Montagna

Da Moena al Velino: io e Yoghi, una storia di amicizia e coraggio

Christian Zanon e Yoghi, un'inedita coppia di poliziotti specializzata in ricerca e soccorso in valanga intervenuta anche sul Monte Velino. Una storia di amicizia e dedizione.

Christian Zanon e Yoghi, un’inedita coppia di poliziotti specializzata in ricerca e soccorso in valanga intervenuta anche sul Monte Velino.

“Quando sente il motore dell’elicottero che si avvia mi guarda ed è come se chiedesse ‘dobbiamo proprio?’, ma è solo un momento, poi saltiamo su e ogni incertezza scompare”. È normale, il suo elemento non è l’aria, è la neve. Farebbe volentieri a meno di quel tragitto aereo, d’altra parte è un poliziotto e lo sa, i sacrifici fanno parte del mestiere. Si chiama Yoghi e a raccontarci di lui è il suo conduttore, il vice sovrintendente Christian Zanon. Sono gli angeli della neve che arrivano dal cielo per scavare nelle profondità dell’inferno che inghiotte alpinisti ed escursionisti quando c’è una valanga. Arrivano dal Centro Addestramento Alpino della Polizia di Stato di Moena, diretto dal dottor Stefano Valeri, con una squadra cinofila che esiste dal 1982. Il Centro è l’unico in tutta Italia ad avere il brevetto per la ricerca e soccorso in valanga, per questo quando il dovere chiama, Christian e Yoghi vanno dove c’è bisogno, dalle montagne del nord a quelle abruzzesi, dove nei giorni scorsi sono stati impegnati per le ricerche dei 4 dispersi sul Monte Velino. Con loro, i colleghi delle Attività Alpinistiche, specializzati nei soccorsi in montagna, ancora sul posto.

Christian Zanon ha 45 anni ed è vice sovrintendente della Polizia di Stato, Yoghi ha 8 anni, 7 dei quali passati con il suo conduttore. La loro amicizia è nata sul posto di lavoro e non si sono più lasciati: “Me lo hanno affidato che aveva un anno; per i primi periodi i cani si lasciavano in caserma, ma poi abbiamo visto che stando con noi sempre erano più tranquilli, riposavano meglio la notte e lavoravano anche meglio. Quindi ho subito portato Yoghi a casa con me ed è stato molto felice anche di socializzare con i miei bambini, per i quali ormai è diventato un altro fratello”. Da allora, sono una coppia inseparabile.

Ma com’è avere uno ‘sbirro’ come Yoghi come collega? “È un’emozione difficile da descrivere, per me ormai è come un figlio, mi basta guardarlo negli occhi per capirlo e lo stesso lui con me. Siamo diventati tutt’uno. Un paio di volte a settimana ci dedichiamo all’addestramento, gli altri giorni agli allenamenti in montagna, in inverno anche con gli sci. In salita Yoghi sta dietro la traccia degli sci, ma in discesa ovviamente mi fermo ogni tanto ad aspettarlo per lasciarlo riposare anche per evitare eccessive sollecitazioni che possono dare problemi alle articolazioni”.

Allenamento e addestramento, quindi, finché non si mette in moto l’elicottero. ‘Dobbiamo proprio’, chiede Yoghi con lo sguardo, ma è una domanda retorica, solo per farsi coraggio e affrontare le nuvole del cielo, prima di buttarsi a capofitto nella ricerca. Ma se nell’addestramento è un gioco, nell’emergenza tutto cambia: “Si rende subito conto che non si tratta di un addestramento o di un allenamento, innanzitutto perché percepisce in me una certa adrenalina, poi ormai per lui l’avvicinamento dell’elicottero è un segnale inconfondibile”.

Una volta sulla neve, è una corsa contro il tempo per rispondere a quegli sguardi contrastanti, tra disperazione e speranza, di chi aspetta notizie. Purtroppo non sempre è possibile ritrovare in vita i dispersi, ma quando non è possibile ci sono comunque dei corpi da restituire alle lacrime di familiari e amici. Per fortuna, almeno a Yoghi, questo aspetto è risparmiato: “Quando trova una traccia e si mette a scavare, il suo lavoro è finito. Viene portato via, dopo esser stato premiato, e comincia il lavoro degli operatori”. Non saprà mai, perciò, l’esito di un intervento, se non dallo sguardo del suo conduttore.

Grande, naturalmente, è la gioia quando avviene il miracolo: “Nel 2016 a Pontives, in Val Gardena, è scattato l’allarme per una valanga che aveva travolto alcuni ragazzi tedeschi e dopo un’ora siamo riusciti a trovare un ragazzo, sotto due metri di neve, praticamente illeso. Era riuscito a farsi una bolla d’aria con lo zaino e siamo riusciti a recuperarlo”.

Negli anni, quindi, momenti di pause e di emergenze si sono alternati lungo il percorso di Christian e Yoghi. Il fedele collega a quattro zampe, però, è ormai vicino alla pensione: “A fine inverno lo mettiamo a riposo, anche lui ha diritto di godersi una meritata pensione”. Se non ci saranno altre emergenze, quella sul Velino potrebbe essere la sua ultima missione.

Questo però non interromperà il rapporto: “È prevista la possibilità che a fine carriera i cani vengano adottati, naturalmente previo esame dei richiedenti, ma il conduttore ha una sorta di precedenza rispetto alle altre richieste che possono pervenire. E naturalmente Yoghi resterà con me“.

Nessuna separazione, quindi, anzi… la famiglia si allarga: “Qualche giorno prima di partire per l’Abruzzo sono andato a prendere la nuova leva, una cucciola di pastore belga malinois di nome Maya. Anche lei è con la mia famiglia e ha già fatto amicizia con Yoghi, che sostanzialmente per lei rappresenta una sorta di ‘collega anziano’. Ovviamente è cucciola, gioca, mordicchia e fa qualche dispettuccio, ma Yoghi è molto paziente”.

Allora buona pensione a Yoghi, e buon lavoro a Maya e Christian!

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