Emergenza Covid 19, caos tra i comuni per le restrizioni da zona rossa. I rischi per chi vive in prossimità dei focolai.

La disciplina delle misure restrittive per quei comuni che una volta venivano classificati in “zona rossa” crea non pochi problemi applicativi, soprattutto dove ci sono centri con servizi vicini. Basti pensare alle scuole, o peggio alle scuole per l’infanzia dove i bambini frequentano senza Dpi, ai luoghi di lavoro dove convergono cittadini da diversi comuni, compresi quelli in zona rossa, autorizzati comunque a spostarsi.

Esatto: dalla zona rossa si può uscire per ragioni di lavoro e per andare a scuola.

Emblematico il caso delle scuole: un comune a zero contagi naturalmente mantiene aperte le scuole, che però vengono frequentate anche da alunni e/o personale dei comuni limitrofi, in cui magari la situazione epidemiologica è grave e sono previste misure restrittive da “zona rossa”.

In quel caso, paradossalmente ad essere maggiormente tutelati sono i servizi nei comuni in zona rossa che, con le misure restrittive previste, naturalmente restano chiusi finché la situazione epidemiologica si normalizza. I servizi nei comuni limitrofi senza restrizioni, restano invece aperti, ma raccolgono anche l’utenza della zona rossa.

Il rischio, così, è che i focolai si spostino dove le misure anti Covid 19 sono più leggere, partendo proprio dalle zone rosse.

È evidente, quindi, che le misure restrittive nel perimetro amministrativo di ogni singolo comune lasciano il tempo che trovano se, a distanza di pochi chilometri, in altri comuni le maglie sono più larghe. Le zone rosse localizzate dovrebbero essere quindi applicate su territori omogenei e non “con l’accetta”, in base ai meri confini amministrativi.