Ricerca, il Gran Sasso come l’Artico: in corso test di strumentazioni per il Polo Nord

28 gennaio 2021 | 06:54
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Ricerca, il Gran Sasso come l’Artico: in corso test di strumentazioni per il Polo Nord

L’attività di ricerca dell’Università Sapienza di Roma in collaborazione con i Carabinieri forestali e il CAI: sul Gran Sasso per testare le strumentazioni per il Polo Nord.

Sul Gran Sasso come nell’Artico, ma a livello del mare. Questa sorta di “compatibilità climatica” è alla base dell’attività dell’Università Sapienza di Roma, che sul Gran Sasso sta portando avanti dei test per le strumentazioni da utilizzare nell’ambito delle ricerca nel Polo Nord.

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“L’obiettivo principale del lavoro – spiega il professor Vittorio Pasquali, ricercatore del dipartimento di Psicologia (sez. Neuroscienze) della Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università Sapienza di Roma – è testare le performance elettroniche del sistema sviluppato, prima fra tutte le batterie che soffrono particolarmente delle basse temperature e per le quali sono stati utilizzati degli accorgimenti tecnici ideati dalla Pegaso sas di Roma. La strumentazione verrà installata a Campo Pericoli. Una seconda strumentazione verrà a breve installata presso l’Osservatorio Astronomico d’Abruzzo: quest’ultima, in virtù della posizione e della visibilità ottica, sarà utilizzata per testare i sistemi di comunicazione radio. Tutti i test proseguiranno sino a primavera, successivamente tutte le strumentazioni verranno rimosse. Nel frattempo, sulla base dei test in corso, verranno assemblati gli strumenti diretti in Artico che in luglio troveranno la loro collocazione definitiva alle Isole Svalbard ed il cui buon funzionamento (che ci si augura perfetto) sarà dovuto anche ‘all’Artico italiano’… il Gran Sasso d’Italia e alle tante persone che vi hanno contribuito”.

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Gran Sasso, l’Artico italiano.

Ma come è stato possibile ritrovare un contesto tale da permettere questo tipo di test? “Il massiccio del Gran Sasso – spiega il dottor Pasquali – si distingue per condizioni meteo-climatiche molto particolari, in alcuni casi estreme, dovute alla particolare posizione geografica del massiccio stesso. Queste caratteristiche lo rendono un luogo idoneo per testare materiali, cercare soluzioni tecniche e apportare modifiche a strumentazioni che dovranno lavorare in ambienti polari per un lungo periodo. La zona interna dell’Abruzzo è caratterizzata da un clima continentale che presenta comunque diversi microclimi dovuti alla presenza di massicci montuosi (Gran Sasso, Majella e Velino-Sirente) ed altopiani (Cinque Miglia, delle Rocche e Campo Imperatore). Per la posizione centrale e per la sua esposizione, il massiccio del Gran Sasso, oltre ad essere uno spartiacque fra i due versanti dell’Appennino, influenza fortemente le perturbazioni che attraversano l’Italia centrale, contribuendo a creare zone caratterizzate da abbondanti precipitazioni piovose e nevose. Benché vi siano zone della regione dove le nevicate sono più abbondanti, il Gran Sasso si distingue da tutti gli altri massicci per il periodo particolarmente lungo di copertura nevosa che alle alte quote permane per molti mesi l’anno; non a caso vi si trova il più meridionale dei ghiacciai d’Europa, il Calderone. Un’altra caratteristica che contraddistingue il massiccio sono i venti, ancora una volta è il tipo di esposizione a condizionare questi fenomeni. I venti, costantemente presenti, sono spesso di forte intensità sino a picchi veramente estremi come nel gennaio del 2019 quando furono registrate raffiche di circa 250 km/h. Infine le temperature, benché la media annuale oscilli fra i -4°C ed i +12°C, nel corso dell’inverno si verificano fenomeni estremi che riguardano gli altopiani ed alcuni pianori in quota dove le temperature possono superare anche i -30°C”.

Per trovare condizioni simili ma al livello del mare, dobbiamo spostarci a Nord, sino in Artico: temperature medie comprese fra -12° e +4°C, copertura nevosa per 10 mesi l’anno, costante presenza di vento spesso intenso e con raffiche oltre i 130 km/h. Siamo a Ny-Alesund alle Isole Svalbard, un avamposto dove sono presenti le basi scientifiche di 11 nazioni”.

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Dal Gran Sasso al Polo Nord, missione “Dirigibile Italia”.

“Nell’avamposto citato, – sottolinea il dottor Pasquali – l’Italia è presente da oltre trent’anni con la base gestita dal CNR ‘Dirigibile Italia’, un luogo che per noi italiani assume anche una valenza storica per le vicende che riguardarono le esplorazioni polari compiute dal Generale Umberto Nobile ed il suo equipaggio e per la tragica vicenda del dirigibile “Italia” che nel 1928 precipitò sul pack durante il rientro dalla seconda missione al Polo Nord. Numerosi ricercatori provenienti da varie enti di ricerca ed università si alternano annualmente per svolgere studi nell’ambito della fisica dell’atmosfera, chimica ed inquinamento, cambiamenti climatici, idro-geologia, glaciologia, oceanografia, ecologia, psicobiologia”.

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Fra le università italiane, Sapienza Università di Roma è presente da molti anni con diversi gruppi di ricerca, uno di questi gruppi fa capo proprio al professor Vittorio Pasquali della Facoltà di Medicina e Psicologia che si occupa di biologia del comportamento ed adattamento animale agli ambienti estremi. In questi anni, per i suoi studi, si sono resi necessari dei monitoraggi degli ambienti acquatici in cui vivono degli invertebrati oggetto delle sue ricerche, monitoraggi a lungo termine di parametrici fisico-chimici effettuati con sistemi automatici. La prossima estate, nel corso della campagna artica 2021 del CNR, il Prof. Pasquali installerà dei nuovi sistemi di monitoraggio sviluppati insieme al collega, il professor Fabio Leccese e Marco Cagnetti del Dipartimento di Scienze dell’Università degli Studi “Roma Tre”, sistemi che, diversamente dai precedenti, dovranno operare in posizioni remote e saranno esposti al rigido clima artico. Queste tecnologie, insieme ad altre che saranno assemblate ad hoc, troveranno applicazione anche in un Progetto di Ricerca in Artico finanziato quest’anno dal MIUR tramite CNR, coordinato dal professor Edoardo Calizza ed in cui Sapienza Università di Roma è capofila: “Proprio per questa ragione – conclude il professor Pasquali – lo scorso autunno, con l’autorizzazione del Direttore dell’Ente Parco Gran Sasso e Monti della Laga e sotto la vigilanza e supervisione del Reparto Carabinieri Parco al comando del Ten. Col. Carlo Console, è stata avviata l’attività per installare uno degli apparati da collocare successivamente in Artico. Il luogo scelto per testare la strumentazione è la piana di Campo Pericoli che è stata ritenuta idonea proprio per le condizioni climatiche. Al fine di diminuire il più possibile l’impatto sul territorio, attuando le direttive ricevute dal Parco, è stato richiesto il supporto della sezione dell’Aquila del Club Alpino Italiano che ha assicurato la propria collaborazione mettendo a disposizione del progetto il Rifugio Garibaldi presso il quale è stato installato lo strumento: Sviluppato su un microcomputer Raspberry Pi (un computer a scheda singola dove tutto il sistema è contenuto in un chip) a cui sono stati collegati diversi tipi di sensori analogici e digitali per il controllo dello strumento e per il monitoraggio di parametri fisici ambientali, tutto il progetto del datalogger si basa su un approccio open source, sia per la parte hardware che software”.

Infatti, i professori Pasquali, Leccese e Cagnetti sono fortemente convinti che i ricercatori in generale debbano avere la libertà di controllare le loro tecnologie e credono nella condivisione della conoscenza e nello scambio aperto dei progetti.