Emergenza coronavirus

Didattica in presenza, un tampone a settimana per tutti gli studenti

Piano per la riapertura delle scuole, si valuta l'ipotesi tampone a tutti gli studenti una volta a settimana. Intanto prosegono le vaccinazioni.

Piano per la riapertura delle scuole, si fa strada l’ipotesi tampone a tutti gli studenti una volta a settimana.

Tamponi per tutti gli studenti, grandi e piccini, il primo giorno di ripresa delle lezioni e poi a seguire, ogni settimana. È una delle ipotesi al vaglio del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e del consigliere Agostino Miozzo per il piano di riapertura scuole.

Tamponi rapidi per tutti, ogni settimana, il primo giorno di scuola: in caso di positività, scatta il tampone molecolare a tutta la classe.

“Con il decreto-legge Sostegni – ha spiegato il Ministro Bianchi Bianchi nel corso del Question time di ieri – abbiamo stanziato, come ricordato, le necessarie risorse – 150 milioni – per l’acquisto di ulteriori dispositivi di protezione e materiali per l’igiene individuale e degli ambienti, per la predisposizione di presidi medico – sanitari di supporto all’attività di somministrazione di test diagnostici alla popolazione scolastica e all’espletamento del contact tracing per il più efficace e tempestivo raccordo con i Dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie locali”.

L’idea è quella di creare una sorta di “bolla” composta da studenti e insegnanti e, di riflesso, allargata alle famiglie di origine: solo in questo modo e con un tracciamento fitto e continuo dei contatti si potrebbe tenere sotto controllo la situazione.

Ma dove verranno fatti i tamponi? Prima dell’ingresso a scuola e nei pressi dell’edificio scolastico. A quanto si apprende, infatti, i test rapidi potrebbero essere effettuati dai militari dell’esercito e dai volontari della Protezione Civile. 

L’organizzazione è comunque tutta da mettere nero su bianco e il tempo stringe, visto che è intenzione di tornare sui banchi il 7 aprile prossimo, dopo le vacanze di Pasqua

Vacanze Pasqua 2021, le date di chiusura della scuola

“Mentre stiamo vaccinando è bene cominciare a pianificare le aperture. Se la situazione epidemiologica lo consentirà la scuola aprirà in primis, anche nelle zone rosse”. Con queste parole il premier Mario Draghi, nelle comunicazioni al Senato in vista del Consiglio Ue, ha annunciato la volontà del governo di riaprire le scuole a partire da dopo Pasqua.

Intanto c’è da ultimare le vaccinazioni al personale scolastico: “La campagna vaccinale – ha assicurato Miozzo – sta andando avanti molto bene, contiamo di raggiungere la stragrande maggioranza del corpo docente e non docente subito dopo Pasqua”.

Rientro a scuola, studenti in classe.

Intanto domani l’Unione degli studenti in piazza da L’Aquila, Pescara e Lanciano con il movimento di Priorità alla scuola per chiedere alla Regione Abruzzo gli investimenti necessari al rientro in sicurezza nei prossimi mesi: “Mentre le scuole venivano aperte e chiuse a seconda della curva dei contagi, l’amministrazione regionale non ha saputo prendere scelte politiche decisive per garantire il diritto allo studio nella nostra regione. Servono investimenti strutturali sul sistema di trasporti per garantire il distanziamento e il collegamento tra i poli scolastici e le aree più periferiche del territorio”

“Dobbiamo ripensare il modo in cui si fa didattica, la dad ha messo in luce il fallimento dei metodi di apprendimento basati sulla didattica frontale e lo studio nozionistico, vogliamo una didattica inclusiva che favorisca lo sviluppo della coscienza critica”

DAD, Lattanzi: “Riaprite le scuole prima che sia troppo tardi”

“Pretendiamo interventi strutturali per quanto riguarda l’edilizia scolastica” continuano gli studenti: “l’ultimo rapporto di Legambiente ci consegna una situazione preoccupante affermando che 1 scuola su 3 nel nostro Paese ha bisogno di interventi di manutenzione urgente. Dal caro libri, ai costi dei trasporti, da una didattica respingente, al diritto alla connettività la Regione deve impegnarsi per garantire il diritto allo studio, soprattutto alla luce della crisi economica che il nostro paese sta attraversando. La legge regionale sul diritto allo studio in Abruzzo risale al 1974, chiediamo urgentemente che vengano aperti dei tavoli di lavoro con tutte le componenti sociali che attraversano i luoghi della formazione, per riscrivere una legge che vada incontro alle nuove esigenze del mondo della scuola e chiediamo che le istituzioni si prendano la responsabilità politica di finanziare il diritto allo studio”.

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