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Draghi per forza, programma obbligato: vaccinazioni e sblocco economia

L'analisi dell'economista Piero Carducci sull'incarico di governo a Mario Draghi: programmi e priorità per ripartire.

L’analisi dell’economista Piero Carducci sull’incarico di governo a Mario Draghi: programmi e priorità per ripartire.

È strabiliante che ancora oggi molti parlino di elezioni. Andare subito al voto significherebbe ritardare la campagna vaccinale, esporsi per mesi alla spietatezza dei mercati finanziari, non riuscire a presentare nei termini il piano per il Recovery Fund, non fare nulla per la devastante crisi economica per i sei mesi liturgici elettorali. Insomma, follia pura. E discutere di Draghi sì o Draghi no, al punto in cui siamo, è come lamentarsi della qualità del cibo a bordo mentre l’aereo sta precipitando. Interessa poco discutere delle colpe e su come è andata questa bruttissima pagina della pur brutta politica italiana. È il sistema italiano ormai fallito ed incapace di riformarsi. Se affonda Draghi, dopo questa vergognosa prova di incapacità dei piccoli leader della nostra piccola politica, il sistema rovinerà ma purtroppo avrà ancora la forza di rovinare definitivamente il Paese.

E allora Mario Draghi per forza, non c’è alternativa. Il virus gode delle tattiche opportunistiche e dilatorie dei nostri politici, il virus ha bisogno di tempo per mutare e reinfettarci, e questo tempo non dobbiamo darglielo. È in atto una guerra tra il virus e l’umanità che si gioca tutta sulla velocità. Il Covid-19 sta mutando in Covid-X e poi Y, e l’unico modo per evitare le reinfezioni con varianti non coperte dal vaccino è arrivare al più presto all’immunità di gregge. La “priorità delle priorità” nel programma di Mario Draghi sarà l’accelerazione della campagna vaccinale. È stato folle aprire una crisi di governo nel corso della vaccinazione, ma ormai non si può fare altro che recuperare e per quanto possibile accelerare.

Draghi non è il salvatore della Patria. Nella sua lunga e prestigiosa carriera ha detto e fatto cose di buon senso, ed il suo attuale successo dipende, oltre che dalla indubbia professionalità, dal fatto che in questa gabbia di matti che è la politica italiana pure il buonsenso ormai è rivoluzionario. Oltre al vaccino presto e per tutti, da Draghi ci attendiamo una diversa politica economica. Draghi ha detto più volte che i vari parametri europei sono, con la loro rigidità che impedisce politiche anticicliche, un clamoroso errore, ha rilanciato le regole dell’economia keynesiana che possono aiutarci ad uscire dal fosso della virus-recessione, se però tradotte in coerenti politiche economiche.

L’Europa è il fanalino di coda della crescita mondiale perché il rispetto degli “zero-virgola” ha costretto a tagliare la spesa pubblica nelle infrastrutture, nella ricerca, nella formazione, nella sanità e negli altri impieghi produttivi. Se gli investimenti generano debito, ha detto Draghi, questo è “debito buono”, perché incrementa il prodotto nazionale, crea reddito ed occupazione. Cattivo è invece il debito improduttivo, quando le risorse vengono utilizzate per fini clientelari, finanziamenti a pioggia, regalie a consorterie familistiche ed amorali.

Sinora nessuno ha ascoltato Draghi. Se lo avessero fatto, gli investimenti in opere pubbliche sarebbero stati sbloccati come potente moltiplicatore del prodotto. Ma non si è fatto. Lo stesso dicasi per l’accelerazione della spesa sui fondi europei, dove in particolare l’Abruzzo occupa una posizione non esaltante causa inadeguata assistenza tecnica.

Non bisogna inventarsi nulla di strano, basta che Draghi faccia davvero quello che ha inutilmente predicato negli ultimi mesi. Battere il virus sul tempo, accelerare al massimo la buona spesa, dare un segnale forte di inversione di rotta, creare ricchezza e nuovi posti di lavoro con il Recovery, creare fiducia in un momento di accentuata difficoltà ed incertezza sulle prospettive future.

Draghi forse potrà farlo se i partiti e le lobbies lo lasceranno fare; abbiamo seri dubbi in proposito ma l’ottimismo ora è obbligo.

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