Appuntamento con la storia

La Linea Gustav e l’Abruzzo sulla BBC: con Adele Garzarella rivive la storia della Seconda Guerra Mondiale

La Linea Gustav Ortona - Cassino sulla BBC. La geologa militare abruzzese Adele Garzarella scelta per raccontare l'Abruzzo della seconda guerra mondiale sul canale inglese Yesterday Channel

La Linea Gustav sulla BBC. Il canale inglese Yesterday Channel ripercorre il perimetro storico – laziale e abruzzese – di uno dei più grandi sistemi difensivi mai costruiti. Da Cassino alla costa d’Abruzzo, alla scoperta della ‘Terra di Nessuno’ e delle fortificazioni volute dai tedeschi per respingere l’avanzata degli Alleati angloamericani. Un tuffo nella storia della Seconda Guerra Mondiale, accompagnato dalla geologa militare abruzzese Adele Garzarella.

“Il Führer chiede che ciascuno tenga la Linea Gustav fino all’estremo e fa assegnamento sulla più accanita difesa di ogni metro di terreno”. 

Un ordine che sembra quasi sentire riecheggiare, dall’eco della storia, ripercorrendo la terra, la polvere, le salite ripide e la sabbia da Cassino a Ortona, sulle orme dell’esercito tedesco che voleva sbarrare l’Italia agli Alleati. La Linea Gustav protagonista, con il nostro Abruzzo, di un episodio storico speciale, che andrà in onda su Yesterday Channel (canale tematico storico, simile al nostro Rai Storia ndr). In “WW2 from above“, questo il titolo del programma, si racconterà della Linea Gustav e di una pagina di storia militare d’Abruzzo spesso poco conosciuta. La puntata, da programmazione, sarà trasmessa il prossimo 22 febbraio.

Parlando di storia, sembra quasi un paradosso che Adele Garzarella – geologa e assegnista di ricerca all’Università D’Annunzio – sia stata contattata tramite la piattaforma LinkedIn. L’esperta di geologia militare ha raccontato com’è nata questa preziosa collaborazione alla redazione del Capoluogo.

“Nel 2019 ho preso parte a due congressi storici. In particolare, a Padova si è tenuto uno dei simposi più importanti nell’ambito dell’International Congress of Military Geology. In quest’occasione ho presentato un lavoro sulla geologia della Linea Gustav. Un primo lavoro, in realtà, non ancora pubblicato, ma di cui ho caricato l’abstract sul mio profilo LinkedIn. È grazie a questo progetto, trovato in rete, che la regia del format è giunta a me. La prima mail mi è stata inviata a febbraio 2020. Così sono stati avviati i primi contatti e si è proceduto all’organizzazione dell’intervista”.

Un’intervista registrata lo scorso settembre e ora prossima alla messa in onda. Al fianco di Adele Garzarella ha lavorato lo storico inglese Rob Deere, ex maggiore dell’Esercito inglese, attualmente parte della Gilda delle Guide dei Campi di Battaglia. Un’associazione che promuove la conoscenza dei luoghi storici della battaglie e organizza visite nei siti storici.

Abbiamo girato a Cassino, dopo numerose difficoltà organizzative dovute alla pandemia. Faccio ancora fatica a realizzare quanto accaduto: a questo progetto, infatti, hanno preso parte alcuni tra gli storici più prestigiosi del mondo. Poter partecipare per raccontare della Linea Gustav è stato un grande onore”, ci spiega Adele Garzarella, senza nascondere l’emozione.

Un percorso riprodotto in video anche con l’aiuto di riprese dall’alto, realizzate con i droni. A queste è seguita la ricostruzione in 3D del terreno che ospitava la Linea Gustav (operazione tutta italiana, realizzata da un gruppo di professionisti sardi ndr)

La Linea Gustav spiegata da Adele Garzarella

Cassino-Ortona: un asse strategico all’inizio e alla fine della penisola – andando da sinistra a destra – a solcare l’Appennino. Cassino e Ortona, appunto, ovvero gli storici capisaldi della Linea Gustav.

Proprio Cassino – con la sua Abbazia – e Ortona infatti sono le città in cui gli eserciti alleati hanno combattuto maggiormente.

“La Linea Gustav è stato uno dei migliori sistemi difensivi, ideato e strutturato dai tedeschi. Un sistema non casuale, ma studiato nei minimi dettagli, basato sulla morfologia del territorio. I tedeschi hanno sfruttato l’Appennino come avamposto principale, che aveva nella Maiella, passando per Roccaraso, le zone in cui erano sistemate le trincee. Poi dalla Maiella fino al mare erano i fiumi a fare da trincee naturali“.

Una linea difensiva costruita su quella che diventò, in quegli anni, la “Terra di Nessuno”. Da Gessopalena, passando per la Maiella, fino a Fara San Martino e Casoli, si venne a creare un fazzoletto di terra in cui “se un paese era in mano ai tedeschi, l’altro passava sotto il controllo degli inglesi e così via. Preciso, poi, che non si trattava di paesi disabitati, ma di campagne, fattorie… C’erano cittadini che non erano stati sfollati e che si ritrovarono da un giorno all’altro nel caos”.

Qui nacque la Linea Gustav.

Un sistema, tra l’altro, messo in campo in tempi record. “I tedeschi impiegarono poco più di un mese e mezzo per realizzare la Linea Gustav. Decisero di muoversi in questo modo e con questo sistema dall’ottobre del 1943 e riuscirono dopo soli 45 giorni a realizzare il loro progetto, coinvolgendo anche la popolazione locale, impiegata come manovalanza“.

Uno dei migliori sistemi difensivi soprattutto per l’efficacia dimostrata sul campo di battaglia. Quello che vide, dall’8 settembre 1943 – data in cui la resa dell’Italia agli alleati fu annunciata pubblicamente – la popolazione civile subire violenze, saccheggi e attacchi incessanti da parte degli eserciti. L’Italia era tra due fuochi, tra un Asse in cui restava la sola Germania a difendersi strenuamente e le forze Alleate (all’improvviso anche dell’Italia) risalire la penisola per liberarla dall’esercito tedesco. L‘Abruzzo? Non ne uscì affatto indenne. All’ombra dell’Appennino si consumarono tragedie umane di sangue, soprusi e ingiustizia, mentre i tedeschi fortificavano paesi ‘cancellati’, trasformati in basi militari per respingere i nemici.

Per capire l’efficacia della Linea Gustav basta anche solo un dato.

Dal loro arrivo sul Sangro, a novembre, gli alleati pensavano di poter raggiungere Roma per Natale. Il piano era il seguente: gli americani sarebbero risaliti dal lato tirrenico, giungendo a Cassino, mentre l’armata britannica sarebbe risalita dal lato adriatico, arrivando a Pescara. Poi entrambi i fronti avrebbero dovuto convergere su Roma, proprio intorno al Natale del ’43. Non avevano minimamente percepito che l’elemento naturale sarebbe stato il loro primo nemico. Iniziarono a capirlo vedendo che ci volle una settimana per passare il solo fiume Sangro. Arrivarono a Roma nel giugno del ’43“.

Questo è stata la Linea Gustav

Linea Gustav, l’inferno tra le montagne e i segreti degli eserciti

“Nel mio intervento, con la troupe di WW2 from above, siamo andati oltre la semplice storia. Ho raccontato le innumerevoli difficoltà incontrate da chi ha combattuto in mezzo alle montagne, sotto pioggia e neve, fornendo informazioni specifiche sull’esercito tedesco. Questo grazie a un’ampia documentazione che posseggo sul tema: cartografie dell’esercito tedesco, trattati di geologia militare trovati negli archivi. Perché non tutti lo sanno, ma negli anni del Regime c’era una vera e propria scuola di guerra. Materiale prezioso per la lettura del territorio italiano a scopo militare: utile a sapere, ad esempio, dove è più facile combattere”.

Domande alle quali fondamentalmente gli eserciti non avevano risposte precise. “Nell’intervista ho spiegato, tra le altre cose, che gli Alleati prima di combattere contro i tedeschi avevano dovuto scontrarsi con il Fiume Sangro, poiché l’ostacolo più duro era la natura d’Abruzzo. A fermare i carri armati c’era il fango prima di tutto“.

I tedeschi, tuttavia, avevano una marcia in più. “La cosiddetta Organizzazione Todt. Per far capire di cosa si tratta faccio un esempio: come se oggi mettessimo insieme Finmeccanica, Fincantieri e Protezione Civile. La grande organizzazione era in grado di occuparsi di tutto ciò che serviva in un teatro di guerra. C’era personale che costruiva ponti, strade, fortificazioni…Le trincee che sono sul Monte Porrara sono state costruite da questa organizzazione, formata da geografi, geologi, rifornitori di derrate alimentari, di munizioni. Una struttura assolutamente geniale, che faceva la differenza”.

Di contro al genio militare tedesco, c’erano forza, dignità e un sogno chiamato libertà. 

La svolta nella conoscenza della Geologia militare per Adele Garzarella è nata dall’incontro con un veterano polacco, il Professor Wojtek Narebski. “Lui mi ha raccontato tutta la storia del secondo Corpo d’Armata polacco. Quasi nessuno ricorda quale sia stata la loro importanza nelle economie del conflitto mondiale. Furono loro, dopo un’operazione rocambolesca, a riuscire a piantare la propria bandiera sull’Abbazia di Montecassino. Non gli inglesi, né gli americani. E lui, il professor Narebski, si innamorò della gente italiana. Tende sempre a fare dei parallelismi tra la dignità del popolo polacco e quella italiana. In particolare ebbe a che fare con la formazione della Brigata Maiella. Entrambi, i polacchi e i partigiani abruzzesi, erano accomunati da un obiettivo comune: combattere per la libertà. Ci sono tantissime storie nella storia. Storie di fratellanza e di umanità, che arrivano direttamente dal fronte. Chi combatteva lo faceva unicamente per riacquistare una libertà perduta”.

La storia di più armate e di una Guerra Mondiale in cui l’Italia è stata al centro degli equilibri delle maggiori potenze, al centro di un destino da riscrivere.

Punto geografico di passaggio obbligato e fondamentale ma ostile terra di conquista. Un ruolo che poi, però, l’Italia stessa sembra aver quasi dimenticato sui libri di storia.

Perché?

“L’Italia si è comportata diversamente dagli altri paesi che hanno vissuto la guerra. Pensiamo alla Francia. Già dal ’46-’47 fu emanata una legge di tutela dei siti storici. In Italia la storia è stata profondamente diversa. Noi – e parlo soprattutto dei paesi della Maiella e dell’Aventino – abbiamo vissuto la guerra per quasi otto mesi, tra il ’43 e il ’44. Ciò che ne è stato tramandato deriva dai racconti dei nostri nonni ed è un racconto assolutamente drammatico. Se qualcuno, nell’immediato dopoguerra, trovava un caschetto di un soldato tedesco preferiva utilizzarlo come vaso da notte e non consegnarlo ad un Museo. Perché la guerra e ogni cosa che la ricordava – quindi razzie, eccidi e ogni tipo di violenza – doveva essere annientata”.

Dalle pagine di storia dei nostri territori, invece, si potrebbe costruire tanto, per arrivare allo sviluppo di un turismo storico che, in Abruzzo, avrebbe tutte le possibilità di intrecciarsi alla peculiare bellezza paesaggistica della regione.

“L’Italia ad oggi è uno dei teatri di guerra meno visitati. Non ci sono percorsi strutturati e attrezzati, non ci sono i servizi minimi che ti portano a conoscere la storia del territorio in cui ti trovi. Tra i progetti che mi vedono coinvolta – continua Adele Garzarella – c’è l’installazione della cartellonista alla base della Maiella. Da qui si può iniziare a valorizzare i nostri siti, così importanti sotto il profilo storico-militare”.

Non come i Kolossal hollywoodiani. Non come la legge con cui la Francia ha difeso i suoi luoghi della storia. L’Italia e l’Abruzzo hanno scelto così. Lasciare il dolore alla storia e la storia al suo dolore.

Il presente, oggi, potrà portare ad un nuovo sviluppo e a una nuova Italia, che parta da una storia che fa della guerra solo un brutto ricordo. Historia magistra vitae.

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