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Facciamo luce sui teatri: la protesta luminosa del mondo dello spettacolo

Facciamo luce sui teatri: nell'anno più buio per il mondo dello spettacolo, l'iniziativa promossa da Unita arriva anche a L'Aquila. "Un settore messo in ginocchio", l'intervista a Manuele Morgese del Teatro Zeta.

È sicuramente l’anno più buio per i teatri e per il mondo dello spettacolo in generale: tutto chiuso da mesi, palinsesti bloccati, per quella che è a tutti gli effetti una vera industria e veicolo di cultura e lavoro.

Facciamo luce sui teatri è l’iniziativa che si inserisce in questo contesto di crisi e di incertezze per il mondo dello spettacolo, promossa dall’Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo che ha invitato tutte le donne e gli uomini che dirigono i teatri italiani a illuminare e tenere aperti i propri edifici la sera del 22 febbraio dalle 19.30 alle 21.30, a un anno dalla prima chiusura dei sipari a causa della pandemia e delle restrizioni conseguenti.

(una foto presa da Instagram dell’Auditorium Parco della Musica illuminato)

“Proteggere e liberare le città dai danni provocati da un’epidemia – intimava Sofocle nel suo immortale Ediposignifica innanzitutto conoscere se stessi, prima che un’intera comunità si ammali di tristezza non riuscendo più a immaginare un futuro”.

Unita ha chiesto al nuovo Governo e a tutta la cittadinanza che si torni a parlare di Teatro e di spettacolo dal vivo con l’obiettivo di programmare una riapertura in sicurezza.

In tutta Italia si sono accese, anche solo per poco le luci, come testimoniano anche le tante storie e foto pubblicate su Instagram e su Facebook, accompagnate dall’hashtag #facciamolucesulteatro, tornando per una sera a incontrare quella parte essenziale e indispensabile di ogni spettacolo senza la quale il teatro semplicemente non è: il pubblico.

Garantendo l’osservanza di tutte le norme, il collettivo ha invitato tutti i cittadini a testimoniare la propria vicinanza, con la propria presenza fisica.

“Vi aspettiamo davanti ad un teatro della vostra città o del vostro quartiere per lasciare la propria silenziosa testimonianza: una foto, un breve video, un messaggio. Aggiungete l’hashtag #facciamolucesulteatro, indicando città e nome del teatro, postate (stories o feed) e taggate @associazioneunita su Instagram. Noi condivideremo tutte le vostre testimonianze di amore per il teatro sulla nostra pagina, che diventerà il vostro contenitore di immagini e pensieri”.

Facciamo luce sui teatri: anche L’Aquila, con l’adesione del Cinema Teatro Zeta ha partecipato all’iniziativa

“Volevamo solo far capire che ci siamo, anche se il Teatro Zeta non è mai stato spento, un piccolo faro nella notte per far capire che esistiamo, in un momento storico in cui tutti sembrano essersi dimenticati dell’importanza di fare spettacolo”, spiega al Capoluogo il direttore del Teatro Zeta, Manuele Morgese.

Per il direttore, la cosa che ferisce di più, in questo momento, “È la mancanza di supporto da parte delle istituzioni. Il comparto dello spettacolo sta vivendo una crisi gravissima, al pari di tante altre attività produttive. Chi fa spettacolo rientra in quella che è una vera e propria industria, probabilmente questo dal Governo non è stato recepito siamo stati trattati come se fossimo residuali”. 

“Ci hanno fatto chiudere nonostante in un teatro sia possibile continuare a lavorare, in sicurezza e con tutte le cautele, con i dati a supporto di quello che diciamo da mesi: nelle nostre strutture non ci sono stati contagi,  e ci sono tutte condizioni per continuare a veicolare cultura”. 

“Ci sono colleghi che non lavorano da ormai un anno: non parlo solo degli attori, ma anche dei costumisti, i truccatori, i tecnici, gli elettricisti. Un comparto intero, composto da migliaia di persone, con famiglie alle spalle, che si sta adattando per andare avanti. I ristori arrivati sono stati davvero episodici e irrisori, che hanno aiutato semplicemente a tamponare“.

“I lavoratori dello spettacolo sono stati tra quelli che hanno maggiormente subito gli effetti devastanti della pandemia sul lavoro. Come direttore del teatro – chiarisce Morgese – da sempre ho scelto di non chiedere nè percepire nessun compenso, oggi sono un disoccupato anche io. Come struttura prendiamo un contributo annuale dal Comune di circa 3 mila euro a fronte di spese praticamente quotidiane e di un palinsesto bloccato da mesi senza sapere quando potremo ricominciare a lavorare”.

Qualcosa, è stato fatto durante la stagione estiva, semplicemente da tampone dopo le chiusure di marzo.

“Abbiamo fatto un miracolo: lavorando senza sosta e riuscendo a portare avanti alcuni spettacoli in programma ed eventi come i Cantieri dell’Immaginario. Contestualmente, anche adesso, vanno avanti gli spettacoli in streaming, ma non basta, nè da un punto di vista materiale, nè psicologico”. 

“Il comparto spettacolo arranca e in giro c’è l’indifferenza più assoluta: non se ne parla, come se fosse qualcosa da tenere nascosto. Il premier Draghi ha fatto una bella riflessione, speriamo che alle parole corrispondano i fatti, il ministro Franceschini ha detto che saremmo i primi in Europa a riaprire i teatri. Finalmente si torna a parlare del nostro settoredopo mesi di assoluto, ingiustificato e colposo silenzio”.

“Sono dell’opinione che va pianificata un’azione articolata e lungimirante per il futuro e per evitare disastrose conseguenze. Siamo consapevoli della necessità dei cittadini di tornare a godere delle bellezze che la nostra arte sa regalare.

 

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