Velino, dietro la macchina dei soccorsi: si gela, ma la solidarietà riscalda il cuore

Velino,27 gennaio, campo base di Forme di Massa D’Albe. È un mercoledì sereno, ma solo perché non ci sono nuvole. Si cercano quattro persone, sparite da domenica. Dietro la macchina dei soccorsi: il racconto
Ai piedi del Velino si gela. 27 gennaio, campo base di Forme di Massa D’Albe. È un mercoledì sereno, ma solo perché non ci sono nuvole. Si cercano quattro persone, sparite da domenica. Il caldo lo portano i soccorritori e i cittadini, insieme alla speranza.

Tè bollente, pasti caldi, pizza, anche il caffè al bar è offerto, dal sindaco Lucci. La protezione civile e la Pro Loco del posto sostengono i soccorritori e, al tempo stesso, i soccorritori sostengono le famiglie dei dispersi, trovando il tempo addirittura per i giornalisti in trincea. Anche noi con i nasi rossi e ghiacciati, nonostante le mascherine.

Dai locali di Avezzano arrivano pizza calda ogni giorno e bevande. Numerose le attività che hanno deciso di offrire cibo e bibite destinati a tutte le persone in campo per le ricerche.


Più che una macchina è una catena di soccorso, in cui ogni anello stringe l’altro. Ci si aggrappa tutti insieme, nessuno rimane fuori, uniti da una speranza che non si cristallizza, neanche quando la temperatura scende sotto lo zero.

Il Velino, vestito di bianco e imponente, si staglia davanti alle tende, ai mezzi delle forze impegnate nelle ricerche senza sosta di questi giorni. Soccorso Alpino e Speleologico, Vigili del fuoco, Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, Unità Cinofile, Esercito e 9 Reggimento Alpini L’Aquila, Protezione Civile, Carabinieri, Polizia… Un dispiegamento incredibile di soccorsi, arrivati da tutta Italia.


Arrivati a cercare Tonino Durante, Gian Mauro Frabotta, Gianmarco Degni e Valeria Mella.
Ci sono le unità speciali per le valanghe da Belluno, le unità cinofile da Moena. Salirà anche un battipista per provare a dare una svolta alle ricerche. Poco più in là, tra le tende e nei locali della Pro Loco, va in scena la solidarietà.



La vicinanza a chi, con gli occhi lucidi, aspetta di ricevere buone notizie. A chi compie la sua missione ogni giorno, salendo su un elicottero e scendendo in mezzo a un inferno di neve. A chi prova a raccontare un’emergenza di cui non avrebbe mai voluto scrivere.
“Posso andare a mangiare velocemente una cosa?”, ci chiede Fabio Manzocchi, Capo Stazione del Soccorso Alpino. E di fronte a chi è appena sceso da un elicottero e ha gli occhi stanchi ma pieni di speranza, non c’è lavoro che tenga. L’intervista si farà dopo. Perché i soccorritori sono di parola.
“Questa è per voi” e ti porgono un portafortuna, trovato in uno dei tantissimi mezzi dei soccorsi giunti per coadiuvare le attività di ricerca. Un portafortuna che vorresti, come per magia, far arrivare in quota. Lì a 1800 metri, dove si continua a cercare vita da giorni.

Non solo. Mentre si attendono di nuovo i soccorritori, c’è qualcuno che riempie la tua mano (quella con cui non tieni il microfono) di un tè caldo. Il più dolce che tu abbia mai bevuto.

Si potrebbero dire e scrivere tante cose, forse troppe ne sono state dette e raccontate, tra la concitazione di un dramma che sta tenendo con il fiato sospeso un territorio.
Perché ai piedi del Velino si gela, ma è impossibile perdere la speranza.