La Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Regionale dell’Aquila è al collasso

23 febbraio 2021 | 06:57
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La Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Regionale dell’Aquila è al collasso

La Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Regionale dell’Aquila è ormai al collasso: professionalità andate via e mai sostituite, prestazioni quasi dimezzate in due anni.

Non basta la pandemia a colpire duramente la funzione sociale e le abitudini dei più giovani: ma all’Aquila, all’Ospedale Regionale, il reparto di riferimento per i più fragili, ossia quello della Neuropsichiatria Infantile, è ormai al collasso.

Abbiamo intervistato Chaled Milhem, rappresentante del Nursind, per capire meglio cosa stia accadendo nel reparto di Neuropsichiatria Infantile dell’Aquila e quale problema ci sia per quanto riguarda alcune figure professionali lasciate in disparte.

“Negli anni ’90 la Neuropsichiatria infantile era un reparto di eccellenza, situato a Collemaggio, aveva spazi e professionisti a volontà: ma purtroppo negli anni non ha avuto la giusta attenzione. I professionisti trasferiti o andati in pensione non sono mai stati sostituiti, non è mai stato fatto l’inserimento di professionisti presenti nei medesimi reparti delle altre province. I pochi dipendenti, i tirocinanti e collaboratori esterni fanno il possibile per dare le dovute prestazioni ai più fragili, ma con grande impegno e fatica vista la grande carenza del personale”

Ma parliamo di numeri: il totale delle prestazioni ambulatoriali nel 2018 è stato di 2123. Nel 2020 il totale delle prestazioni ambulatoriali è sceso in modo evidente a 1335

Per fare un paragone con la ASL di Pescara, nella Neuropsichiatria infantile sono assunti regolarmente 6 Neuropsichiatri infantili; 4 psicologi; 2 assistenti sociali; 5 infermieri; 3 logopedisti; 4 Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica.

Proprio il Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica, figura ormai consolidata in quasi tutti i dipartimenti di Salute Mentale, a L’Aquila, sede del Primo corso di laurea di questa categoria e culla della cultura storica della Psichiatria, trova vita difficile:nel reparto di Neuropsichiatria Infantile, infatti, non è mai entrata tale professionalità.

Continua Chaled Milhem: “Sia l’Università sia la ASL non stanno prendendo posizione.

Durante la pandemia le necessità delle famiglie con bambini fragili sono aumentate in maniera esponenziale, mentre le risorse del reparto sono diminuite, lasciando i più piccoli privi della necessaria assistenza. Ci sono delle figure professionali che vanno sostituite e rintegrate: negli anni i Dirigenti ne hanno fatto richiesta ma invano.

Ci chiediamo: come è possibile continuare a vedere il crollo di una sanità proprio in questo momento dove la salute mentale e il bisogno di supporto sono fondamentali? Com’è possibile che nessuno possa porre riparo ad una situazione così disastrosa ormai sotto gli occhi di tutti?”

Ci auguriamo che qualcuno inizi ad aiutare il personale nel proprio lavoro, fornendo maggiori risorse, per il bene della salute di tutti.