Strutture sportive

Covid, Piscine e palestre dimenticate: “Senza aiuti è la fine”

Piscine, piove sul bagnato. "Chiusi? Chi ha una piscina non può chiudere e basta, sarebbe un disastro per l'impianto". La crisi Covid ha investito anche le palestre: "Nel 2020 abbiamo lavorato 4 mesi. Quando si ripartirà?"

L’AQUILA – Nell’anno della salute prima di tutto, lo sport è venuto per ultimo. Una pratica messa forzatamente in pausa per quasi tutto il 2020, causa Covid. Si parla molto dei ristoratori, meno della crisi delle strutture sportive: piscine, palestre, centri sportivi. Qual è la situazione dopo un anno di stop?

Solo martedì 19 gennaio, a Torino, è andata in scena la protesta della categoria. Gestori e dipendenti di palestre e centri fitness si sono riversati a Piazza Castello coperti da lenzuoli. A voler simboleggiare i fantasmi di una crisi totale, ma sulla quale troppe poche volte si è accesa la luce. Il fatturato, stando alle rilevazioni del 2020, è crollato fino all’80%. Il Capoluogo ha analizzato la situazione nell’aquilano, dando voce a gestori di piscine e palestre tra L’Aquila e Avezzano. 

Piscine, piove sul bagnato: “Non andremo avanti a lungo se non saremo aiutati”

Qui L’AQUILA

La situazione è drammatica“, non usa mezzi termini Gianni Benevieri, consigliere regionale e gestore della Piscina comunale dell’Aquila da ormai 11 anni, con più di 40 dipendenti. “Si parla di piscine chiuse, ma è impreciso dire questo. Quando c’è stato il primo lockdown o quando è scattata la nuova chiusura dopo l’estate, noi gestori di piscine non potevamo semplicemente spegnere la luce e chiudere a chiave la porta. Non si può pensare di spegnere tutti gli impianti di una piscina, perché – così facendo – non si ripartirebbe. Ci sarebbero tutta una serie di problematiche da affrontare: dalla sofferenza dei motori, ai tubi che potrebbero danneggiarsi, fino ai pericoli di allagamenti. Chi ha una piscina non può chiudere e basta. Ecco perché sono otto mesi che resistiamo. Solo questo ci resta, resistere per non chiudere definitivamente”.

Da qualche settimana la piscina comunale ha riaperto per gli atleti agonistici. “Si pensi a cosa ha comportato tutto questo per noi. Tenere la piscina aperta per 30/40 ragazzi, mantenendo un’adeguata temperatura di riscaldamento e facendo ripartire gli impianti. Io ce la sto mettendo tutta, ma è davvero difficilissimo andare avanti così. Non ce la facciamo più: parlo a nome dell’intera categoria. I ristori sono stati chiacchiere, perché bisogna capire che spese sostiene una piscina prima di stabilire le misure a sostegno del comparto”.

Parlando, appunto, di costi per mantenere la piscina aperta, Gianni Benevieri spiega alla redazione. “La piscina comunale dell’Aquila, quando funziona a pieno, costa tra i 55 e i 60 mila euro al mese. Tra impianti, motori, bollette e così via. Questo qualcuno lo ha capito quando si è deciso di stabilire le quote previste per i ristori? Non solo non incassiamo nulla, ma ci ritroviamo a fare i conti e a fare grandi sacrifici per far sopravvivere la nostra attività. Io sono aquilano, quindi sarebbe un colpo al cuore prendere la drastica decisione di chiudere l’unica piscina funzionante in città, ma se non riceveremo sostegni sarà davvero un’impresa capire come poter andare avanti. Sto reggendo e sperando, eppure ogni giorno che passa perdo fiducia”.

Qui AVEZZANO

La Pinguino di Avezzano è tra le piscine toccate pesantemente dalle chiusure causa Covid. Ce ne ha parlato Daniela Sorge, presidente della Pinguino Nuoto. “Abbiamo subito effetti via via sempre peggiori, dalla prima chiusura all’ultima dello scorso autunno. Per la riapertura di giugno avevamo eseguito tutti gli adeguamenti previsti. – considerando che la struttura è comunque già moderna, essendo del 2006 – Un gran lavoro necessario per riaprire a norma e in sicurezza. Ma ciò si è tradotto in ulteriori spese a fronte di una drastica riduzione del numero di presenze ai nostri corsi. Per il nuoto libero, da 5/6 persone a corsia siamo passati a 2 persone a corsia. L’estate, nonostante tutte le difficoltà, è andata bene; ma ottobre è arrivato a darci una nuova mazzata. Una chiusura ancora più pesante arrivando dal precedente periodo negativo”.

Abbiamo ricevuto i ristori per il Dipartimento sport e non solo, ma certo il nostro fatturato – considerando che la vasca deve restare accesa, le pompe devono girare, non si può far rovinare le tubature – è penalizzato dal dispendio economico relativo a queste operazioni, fondamentali per la stessa manutenzione dell’impianto. I ristori, quindi, aiutano in minima parte, poi c’è da considerare che c’è un intero indotto che ruota intorno alla Pinguino. In totale siamo 32, tra sportivi, amministrativi e tecnici. Fortunatamente il Bonus per i collaboratori è stato un’autentica vittoria per il nostro mondo, ma gli aiuti non sono sufficienti. Una piscina ha costi fissi molto elevati: dalle utenze, alle forniture rimaste in sospeso“.

In vista di una riapertura futura, Daniela Sorge aggiunge: “Credo che si dovrà riaprire quando ci saranno tutte le condizioni necessarie affinché si possa lavorare in sicurezza. Nel mentre, però, chi ci aiuterà a coprire i mancati ricavi? Mi chiedo se saremo sostenuti; di certo non possiamo andare a chiedere credito alle Banche. Meritiamo chiarezza e rassicurazioni, mancate già in passato: quando ci era stato detto come adeguarci per riaprire e poi, all’improvviso, ci è stato detto che quanto fatto non era più sufficiente e che avremmo dovuto chiudere di nuovo“.

Intanto il nuoto (agonismo a parte) è fermo. E in pochi considerano il peso di questo sto forzato per piccoli e grandi, soprattutto per i bambini.”Se devo pensare a quanto peserà, mi permetto di dire che ha già pesato tantissimo su tutti i bambini. Lo vedo anche nei miei figli. Passare da una vita programmata, dal primo minuto in cui aprono gli occhi fino alla sera, al non fare nulla, a stare chiusi in casa, fare dad e allenamenti su Zoom, sta comportando tante conseguenze. Le prime si vedono nell‘introversione dei bambini. Sono spesso svogliati, annoiati, si sentono poco impegnati e spaesati di fronte alla realtà che conoscevano e alla quale erano abituati. Così tendono a chiudersi caratterialmente. Ricordiamo che lo sport è anche socialità“.

Non solo piscine, anche le palestre sono ferme: la situazione

Qui AVEZZANO

“Se le palestre sono frequentate da molta gente, vuol dire che fanno bene. Dispiace, quindi, vedere che se ne parla poco…nonostante nelle ultime settimane ci sia stata una maggiore attenzione da parte dei media sul nostro settore”. A parlare alla redazione del Capoluogo è Alessandro Lucarelli, conosciuto dai più come allenatore di calcio – attualmente in forza al Chieti – presidente dell’associazione Metrò Fitness Station, quindi gestore della Palestra Metrò di Avezzano.  

“Con i cinema e i teatri, palestre e piscine sono le strutture che hanno subito un periodo di chiusura maggiore. Si pensi che da marzo 2020 a marzo 2021 – considerando che quest’ultimo Dpcm sarà in vigore fino al 5 marzo – siamo stati chiusi 7 mesi in totale. Inoltre, c’è da considerare che abbiamo potuto lavorare nei mesi estivi, il periodo in cui si lavora meno, considerate anche le chiusure di Ferragosto. Poi è arrivato settembre, nuove incertezze e l’ondata dei contagi in aumento. Possiamo dire di aver lavorato bene solo a gennaio 2020″.

Con 21 collaboratori la Palestra Metrò risente, inevitabilmente, di una situazione non facile, “nonostante i ristori ricevuti. Ristori che, ovviamente, non hanno potuto coprire quanto perso in un anno di attività non volta. Nonostante tutto, io non sono tra i fautori di una riapertura immediata, anzi. Credo che bisognerà riaprire solo quando non ci sarà più tutta questa incertezza. Forse si potrà riaprire da settembre 2021: questa per noi sarebbe già una grande cosa. È necessario, però, ripartire quando la campagna vaccinale sarà stata pressoché conclusa. Riaprire la struttura – affrontando tutte le spese che ciò comporta – e poi avere una bassa frequenza perché c’è ancora il rischio di contagio e una generale paura diffusa, significherebbe peggiorare solo la situazione del comparto. Gli stop&go di certo non ci aiutano. Finché ci sarà paura, soffriremo. Ci vorrà almeno un anno e mezzo per ammortizzare questo periodo di chiusura. La speranza è che il Governo possa agevolare la frequenza delle palestre, magari con incentivi per detrarre una quota dell’iscrizione alle palestre e alle strutture sportive”.

Qui L’AQUILA

Sulla situazione delle palestre abbiamo ascoltato Antonio Cicolani, titolare della storica palestra Olympus a L’Aquila. “Siamo bloccati da mesi e abbiamo lavorato nei mesi in cui le palestre registrano l’afflusso minore, cioè l’estate. Ma il problema più grande è che nei mesi della riapertura siamo andati incontro a tutta una serie di restrizioni, che costano spese extra. Sanificazioni, presenza contingentate….poi vedo le file e gli assembramenti nei centro commerciali“.

La palestra Olympus conta 6 dipendenti. “La mia palestra ha sempre funzionato, fortunatamente. Ma anche io ho accusato il colpo. Non capisco perché non si riesce a trovare un equilibrio tra salute ed economia, senza danneggiare troppo queste attività economiche. Vedere palestre chiuse e supermercati e negozi pieni, senza troppi controlli, è una contraddizione che fa risultare ancor più pesante la situazione che stiamo vivendo. Pretendere una riapertura in sicurezza è chiedere troppo? Siamo stati i primi a fare gli interventi richiesti per poter riaprire a maggio, però non è servito. E siamo ancora chiusi. Il 2020 se n’è andato e in questo 2021 attendiamo ancora informazioni sul da farsi. È un’assoluta mancanza di rispetto verso la categoria”.

 

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