L’Aquila vs Avezzano, Biondi rimanda al mittente le accuse di Di Pangrazio

13 gennaio 2021 | 21:12
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L’Aquila vs Avezzano, Biondi rimanda al mittente le accuse di Di Pangrazio

Una Grande Marsica senza L’Aquila, “chiusa dentro le sue mura”. Di Pangrazio attacca, Biondi replica: “Da tempo siamo abituati a guardare oltre la nostra splendida cinta muraria. Noi città territorio. I campanili sono anti-storici”.

Dura replica del sindaco Biondi, arrivata in serata, dopo le esternazioni del primo cittadino di Avezzano, nella seduta del consiglio comunale, tenutosi a castello Orsini.

“Riproporre nel 2021 il tema dei campanili, delle differenze territoriali quale motivo di divisione anziché di arricchimento, delle distinzioni legate ai luoghi di origine non solo è antistorico ma rappresenta una mentalità da cui, all’Aquila, ci siamo da tempo discostati”.

Aveva detto Di Pangrazio: “Non sono anti-aquilano, non lo sono mai stato. Ma L’Aquila è costruita dentro le mura e ciò porta a una mentalità che non li rende aperti nei confronti degli altri territori. Ecco perché il nostro obiettivo deve essere quello di creare un territorio delle aree interne, della Marsica – la Grande Marsica – che guardi alla Valle Peligna. Non vogliamo contrapporci all’Aquila e al grande sviluppo che ha avuto nel tempo e dopo il drammatico terremoto, ma vogliamo avere un nostro sviluppo”.

Parole che non sono passate inosservate. Così ha replicato, infatti, il sindaco del capoluogo, Pierluigi Biondi, in una nota.

“Ricordo all’amico Di Pangrazio che L’Aquila viene fondata nel tredicesimo secolo grazie alla volontà comune dei castelli del circondario: esperienze, sensibilità e appartenenze eterogenee che incontrandosi contribuirono alla nascita di una città che nel corso della storia ha avuto una rilevanza importante che non mi soffermerò qui a ricordare ed è stata al centro di scambi commerciali e contaminazioni culturali”.

Da tempo siamo abituati a guardare oltre la splendida cinta muraria che ci circonda, consapevoli di essere una città territorio che dialoga con municipi limitrofi o lontani solo geograficamente. Il portato che ci accomuna ci ha spinto ad allargare ulteriormente gli orizzonti, a individuare un momento di sintesi in grado di raccogliere esigenze e istanze non solo dell’Aquilano ma delle aree interne del Paese”.

“È questo lo spirito con cui nel 2019 è stata sottoscritta la Carta dell’Aquila, documento manifesto con cui i territori della cosiddetta Italia ‘in salita’ hanno posto sul tavolo l’esigenza non solo di operare un riequilibrio territoriale con le aree costiere e metropolitane, ma di farlo attraverso quelle che sono le rispettive e singole peculiarità attraverso il turismo, la formazione, la cultura e l’innovazione, puntando alla complementarietà e non alla contrapposizione”.

“In un’epoca in cui la globalizzazione e i colossi dell’economia mondiale guadagnano posizioni rispetto alle micro realtà del secolo scorso – ancor di più in questi tempi di pandemia – sono proprio queste ultime che sono chiamate a compiere un salto culturale per non rimanere indietro, tanto è vero che ormai sembra superato anche il modello storico di governance del territorio definito nella Costituzione e si parli di macro-regioni. Essere città territorio non è una medaglia da mostrare sul petto ma è la risposta per fornire risposte a sollecitazioni relative ai servizi pubblici essenziali e ai diritti principali dei cittadini: sanità, mobilità, istruzione”.

“Solo ieri Aldo Bonomi sul Sole24Ore ricordava che la forza delle città intermedie è da sempre nella coesione, intesa non solo come capacità di attutire le disuguaglianze sociali ma anche come forza di un tessuto sociale e culturale cresciuto e capace di co-progettare con la controparte pubblica processi di rigenerazione urbana” conclude il sindaco Biondi.