CULTURA E TRADIZIONI |
Copertina
/
Cultura
/
L'Aquila
/

Festa Sant’Antonio, il fuoco sacro e la benedizione degli animali

17 gennaio 2021 | 09:34
Share0
Festa Sant’Antonio, il fuoco sacro e la benedizione degli animali

Tra sacro e profano, ricorre la festa di Sant’Antonio Abate. Purtroppo la pandemia quest’anno renderà impossibile ripetere il rito dei fuochi, dei canti della tradizione, della benedizione collettiva degli animali

I ricordi di Luigina Salvi

Da bambina, andando in giro per le vie di un paesino dove trascorrevo le vacanze estive, avevo notato che sulle porte delle stalle delle mucche o delle pecore c’erano attaccate delle immagini di Sant’Antonio Abate.

Incuriosita, cercai di interrogare un anziano che gettava palate di letame fuori dalla stalla e mi spiegò che quel santo era il protettore degli animali e aveva accanto a se un “porco” per farlo capire a tutti. Mi raccontò poi che ogni anno, il 17 gennaio, tutti gli animali del paese venivano portati in piazza e venivano benedetti in nome di Sant’Antonio.

Ho avuto occasione nel corso degli anni di assistere a questa cerimonia: cavalli, asini, mucche, pecore, maiali, galline e conigli in gabbia, gatti e cani, tutti sulla piazza del paese, in una atmosfera di cacofonia e di caos, ma di allegria e familiarità, mentre il sacerdote, cercando di far sentire la sua voce, impartisce la benedizione.

La figura di Sant’Antonio Abate è molto popolare e nel mondo contadino viene considerato il protettore contro le malattie degli animali e degli uomini e appare un po’ strano analizzando la sua storia.

Antonio era nato a Coma, in Egitto, sulla riva sinistra del Nilo, da una famiglia agiata nell’ anno 250.

Quando i suoi genitori morirono, donò tutti i suoi averi ai poveri e si ritirò nel deserto e visse come un eremita, dedicandosi alla preghiera e alla penitenza. Spostatosi poi all’interno di una grotta, combatteva le tentazioni che gli apparivano come animali feroci,con un “porco” che lo assaliva e lo spaventava, sottoponendosi a digiuni e penitenze durissime che lo facevano trionfare sulle tentazioni.

Quando nel 311 si diffuse l’eresia ariana, Antonio si recò ad Alessandria per predicare e incontrare gli incerti e ricondurli all’ovile, ma poi si ritirò di nuovo in un eremo accanto al Mar Rosso dove continuò a combattere contro i suoi demoni e morì all’età di 105 anni, il 17 gennaio 355.

Sulla sua tomba fu costruita una chiesa e un monastero, ma le sue reliquie nel 635 furono portate a Costantinopoli e infine ad Arles, in Francia, tra il IX e il X sec.

Sant’Antonio Abate è invocato anche per scongiurare gli incendi e il suo nome è legato ad una forma di herpes, nota come “fuoco di Sant’Antonio” o fuoco sacro.