Covid 19 e scuole

Liceo linguistico Cotugno ancora in dad: l’amarezza dei genitori

Il Liceo linguistico Cotugno è ancora in dad: questa volta non è colpa del Covid, ma di un guasto al riscaldamento. L'amarezza dei genitori dei ragazzi ancora in dad.

Il Liceo linguistico Cotugno resta in dad. E questa volta il Covid non c’entra nulla.

I ragazzi del Liceo linguistico Cotugno dopo due mesi di didattica a distanza, non possono tornare in classe perchè i termosifoni sono rotti.

Le temperature di questi giorni certamente fuori media non consentono tra l’altro di stare in classe al freddo. Nonostante un mese e più di didattica a distanza per via dell’emergenza, la scuola non è stata in grado di trovare una soluzione.

Nei giorni scorsi, prima della chiusura pasquale, si era ovviato al problema spostando negli altri Musp a disposizione chi ne aveva diritto.

Cotugno, il Linguistico ancora in dad: mancano i riscaldamenti

Purtroppo questa soluzione ora non sarà possibile in quanto rientrando tra i banchi le classi superiori al 50%, non ci saranno spazi a sufficienza.

Per questo, a tutela della salute pubblica, si è stati costretti a prolungare la dad per il Liceo linguistico.

Il guasto è stato rilevato intorno al 20 marzo scorso l’intervento da fare non è una semplice riparazione e potrà essere fatto solo a scuole chiuse. I ragazzi adesso potranno rientrare successivamente al 16 aprile, quando verranno spenti i termosifoni.

Si tratta solo dell’ultimo problema, in ordine cronologico, per una scuola, qual è il Cotugno, che negli anni si è guadagnata l’appellativo di “Liceo spezzatino”, a causa della dispersione degli studenti nei vari Musp messi a disposizione come locali scolastici.

Adesso, dopo tutte le problematiche che si sono dovute affrontare, questo ennesimo rinvio al rientro in classe ha irritato diversi genitori.

Il Capoluogo ha raccolto diverse testimonianze: per molti, oggi la vera necessità è riportare i ragazzi in presenza non solo per fini nozionistici, ma sociologici.

La sospensione delle attività scolastiche in presenza da un anno e più a questa parte non ha richiesto solo il ripensamento della didattica e la ridefinizione delle modalità di insegnamento e apprendimento a distanza, ma ha interrotto improvvisamente la partecipazione a un contesto socio-educativo fondamentale per i ragazzi, stravolgendo tutte le routine funzionali ai percorsi di crescita di ciascuno.

Parliamo di una fascia di età che va dai 14 ai 19 anni: un periodo della vita molto delicato, fatto di cambiamenti.

La didattica a distanza ha spersonalizzato la quotidianità, chiudendo gli studenti nelle loro stanze, davanti a un pc (per chi ha la fortuna di averlo) o a un cellulare con tutte le problematiche del caso: le connessioni che non vanno, la possibilità di fare i “furbetti”e trovare quindi tutti gli escamotage per non seguire.

“La situazione del Liceo Cotugno dimostra come venga preso sottogamba tutto ciò che riguarda gli aspetti sociologici legati alla scuola – dicono i genitori -. Dopo mesi di dad era fondamentale mettere in campo tutte le soluzioni possibili affinché i nostri ragazzi potessero tornare in classe“.

Ci sono ragazzi, del primo anno delle superiori, che praticamente non hanno ancora focalizzato i visi e i nomi dei loro compagni, visti praticamente sempre attraverso uno schermo.

Poi ci lamentiamo che stanno troppo attaccati a pc e smartphone – dice una mamma – quando noi adulti non siamo stati in grado di offrigli l’alternativa, almeno per quanto riguarda il sistema scuola”.

Per adesso la scuola è la loro unica possibilità per fare della sana socialità – continua un genitore – con palestre e luoghi di aggregazione chiusi, non hanno altro: erano contenti di tornare in classe anche per questo motivo. Dal 20 marzo a oggi nessuno si è preoccupato di cercare di risolvere in qualche modo il problema”.

Il rientro a scuola in presenza è uno dei temi più caldi e dibattuti prima di Pasqua anche dal governo nazionale. Tra gli impegni c’è proprio quello di “considerare prioritaria la riapertura delle attività in presenza nelle scuole anche rispetto ad altre attività essenziali, anche in considerazione del minore rischio di contagio e dell’importanza educativa dell’istituzione scolastica per l’intera comunità”.

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