Omicidio Barisciano, ricorso in Cassazione contro la misura cautelare

L’AQUILA – Le motivazioni del Riesame che ha respinto la richiesta di modifica della misura cautelare a carico del 25enne arrestato per l’omicidio di Barisciano. Arriva il ricorso in Cassazione.
Sono state depositate le motivazioni relative alla decisione del Tribunale del Riesame di confermare la misura cautelare in carcere per Gianmarco Paolucci, il 25enne dell’Aquila accusato dell’omicidio di Paolo D’Amico, a Barisciano. Con il deposito degli atti, la difesa del giovane, rappresentata dall’avvocato Mauro Ceci, ha presentato ricorso in Cassazione, che dovrebbe esprimersi nelle prossime settimane.
Omicidio Barisciano, le motivazioni del Riesame.
Il Tribunale del Riesame, quindi, non ha ritenuto di accogliere il ricorso della difesa del 25enne, che pure aveva posto molti dubbi sugli indizi a carico presenti nell’ordinanza di custodia cautelare, a partire dall’esito dell’esame autoptico che aveva stabilito che ad uccidere D’Amico era stato un destrimano, mentre l’imputato – come confermato da amici e conoscenti – ha sempre dichiarato di essere mancino e utilizzare la destra solo per alcune mansioni sul lavoro, essendo addetto di macelleria. Per il giudice del Riesame, quindi, il fatto che il giovane utilizzasse anche la destra per alcune mansioni lo renderebbe comunque “idoneo” a commettere il crimine.
Lo stesso Riesame, non ha ritenuto “elemento a favore” dell’imputato, nemmeno l’esame tossicologico, che ha accertato che il 25enne – almeno per i sei mesi per cui l’esame poteva accertarlo – non ha fatto uso di stupefacenti, né l’analisi dei conti correnti, che da cui non sono emersi versamenti e prelievi sospetti o non giustificati. Sia l’aspetto legato agli stupefacenti che quello relativo ai movimenti bancari, però, attengono al movente, individuato dagli inquirenti nell’ambito del consumo e spaccio di stupefacenti o per debiti non pagati. Il mancato riscontro sui moventi individuati, però, non ha influito sulla decisione del Riesame e anche per quello è stato deciso il ricorso in Cassazione.
Stesso esito per quanto riguarda la ricostruzione effettuata dagli inquirenti che, nell’ordinanza contestata, hanno identificato un’unica persona sul luogo del delitto, insieme alla vittima. La difesa, però, ha fatto rilevare la presenza di due impronte differenti, oltre a quelle dell’uomo assassinato, ma il Riesame ha considerato che pure nel caso ci fossero state altre due persone non si potrebbe comunque escludere la presenza del 25enne. L’ordinanza di custodia cautelare, però, era fondata sull’assunto che ci fosse un’unica persona nell’abitazione, attraverso anche ricostruzioni 3D e quindi anche questo aspetto finirà sotto la lente della Cassazione.

Proprio sulle impronte nei prossimi giorni si terrà un altro esame da parte dei RIS di Roma: attraverso indagini scientifiche alla presenza della difesa, i carabinieri dovranno stabilire se le scarpe sequestrate al giovane hanno l’esatta corrispondenza nell’impronta sulla scena del crimine. Sulle stesse scarpe, nelle precedenti investigazioni, non sono state trovate tracce di sangue, ma adesso – attraverso l’immersione in uno speciale inchiostro – si dovrà capire se alla corrispondenza generale della scarpa si potrà affiancare anche un’impronta con particolari identici nelle piccole lesioni e nelle forme dei tacchetti.