Centri estetici aperti in zona rossa: la sentenza del Tar Lazio

18 febbraio 2021 | 10:59
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Centri estetici aperti in zona rossa: la sentenza del Tar Lazio

Centri estetici aperti in zona rossa: con la pronuncia del 16 febbraio del Tar Lazio si annulla quanto stabilito dall’ultimo Dpcm. Il ricorso verso la chiusura era stato presentato da Confestetica.

Fondamentalmente la sentenza di merito del Tar annulla il Dpcm in vigore nella parte in cui esclude gli estetisti dai servizi alla persona erogabili in zona rossa, la cui chiusura è stata disposta fin dal 3 novembre scorso, nelle aree in zona rossa.

I centri estetici, fiaccati dai mesi di chiusura del lockdown di marzo, avevano dovuto chiudere nuovamente a novembre.

Un comparto che, insieme a tanti altri settori, ha risentito moltissimo della crisi conseguente alla pandemia. Gli operatori dei centri estetici, da subito, per riaprire a maggio avevano adottato rigidi protocolli, sostenendo anche numerose spese, che consentissero di continuare la propria attività nella massima sicurezza, tenendo conto che spesso il rapporto tra cliente e operatore è di 1 a uno, quindi con tutta la possibilità di poter anche mantenere i distanziamenti.

La notizia è stata diffusa da Confestetica, che poche settimane fa aveva promosso il ricorso, dopo aver chiesto più volte invano spiegazioni via pec alla presidenza del Consiglio.

Confestetica aveva impugnato i DPCM del 3 novembre e del 3 dicembre 2020, e quello del 14 gennaio 2021, chiedendo ricorso al Tar.

Il Dpcm aveva disposto la chiusura per i centri estetici in zona rossa, mentre i parrucchieri potevano rimanere aperti.

È come dire che, in zona rossa, curare barba e capelli è più importante che curare sopracciglia, baffetti e peli di troppo.

A pensarla così è stata l’Avvocatura di Stato che, giustificando la chiusura dei centri estetici, aveva spiegato che “curare la barba corrisponde ad un bisogno ed esigenza di cura, anche igienica, ben più essenziale e irrinunciabile”.

Roberto Papa, segretario nazionale di Confestetica, aveva definito questa decisione del Dpcm come una “Discriminazione di genere. Le donne non hanno diritto alla loro igiene personale, gli uomini sì”.

“La presidenza del Consiglio (Conte 2), tramite l’Avvocatura dello Stato, non ha saputo giustificare l’arbitrio, l’eccesso di potere, la discriminazione, l’irrazionalità, l’illogicità e l’illegittimità dei Dpcm che hanno disposto la chiusura dei centri estetici sin dal 03/11/2020 nelle zone rosse senza alcuna motivazione”, spiega l’associazione Confestetica in una nota.

Secondo i giudici amministrativi i centri estetici, servizi alla persona al pari di barbieri e parrucchieri, non potevano essere chiusi dal Governo: “la discriminazione fra le attività dei parrucchieri/barbieri e dei centri estetici non risulta supportata da una base istruttoria o da evidenze scientifiche” scrivono.

Per questo, “la disposizione contenuta nell’art. 1, comma 10, lett. ii), deve essere annullata nella parte in cui, in combinato disposto con l’allegato n. 24, esclude gli estetisti dai servizi alla persona erogabili in zona rossa”.

SENTENZA TAR LAZIO PER IL SETTORE ESTESTICA IN ZONA ROSSA. LA POSIZIONE DI CONFESERCENTI ABRUZZO

Questa interpretazione della sentenza fornita dall’Ufficio Legislativo ed Affari Giuridici della Confesercenti Nazionale, è stata accolta con grande soddisfazione da Filiberto Figliolini, Presidente Nazionale degli Acconciatori di Confesercenti ed Arianna Pulsoni, Coordinatore Regionale del comparto estetico.

Per i dirigenti dell’Associazione, la sentenza ha reso giustizia al settore dell’estetica ed ha riconosciuto che non esisteva coerenza logica nella decisione, tra l’altro assunta dal Governo con il Dpcm del 3 novembre 2020, diversamente da quanto fatto in precedenza dal mese di marzo, di lasciare aperti i parrucchieri e chiusi i centri estetici.

La sentenza ribadisce che, i centri estetici sono luoghi sicuri, al pari delle attività di barbieri e parrucchieri, citando anche le linee guida stabilite da INAIL e dal CTS lo scorso 13 maggio, nelle quali si stabiliva che “l’estetista lavora in ambienti generalmente singoli e separati (cabine) e le prestazioni tipiche comprendono già misure di prevenzione del rischio da agenti biologici alle quali ci si deve attenere rigorosamente nello svolgimento della normale attività professionale”.

“Dal canto nostro – proseguono Figliolini e Pulsoni, responsabili per l’Abruzzo di Confesercenti Immagine e Benessere – abbiamo sempre ribadito, che i centri estetici sono sottoposti a protocolli di sicurezza scrupolosi che garantiscono la sicurezza di clienti e operatori e che mal giustificavano, secondo noi, la chiusura forzata”.

“L’accoglienza in centri e saloni sicuri è stata, fin dall’inizio della pandemia, alla base dello spirito del lavoro dei colleghi imprenditori e del rispetto verso clienti e collaboratori. Cogliamo l’occasione per ribadire la nostra vicinanza alla categoria, nel proseguo di quanto fatto in mesi, nei quali non è mai venuto meno il supporto dell’associazione, a tutti i livelli istituzionali, locale, regionale e nazionale, e la solidarietà dei colleghi degli altri settori”.