L'intervista

Crisi Governo, Biondi: serve un Sindaco d’Italia

Biondi sulla crisi di Governo. "Basta maggioranze risicate. L'Italia ha bisogno di un suo Sindaco e di una coalizione compatta, che rispecchi la volontà popolare".

“Non c’è bisogno di maggioranze risicate, serve un sindaco d’Italia. L’Aquila può essere il simbolo dell’intero paese”. Il sindaco Biondi sulla crisi di Governo.

L’intervista al sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, del quotidiano online Lab Parlamento. Punto 1, il voto. Sarebbe necessario?

“In una fase così complessa è necessario, più che mai, che l’Italia possa contare su un Governo forte, autorevole e duraturo. Un esecutivo in cui, soprattutto, le alleanze siano chiare sin da subito. Non so se la figura di Mario Draghi, per quanto di prestigio, potrà essere in grado di rimettere insieme i cocci di Pd, 5stelle, Iv e altre componenti del centrosinistra. L’ultimo Governo deciso dal voto popolare è stato quello guidato da Silvio Berlusconi, nel 2008. Da dicembre 2011 si è andati avanti appesi alle maggioranze parlamentari, legittime costituzionalmente parlando: ma ritengo sia doveroso superare tutto questo, andando a rivedere drasticamente l’attuale assetto costituzionale e normativo. L’Italia ha bisogno di un suo sindaco: un premier eletto direttamente, sostenuto da una coalizione ben definita, fin dal principio”.

Quindi Matteo Renzi. L’unico politico di razza nel centrosinistra, come sostenuto da alcuni?

Non bisogna confondere i politici di razza con quelli più furbi. Renzi, nell’attuale scenario, è uno dei politici più scaltri, ma è assolutamente inaffidabile. È riuscito a sperperare, in poco tempo, il suo 40,8% di consenso popolare, a causa del suo ego ipertrofico. Di certo non possiamo parlare di un campione della politica”.

L’incertezza politica inciderà sul Recovery Plan?

“In considerazione del momento di incertezze, c’è un bisogno assoluto di un governo solido, rappresentativo della volontà popolare. Il governo uscente è debole e su argomenti cruciali, come il Recovery Plan, è stato costretto a mediare, ponendo a rischio la capacità di generare investimenti di crescita e sviluppo. Diversi sono stati, infatti, i ripieghi, vari bonus che sicuramente non bastano”.

Il mancato riconoscimento di Capitale della Cultura potrebbe derivare da ragioni politiche?

“Ho fiducia nelle istituzioni, essendo io stesso uomo delle istituzioni. Ritengo che sia stata fatta una scelta che premiasse gli sforzi dei territori che cercano di recuperare il gap con le aree metropolitane. Detto questo ho già avuto modo di fare i miei complimenti a Procida per la vittoria e li ribadisco anche in questa sede”.

Come si può superare la crisi?

“Secondo uno studio dell’Agenzia nazionale della Coesione, per realizzare un’opera pubblica occorrono dai 5 ai 10 milioni di euro e circa 8 anni. Questo perché ci sono norme complesse, molto contraddittorie tra loro. Occorrerebbe rapidità di esecuzione. Questo è il metodo adottato a L’Aquila per la ricostruzione: con norme commissariali, in pochi mesi, è stata assicurata un’abitazione a oltre 15mila sfollati nel solo capoluogo. Nonostante questo, numerosi sono stati gli attacchi verso il modello di Protezione Civile di Bertolaso, eppure oggi, il Governo uscente, è stato costretto ad ammettere che occorrono poteri straordinari, come dimostrano le nomine di commissari effettuate. Perché calare la straordinarietà in qualcosa che dovrebbe essere ordinario?”.

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