L'aquila

Crollo Casa dello Studente, 12 anni alla ricerca della verità

L'AQUILA - Dodici anni di processi alla ricerca della verità per il crollo della Casa dello studente: "Familiari vittime mai in cerca di giustizialismo".

L’AQUILA – Dodici anni di processi penali e civili alla ricerca della verità per il crollo della Casa dello studente. L’avvocato Wania Della Vigna: “Familiari vittime mai alla ricerca di giustizialismo”.

“In tutti questi anni di processi non c’è stato uno solo tra i familiari delle vittime del crollo della Casa dello Studente che si sia lasciato andare a forme di giustizialismo o sia stato alla ricerca di un capro espiatorio. Volevano solo sapere la verità, volevano sapere se quella tragedia è stata dovuta solo al terremoto o è stata la mano dell’uomo a causare tanto dolore”. Così l’avvocato Wania Della Vigna, al microfono del Capoluogo.it per ripercorrere il lungo iter giudiziario per il crollo della Casa dello Studente, nelle varie sedi, che in qualche modo ha risposto a quell’interrogativo. Condanne passate in giudicato, in tutt’e tre i gradi di giudizio, affermano che la colpa di quella tragedia ricade sull’uomo, che se avesse agito e operato correttamente, avrebbe potuto evitare tanto dolore che – a distanza di tanti anni – questa grave verità giudiziaria contribuisce a rendere ancora vivo.

“All’indomani del terremoto del 6 aprile 2009 – ricorda l’avvocato Della Vigna che difende alcuni famigliari delle vittime e sopravvisuti – la Procura dell’Aquila con il dottor Alfredo Rossini, che purtroppo venne poi a mancare, e con il dottor Fabio Picuti, aprì dei fascicoli di indagine, ponendo sotto sequestro gli edifici crollati, a partire dalla Casa dello Studente”. La stessa Procura diede quindi mandato a un pool di esperti per esaminare le caratteristiche costruttive degli edifici, insieme ai progetti. “Venne loro posto interrogativo: perché sono crollati? Per la forza del terremoto o responsabilità umana?”.

A maggio 2010 l’udienza preliminare di uno dei primi processi. Sotto la lente, proprio la Casa dello Studente, inizialmente proprietà dell’Angelini farmaceutica, poi passata all’Opera universitaria e quindi – per la legge sul Diritto allo Studio, alla Regione Abruzzo. Quel primo processo stabilì il nesso di causalità tra le attività dell’uomo e il crollo. Il Gup Giuseppe Grieco condannò con rito abbreviato le 4 persone coinvolte, 3 tecnici che si erano occupati della ristrutturazione della Casa dello Studente, e un dipendente Adsu che avrebbe dovuto procedere al controllo, riconoscendo che il terremoto fu solo una sollecitazione del crollo, non la causa.

A quel punto “come avvocato delle vittime, insieme ad altri colleghi, abbiamo chiamato in causa gli enti pubblici, in particolare Regione e Adsu, che avevano incaricato i tecnici di eseguire i lavori in un edificio che già presentava criticità strutturali e poi addirittura trasformato da abitazioni civili in studentato con relativo aumento di pesi che peggiorò la situazione sismica dell’edificio che poi, in occasione del terremoto, collassò. In sede di rito abbreviato, quindi, vennero fuori gli enti che rispondevano civilmente in caso di condanna degli imputati”.

La sentenza emessa in primo grado, venne poi confermata nel 2015 dalla Corte d’Appello dell’Aquila e successivamente anche dalla Cassazione: “C’è quindi una sentenza passata in giudicato che condanna 4 persone per i reati di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose plurime, disastro colposo e crollo di edificio”.

Crollo della Casa dello Studente, la vicenda di Michelone: “Non siamo morti in guerra, non saremmo venuti a morire a L’Aquila”.

Accanto alla vicenda penale, arrivata ormai in Cassazione, sono partite le azioni civilistiche: “Ho iniziato la causa contro la Regione Abruzzo e l’Adsu per i familiari di Hamade Hussein, conosciuto come Michelone, un ragazzo israeliano venuto in Italia a studiare medicina, che purtroppo quella notte era presente nella Casa dello Studente.  Prima della scossa delle 3.32 ricevette una telefonata da un amico, conterraneo ma di fede diversa, in quanto musulmano. In quella casa, infatti, i ragazzi pur provenendo da esperienze e luoghi diversi, pur con lingue e religioni differenti, vivevano come una grande famiglia, riconoscendosi come fratelli. Al telefono, dopo la seconda scossa, l’amico disse a Michelone: ‘Non siamo morti con la guerra a Gerusalemme, non saremmo venuti a morire a L’Aquila…”. Per Michelone e altri 7 ragazzi, però, purtroppo così fu.

“Oltre alla vicenda penale – sottolinea l’avvocato Della Vigna – nel 2018 è arrivata la prima sentenza del Tribunale civile dell’Aquila che ha riconosciuto la responsabilità civile di un ente quale Regione per morte degli 8 ragazzi e per i danni ai sopravvissuti. Per i familiari di Michelone è stato riconosciuto oltre 1 milione di euro in primo grado”.

L’Aquila 6 aprile 2009, come la guerra del Vietnam e il crollo delle Torri Gemelle.

“Stiamo procedendo con le altre cause, – aggiunge l’avvocato Della Vigna – e alcuni mesi fa una sentenza ha riconosciuto una sopravvissuta affetta da sindrome post traumatica da stress, studiata in America per i reduci del Vietnam e i sopravvissuti al crollo delle Torri Gemelle. Sto facendo altre cause civili, riguardano altri familiari, e sopravvissuti e siamo in attesa di altre sentenze, anche se la Regione non si arrende e impugna le sentenze in Corte d’Appello”.

Filone a parte, quello per la Commissione Grandi rischi conclusosi con l’assoluzione di tutti gli imputati, tranne dell’allora Vice Capo della Protezione civile, Bernardo De Bernardinis, finito nell’occhio del ciclone per le sue rassicurazioni prima dell’ultima scossa, “inducendo le persone ad abbandonare le dovute precauzioni”. “La vicenda penale è finita, ma abbiamo promosso cause civili contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri (che risponde per la Protezione civile) e lo stesso De Bernardis. A breve dovrebbe arrivare la sentenza per Ilaria Rambaldi, che morì insieme al fidanzato”.

Insomma, i procedimenti giudiziari continuano con il “merito alla magistratura” che l’avvocato Della Vigna tiene a sottolineare: “In tante tragedie italiane, soprattutto quando ci sono molte vittime, molte volte non si riescono a definire le questioni prima della prescrizione, invece quasi tutti i processi per i crolli sono stati portati a termine.”

Casa dello Studente, nessuna voglia di giustizialismo.

“Vivere a contatto con il dolore delle famiglie – conclude l’avvocato Della Vigna – è difficile, ogni udienza rinnova il dolore di coloro i quali hanno mandato i figli a studiare e li hanno visti tornare nelle bare. A volte è più semplice prendersela con questa ‘natura matrigna’ piuttosto che rendersi conto che queste morti potevano essere evitate. Non ho mai visto da parte di nessuno ansia di giustizialismo, di trovare un colpevole a tutti i costi. Volevano solo sapere se il terremoto da solo poteva provocare quei morti e sapere che invece c’erano altre responsabilità è stato ancora più duro, soprattutto se responsabilità civili sono anche delle istituzioni”.

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