I polli artistici dell’aquilana Francesca Falli che hanno fatto il giro del mondo

24 gennaio 2021 | 11:59
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I polli artistici dell’aquilana Francesca Falli che hanno fatto il giro del mondo

“Specchio, specchio delle mie brame, chi è più pollo del reame?” L’arte ironica, digitale e in continuo mutamento dell’artista aquilana Francesca Falli.

Francesca Falli è un’artista aquilana ironica, raffinata, sempre in movimento. Dopo la brusca interruzione dovuta alla distruzione del laboratorio a causa del terremoto, l’arte digitale di Francesca Falli ha ricominciato a stupire, ricevendo numerosi e qualificati riconoscimenti in tutto il mondo. L’ultimo, in ordine di tempo:dalla fondazione Amedeo Modigliani

Protagonisti delle sue opere d’arte sono i polli, colorati in chiave new pop.

“Specchio, specchio delle mie brame, chi è più pollo del reame? La casa della vita ora, dove rifletto e mi rifletto. In compagnia dei miei polli, oggi rinchiusi, che domani andranno”, dice l’artista, intervistata dal Capoluogo.

Come nasce Francesca Falli come pittrice e quale è stato il percorso che l’ha portata al successo 

“Lavoro da sempre nel campo delle arti visive, fin da bambina avevo le idee chiare su ciò che avrei voluto fare da grande.
Alle scuole medie pensavo di essere simpatica alla mia professoressa di disegno e quando metteva 10 ai miei lavori credevo di non meritarlo”.

“Già dalle scuole medie sono stata indirizzata ad un percorso di studio artistico, sono interessata all’arte praticamente da sempre, dipingo da quando ero bambina, ma non mi sento ancora un’artista. Ho sempre lavorato parallelamente con la grafica e l’arte. Nelle sale stampa delle tipografie amavo l’odore dell’inchiostro tipografico quando vedevo nascere le mie creazioni grafiche ed amavo l’odore dei colori acrilici, delle colle e del bitume che fondevo quando creavo le mie pittosculture”.

“Il sisma che ha colpito la mia città mi ha spinto verso la creazione di una innovativa modalità di lavoro artistico in cui la pittura, la grafica e la comunicazione visiva si contaminano con le possibilità delle nuove tecniche digitali”.

La consuetudine ed il bisogno di manipolare quotidianamente i colori si sono, per così dire, dematerializzati, trasmigrando nelle infinite combinazioni di bytes del mio computer con la realizzazione di opere in cui sfrutto la mia esperienza di grafico pubblicitario. La contaminazione tra la grafica e la pittura si è fusa ed arricchita, ed è nato questo mio nuovo stile di collage digitale dove la grafica e la comunicazione visiva hanno un ruolo fondamentale nelle mie opere”.

Francesca Falli

Sappiamo che hai ereditato la passione per l’arte da tuo nonno: in che modo ha influito?

“Ho iniziato a dipingere sotto la guida del mio nonno materno che aveva un laboratorio d’arte e di cornici. Ero innamorata di Warhol, il suo atelier era frequentato da artisti famosi e l’atmosfera che respiravo in quel luogo mi affascinava, anche perché vi transitavano artisti affermati, collezionisti, appassionati d’arte”.

“Avevo le mie tele e i miei pennelli personali, il mio grembiulino, dipingevo insieme agli artisti che frequentavano il laboratorio. Ero rapita da questo ambiente e sognavo di diventare un’artista. Già da bambina amavo visitare mostre, ero incuriosita da tutti i generi artistici, ricordo che mi regalò la collana editoriale ‘I Maestri del colore’ che ancora conservo gelosamente”.

Come sei arrivata proprio ai polli? Quale tipo di scelta o simbolismo c’è dietro?

“Una notte ho sognato un politico della mia città seduto sulla poltrona del potere con le sembianze di un pollo, mi sono alzata di scatto dal letto e ho iniziato a disegnare questa idea. La mattina di buon’ora sono andata dal mio macellaio e ho chiesto un pollo da fotografare. All’inizio il macellaio era un po’ spaventato da questa mia richiesta, poi dopo avergli spiegato a cosa servisse la foto si è tranquillizzato. Da quel momento i polli hanno iniziato a tormentare i miei pensieri, sono stata pervasa da una specie di automatismo psichico”.

Francesca Falli

“L’automatismo psichico è un processo che trasferisce in modo automatico, senza la mediazione della ragione, le immagini che vivono nel nostro inconscio, libere dal controllo della mente”.

Il pollo, nella storia, si è prestato da secoli alla pittura, in tutte le sue forme. Fin dal 1600 viene rappresentato nelle opere d’arte.

Ne “La Cena di Emmaus” di Michelangelo Merisi “Il Caravaggio”, alla National Gallery di Londra, intorno al tavolo imbandito, Cristo risorto è immortalato nel gesto della benedizione del pane fra i due discepoli, Luca e Cleofa. E proprio sulla mensa al centro della composizione campeggia un pollo mentre un cesto di frutta è quasi in bilico sul tavolo; il pollo dorato e succulento ma con le estremità scarne, allude alla morte.

“Mi sono resa conto che il pollo, in generale, è un animale che fa ridere e ha tanti significati. È un termine polifenico. E’ simbolico e metaforico. È provocatorio perché è collegato ai contesti e alle composizioni più disparate che vanno da quelle che sono tipicamente pop a quelle sacre per dissacrarle”. 

“Cosa vuol dire l’espressione ‘Far ridere i polli? Il pollo è considerato un animale un po’ buffo e goffo, tanto è vero che proprio in riferimento a questo animale nascono anche altri modi di dire come ‘sei un pollo’, per intendere impedito, grullo. Pertanto, se addirittura un pollo si mette a ridere di una situazione, vuol dire che l’atteggiamento o le espressioni usate sono state davvero inadeguate. In Toscana con lo stesso significato, si dice anche ‘far ridere le telline’.

Polli e specchi per descrivere una realtà in continuo mutamento. Lo specchio, in un’epoca come la nostra in cui l’immagine ha avuto il sopravvento sull’essere, apparire invece di essere, cosa ne pensi?

“Amo Lo specchio perchè è senza io e non mente. Se arriva un fiore riflette un fiore, se arriva un uccello riflette un uccello. Mostra bello un oggetto bello, brutto un oggetto brutto. Rivela ogni cosa com’è. Non ha una mente discriminante, né coscienza di sé. Se arriva qualcosa lo specchio lo riflette; se scompare, lo specchio lo lascia scomparire… e non rimane alcuna traccia”.

Francesca Falli

Tornando ai polli colorati di Francesca, belli da vedere, ma meno buoni da mangiare, perché vengono dipinti insieme agli specchi?

“Attraverso lo specchio metto lo spettatore davanti a se stesso e allo stesso tempo mostro oggetti, elementi grafici, simboli, colori, frasi lasciate a metà e le figure stampate dei miei Polli producono volumi e riflessi che coinvolgono l’immagine stessa dell’osservatore”.

Un’artista, la Falli, che come tutti i suoi colleghi, ha subito uno stop a causa della pandemia. Pur rinchiusa in casa come tutti, è riuscita a trovare un proprio spazio “vitale”.

“Il Covid 19 sta condizionando le nostre esistenze, ma non mi sono mai arresa. Non ci si ferma perchè ci sono delle calamità, noi viviamo di pensiero non solo di atto creativo che si esaurisce con colori sulle tele. Il pensiero, le idee, la creatività vanno stimolate e non volevo fare lo stesso errore che feci nel periodo dopo sisma, quando persi il mio laboratorio, ossia fare l’errore di stare ferma senza portare avanti il mio lavoro artistico”.

I polli di Francesca sono usciti fuori regione, arrivando a essere esposti in tutta Italia e anche in Europa. Come si coniuga questo lavoro con una pandemia?

“Io lavoro con gallerie del Nord Italia, la zona più colpita dalla pandemia, e nonostante la chiusura forzata dei luoghi espositivi, i miei amici artisti ed io, i critici, gli organizzatori e i curatori di queste gallerie non ci siamo mai persi d’animo. Ci siamo consolati, supportati, spronati, ci siamo reinventati, abbiamo organizzato eventi online, conferenze, mostre virtuali, abbiamo lavorato stando insieme attraverso i video, abbiamo viaggiato con la mente, ci siamo incontrati attraverso videoconferenze e finalmente nel mese di luglio, con ingressi contingentati, queste gallerie hanno riaperto al pubblico”.

“Lavoro anche con un gallerista californiano, la sua organizzazione si è fermata per un anno, ma per fortuna non si è fermato il mondo del collezionismo americano”.

Cosa si prova a portare un po’ di L’Aquila in giro per il mondo attraverso la pittura, una delle forme d’arte più straordinarie?

“La gente, gli spettatori ricordano anche all’estero il terremoto e fanno domande ma preferisco non parlarne. È come se volessi sfruttare questo triste evento per far parlare di me e della mia arte”.

“Ci sono emozioni che ti fanno venire la pelle d’oca, anzi la pelle di pollo. Quando i miei Polli vengono premiati mi sento ricompensata di tutte le fatiche, di tutto il sonno perso per creare Pollage. Ho vinto tantissimi premi, ognuno di loro mi ha regalato un’emozione diversa. Ma le emozioni più grandi le ho vissute con la partecipazione alle grandi mostre, quando ho visto le mie opere esposte accanto alle opere del mio amato Andy Wharol, per me non è stato un arrivo ma l’inizio di una nuova partenza”.

Francesca Falli

Dopo i polli cosa farà Francesca Falli, pandemia permettendo? C’è qualche progetto artistico per il futuro?

“Il 2021 e il 2022 si preannunciano come anni pieni di impegni artistici, ma quello che chiedo al mio futuro è che io possa continuare ad avere sempre idee innovative”.

In conclusione, non poteva mancare un pensiero dell’artista, in cui il tema, è ovviamente il pollo.

“Io sono sempre nella mia casa, nel mio Pollaio.
Rifletto nello specchio, paura, speranza, vita.
Custodisco i miei Po(P)olli, li proteggo e li curo.
Io resto in casa, i miei Polli vivranno”.