Pasqualino, papà coraggio: diventare padre ai tempi del Covid

Pasqualino, diventato papà quando è esplosa l’emergenza Covid. La sua Lucia ha spento la prima candelina il 17 marzo. “Il reparto era un via vai agitato, c’era tanta paura. Poi ho potuto stringere la mia bambina tra le braccia”
Si è fatta attendere ore e ore di travaglio la piccola Lucia, che ha spento la sua prima candelina solo due giorni fa, per la gioia di mamma Piera e papà Pasqualino, oggi festeggiato di casa. Già, perché Lucia è nata proprio alle porte della Festa del Papà, che cade ogni anno il 19 marzo. Quando, però, il 19 diventava un numero da temere, se abbinato alla parola Covid. Il mondo lo scopriva per la prima volta e “i telegiornali non parlavano d’altro”.
Non una nascita qualunque, allora. Un anno fa iniziava la battaglia contro il Covid. Soprattutto dentro gli ospedali, Reparti Maternità compresi.

Con il racconto di Pasqualino vogliamo fare gli auguri a tutti i neo papà dei difficili mesi segnati dall’epidemia e a tutti coloro che non hanno potuto assistere al momento irripetibile della nascita dei propri bambini.
“La mia bambina è nata quando il Covid era appena esploso. Mia moglie Piera è entrata in ospedale il 17 marzo all’una e mezza di notte. Ha iniziato il travaglio la mattina: è stato un parto lunghissimo, tutto intorno a noi era quasi surreale. In reparto c’era tensione, medici e infermieri non adottavano già quelle precauzioni poi diventate il rigido protocollo anti Covid. Ogni gesto poteva sembrare pericoloso, era difficile essere sereni. C’era una generale incertezza. Mi guardavo intorno e vedevo sguardi preoccupati e un via vai convulso”.

Pasqualino, originario di San Vincenzo Valle Roveto, vive a Pescara con sua moglie Piera, morinese, da qualche anno, per motivi lavorativi. Per la nascita di Lucia – la loro prima figlia – avevano scelto l’Ospedale Clinicizzato di Chieti. Lì la piccola è venuta alla luce, sciogliendo ansia e paure, all’improvviso.

“Nelle ore precedenti alla nascita, durante il lungo travaglio, c’era quasi isteria. Lucia è nata dopo le 18 e all’improvviso ogni timore è sparito. Io ho avuto la fortuna di assistere al parto, ancora si poteva. C’era, ovviamente, l’obbligo di indossare guanti e mascherina, ma il momento era complicato e non si trovavano facilmente molti DPI in vendita. Ricordo che mi sono trovato costretto a cercare una soluzione d’emergenza: non riuscendo a reperire una mascherina chirurgica ne ho realizzata una artigianale, utilizzando un panno”.
“Il personale medico intorno a noi era giustamente spaventato. Ancora non si sapeva molto del Covid 19, della pericolosità, di come scongiurare il contagio. Nonostante questo e a dispetto dell’atmosfera di tensione che si respirava, con noi sono stati tutti molto gentili e disponibili. E non era scontato in quella delicata situazione”.
Papà Pasqualino, mamma Piera e Lucia inaugurarono una nuova ala dell’ospedale di Chieti “cioè il nuovo pronto soccorso, riallestito per realizzare il percorso Covid e quello per pazienti non Covid“.
A differenza di tanti papà, quindi, Pasqualino ha potuto assistere ai primi attimi di vita della sua bambina, sostenendo la neo mamma Piera. È stato uno degli ultimi papà ad entrare in sala parto.
La gioia rimandata è stata quella dei nonni, rimasti a casa, quasi tutti, tra l’altro, residenti in provincia dell’Aquila. “Poteva andare solo una persona in reparto e quindi andavo soltanto io, che tuttavia potevo contare sull’aiuto a casa di mia suocera, da noi in quel periodo. È stato un aiuto prezioso, indispensabile nei primissimi momenti in cui arriva un bambino a cambiarti la vita. Nulla è più come prima. Il Covid ha sicuramente offuscato alcune emozioni, ma la nascita di Lucia è stato un momento che io e mia moglie non dimenticheremo mai”.
E probabilmente non sarà dimenticata neanche dal personale dell’ospedale di Chieti. In mezzo a tanto buio – in un ospedale ridisegnato e alle prese con una spaventosa battaglia – Lucia è arrivata a portare uno spiraglio di luce e di speranza. Perché la vita vince sempre.