Economia

Abruzzo, il rilancio passa per la Via della Seta

Abruzzo, verso il futuro l'opportunità è solo una e si chiama Via della Seta. Un'occasione irripetibile: per entrare nel nuovo commercio mondiale sarà cruciale investire sui porti. 

Abruzzo, verso il futuro l’opportunità è solo una e si chiama Via della Seta. Un’irripetibile opportunità: per entrare nel nuovo ordine del commercio mondiale sarà cruciale investire sui porti.

Qual è l’opera pubblica essenziale per il rilancio economico duraturo dell’Abruzzo? Spesso il dibattito pubblico è affetto da miopia, i politici vedono soltanto il proprio orticello, senza comprendere che il piccolo Abruzzo non ha alcuna possibilità di incidere sui processi della globalizzazione e può solo approfittare delle opportunità in essere.

Se vogliamo inserirci nelle dinamiche geopolitiche vincenti e crescere, dobbiamo inserirci nella Via della Seta, un progetto di immani dimensioni che riguarda oltre 70 paesi e sposterà l’asse del commercio mondiale dall’area atlantica all’area asiatica. E per “entrare” nella Via della Seta la strada è una soltanto: investire sui nostri porti commerciali, soprattutto Ortona, e sulle infrastrutture ferroviarie/stradali di collegamento, sia lungo la direttrice adriatica sia tirrenica (da Civitavecchia verso l’Abruzzo).

Questa è la madre di tutte le opere, da fare subito. Gli investimenti già destinati alla portualità abruzzese, e segnatamente ai porti commerciali di Vasto ed Ortona, sono molto importanti perché, se realizzati, permetteranno di incrementare i traffici commerciali grazie al miglioramento dei canali logistici al servizio dell’export. Ma oltre a questo si tratta di investimenti che, se realizzati, assegneranno un ruolo diverso alla regione. Si tratta di infrastrutture essenziali per la generazione di economie esterne per tutte le attività produttive, per la diffusione dell’innovazione, per promuovere il ruolo dell’Abruzzo quale regione cerniera tra l’Ovest e l’Est europeo, tra il Vecchio Continente e l’Asia ruggente, per via delle nuove centralità assunte dal Mediterraneo e dal Far East nel commercio mondiale.

Dobbiamo tener conto del fatto che l’Unione Europea perderà progressivamente centralità, sia per il “disimpegno atlantico” degli USA, sia per la Brexit e sarà proprio l’Inghilterra, non più l’UE, il partner politico-commerciale privilegiato degli States. Le statistiche già segnalano il progressivo “restringimento” del mercato europeo ed anche l’export abruzzese mostra segnali di cedimento proprio nei confronti della Germania e dei tradizionali mercati continentali.

L’elemento nuovo e rilevante è l’irruzione della Cina in Europa con il progetto BRI (Belt and Road Initiative), banalizzato come Via della Seta, che vale da solo 1000MLD di dollari. Nulla sarà come prima.

Il progetto di infrastrutturazione BRI è una “strategia ombrello” che porterà ad una esponenziale espansione dei commerci da/verso l’Asia. Per ora l’Abruzzo è stato tagliato fuori da questo importantissimo corridoio di traffici internazionali, proprio a causa delle carenze infrastrutturali, ma il rapido attrezzaggio dei porti di Vasto ed Ortona e della logistica di supporto rimetterebbe la nostra regione in gioco. Ora occorre la giusta e forte iniziativa politica per riuscire ad approfittare del nuovo corso, perché di un nuovo ordine mondiale si tratta.

Ecco perché è urgente sbloccare i cantieri e realizzare le infrastrutture al servizio dell’export; le imprese abruzzesi potranno sensibilmente incrementare l’export verso i 70 paesi della Via della Seta, soprattutto per le filiere agroalimentare e farmaceutica. Se non si realizzano rapidamente le “Porte d’Oriente” , la regione diverrà un limbo, un territorio escluso dai grandi flussi di trasporto e di mero attraversamento, senza che l’economia locale possa beneficiare di alcun valore aggiunto conferito dalla funzione logistica.

Una regione dove la politica è matura non si perde in polemiche sterili e distruttive ma cerca, in primo luogo, di portare risorse in cascina, e poi lavora per spenderle rapidamente e bene, per fare l’Abruzzo regione centrale ed attrattiva nei futuri scenari del commercio mondiale. L’alternativa è il sicuro declino.

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