo di poter ripartire presto. Tutto il settore della recitazione è in difficoltà".

L’attore Mehdi Brando Mahdloo, aquilano di adozione, è il protagonista del film “Ameluk” di Mimmo Mancini, disponibile in questi giorni sulla piattaforma Amazon prime.

Sui social e nel mondo della recitazione Mehdi è più conosciuto come Brando, “Il mio secondo nome che mi calza a pennello come un abito di buona fattura”, spiega l’attore intervistato dal Capoluogo.

Il film “Ameluk”, uscito nelle sale nel 2015, è incentrato sul concetto di unificazione dei popoli, sull’uguaglianza e la tolleranza verso chi è considerato “diverso” magari solo perché straniero, con un importante messaggio soprattutto in un momento storico come questo.

La trama di “Ameluk” ruota  intorno al protagonista, Brando per l’appunto, che ha vestito i panni di un Gesù 2.0, trasportato nei tempi moderni e catapultato da Gerusalemme a Mariotto, un piccolo paesino della Puglia

Un film che ha riscontrato un grosso favore di pubblico e di critica tanto da essere stato in gara ai David di Donatello nel 2015.

Il protagonista, Mehdi Brando Mahdloo, 34 anni, nato a Roma, vive all’Aquila da tempo, trasferito in città per studiare Ingegneria informatica prima e Scienze della comunicazione poi, lasciata a un passo dalla laurea, per seguire e realizzare la carriera di attore di cinema e teatro.

brando mehdi

Brando non è solo attore, ma anche dedito al volontariato, “Mi piace sentirmi utile per questo, da anni sono volontario della Croce rossa italiana”.

Nel 2009, durante il terremoto dell’Aquila aiutò nella gestione del campo di San Gregorio. “Questa città la sento dentro di me, dopo tanto dolore, adesso finalmente sta tornando a splendere. Lo vedi quando cammini per i vicoli del centro storico e non puoi non fermarti a guardare quante meraviglie e quanti tesori siano presenti a ogni angolo, a ogni scorcio”. 

Brando viene da una lunghissima gavetta, iniziata nel 1998. Ha partecipato a tanti corsi di recitazione, soprattutto drammatica e workshop in Italia e all’estero. Non solo, ha frequentato anche l’accademia di arte drammatica Duse International a Roma con insegnanti del calibro di Francesca De Sapio.

Tra i corsi che lo hanno messo a contatto con diverse personalità del settore va ricordato quello con Kevin Spacey, con il quale ha partecipato ad un workshop in Inghilterra nel 2016, poco prima che Spacey fosse coinvolto nello scandalo successivo al suo coming out, e sulle accuse di presunte molestie all’attore Anthony Rapp, quando aveva 14 anni.

Con Francesca De Sapio ha studiato il metodo di recitazione “Stanislavskji-Strasberg”, riconosciuto anche dall’Actors studio di New York, la scuola di perfezionamento per attori più importante del mondo occidentale.

Strasberg – spiega Brando – fu il promotore di quella che gli attori conoscono come memoria emotiva, una funzione del cervello orientata al ricordo delle emozioni e delle reazioni conseguenti, dalla quale nasce la tecnica focalizzata più sulla modalità espressiva dell’emozione, che sul riconoscimento dello stato d’animo ad essa associato fondamentale sia sul set che sul palcoscenico di un teatro”.

Con la De Sapio ha imparato anche la “trasformazione”, ovvero quella tecnica che porta gli attori a immedesimi nei personaggi di volta in volta interpretati. Proprio In “Ameluk” Brando ha subito un camaleontico e sorprendente mutamento: dal ragazzo magro e capellone che tutti conoscono, è ingrassato per esigenze di scena di 10 kg, ha rasato i capelli, indossando una parrucca molto lunga e ha dovuto cambiare anche modo di parlare e di muoversi.

“Mesi di lavoro sul copione ma non solo, sono entrato letteralmente in quel personaggio facendolo mio, tanto da aver subito quasi un piccolo ‘trauma’ quando ho dovuto abbandonare i panni di scena”.

Il debutto che lo ha reso famoso risale al 2010, quando giovanissimo ha recitato in un ruolo comprimario (era il fratello di Farah ) nel film “Che bella giornata“, di Checco Zalone, pluri campione d’incassi.

Da lì le partecipazioni sono state molteplici, per la televisione recentemente su Canale 5, ha lavorato insieme a Marco Bocci e Peppino Mazzotta, nella seconda serie di “Solo”, fiction sulla ‘ndrangheta, in cui Brando interpreta il ruolo di un capo clan.

La pandemia, come per tutti i suoi colleghi, gli ha imposto un brusco stop, un’empasse che ha gettato tutto il comparto della recitazione e dello spettacolo in una crisi mai vista.

“Speriamo davvero che si esca da questo pantano. Il settore della recitazione ne sta uscendo con le ossa rotte. Siamo stati tacciati di essere quasi degli untori, quando, sappiamo tutti come sia facile rispettare le regole imposte dalla pandemia in un sala di cinema o in teatro”.

Veicolare cultura attraverso un’arte come quella del cinema o del teatro sarebbe stato fondamentale in questi mesi anche perchè, non dimentichiamo che da lavoro a centinaia di persone che ruotano intorno a qualunque tipo di produzione che sia teatrale o cinematografica”. 

“Teniamo presente anche che la cultura in un momento così buio può essere davvero uno spiraglio di luce anche a livello emotivo. Si, abbiamo i social che ci mantengono in contatto ma non basta: noi viviamo di contatto, di presenza, l’applauso è il giusto riconoscimento, che aiuta l’autostima dopo mesi di prove e sacrifici, prima ancora dell’obolo”. 

Social, che secondo Brando sono stati un utile strumento in questo periodo di lockdown.

“Bisogna saperli usare, mi rendo conto che per chi non ha vissuto quest’epoca siano difficili da accettare, ma proprio grazie ai social il nostro mestiere non è scomparso durante questo lungo periodo di ingiustificate chiusure”.

“Ci hanno consentito di comunicare e non perdere i contatti con chi ci segue e continuare, seppur in maniera ridotta, a lavorare e trasmettere la nostra arte”.

“Questi spettacoli in streaming che vanno avanti da mesi sono stati molto emozionanti sia per noi che per chi ci stava seguendo da casa. Grazie alla televisione, i canali a pagamento, e i dvd l’unico in tanti hanno avuto compagnia seppure nella solitudine della propria abitazione durante i mesi del lockdown. Il nostro non è un lavoro inutile eppure, tutto il comparto si trova a essere trattato come se fosse l’ultima ruota del carro”.

“Speriamo davvero di ripartire presto e che anche L’Aquila possa, attraverso la cultura ricominciare a vivere. Sono molto contento a riguardo che un amico e un artista di spessore come Giorgio Pasotti abbia deciso di accettare il ruolo di direttore artistico del Tsa. Sono sicuro che quando si potràtornare a teatro farà il possibile per portare grandi cose in città”.

E adesso, pandemia permettendo, Brando tornerà presto sugli schermi per un progetto targato Sky Atlantic, una serie tv di respiro internazionale ambientata nell’Antica Roma.

“Ho tanti progetti, anche fuori dal mondo dello spettacolo e che riguarderanno in qualche modo anche L’Aquila. Lo stop di questi mesi mi ha costretto a fermarmi un attimo e a riflettere, ma le idee ci sono e soprattutto mi piace che andranno a valorizzare un territorio, come questo che mi ha accolto sempre a braccia aperte come una mamma”.

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