Cucina

Ristoranti all’aperto: la strina aquilana che preoccupa gli chef

Ristoranti verso la riapertura anche la sera. Cena all'aperto e "strina" aquilana: un binomio che lascia perplessi i titolari già stremati. "Noi vogliamo cucinare, non fare i meteorologi".

I ristoranti potranno riaprire a cena all’aperto, ma la ‘strina aquilana’ e le temperature decisamente invernali di questi giorni preoccupano, e non poco, i ristoratori aquilani.

ristoranti e freddo aquilano

Covid 19, dal 26 aprile ok a ristoranti e attività all’aperto

Una decisione del Governo che non piace moltissimo ai gestori e ai titolari dei ristoranti aquilani, per un motivo molto semplice: a L’Aquila fa freddo, praticamente quasi sempre. A L’Aquila sono 11 mesi di freddo e uno di fresco”.

Per molti ristoratori non c’è de sciogliere solo il nodo dehors e sperare nella clemenza del tempo. Per Luca Taralli, titolare del locale La Cartiera del Vetojo, uno dei tanti ristoranti in città adibito a cerimonie e chiuso da ottobre, è ancora tutto in forse: in sostanza Luca non sa quando potrà ricominciare a prendere le prenotazioni per feste e banchetti.

luca taralli

Il mio è un un locale votato da sempre alle cerimonie, proibite da ottobre 2020. Noi ristoratori che lavoriamo in questo comparto dobbiamo ancora avere l’ok per ripartire. La Cartiera non è un ristorante che fa menù alla carta, nè può fare asporto, per questo dobbiamo aspettare delle direttive ben precise che dovrebbero arrivare a giorni”, spiega Luca Taralli al Capoluogo.

Per quanto riguarda la possibilità di cenare all’aperto, Luca è assolutamente contrario. “La città non consente grossi margini in tal senso, i ristoranti non sono ‘tarati’ per questo e non sarebbe gustoso vivere un’esperienza culinaria al freddo”.

Da ristoratore l’attenzione va anche al personale: “un cameriere che deve fare dentro e fuori con il freddo non è fattibile: povera gente, dopo questo periodo e tutte le privazioni subite, perchè patire anche una situazione di disagio?”

Covid 19, da maggio ipotesi riaperture progressive

E se piove come la mettiamo? L’anno scorso ha fatto freddo fino a giugno inoltrato. Non abbiamo proprio il clima di Pantelleria e non siamo certo in condizioni di fare investimenti per acquistare verande riscaldate, funghi e quant’altro per rimodulare i nostri locali che sono già in sofferenza”.

Adesso sono veramente arrabbiato, il Governo pensa di farci un favore, quando si sa che il periodo in cui il gettito fiscale aumenta è quello estivo in cui la gente si muove e consuma di più e lo Stato incassa di più. A ottobre infatti ci hanno chiusi: sono cattivo o malfidato? Metteteti nei miei panni, noi davvero non ne possiamo più!”.

In ogni caso aspettiamo le direttive e vediamo cosa si stanno inventando”.

Dubbi e incertezze anche per Luca Totani, titolare del ristorante Connubio in centro storico. Luca dispone di una piccola corte interna che gli consentirebbe di far sedere massimo 14 persone con tutti i dovuti distanziamenti.

ristoranti luca totani

“Quando abbiamo aperto la corte, prima del Covid, è stato comunque un terno al lotto: a L’Aquila fa freddo, sembra quasi inutile ribadirlo, lo sappiamo tutti”, spiega Totani al Capoluogo.

Non solo. Il problema per Luca, anche se volesse fare un piccolo investimento per l’esterno, è che si trova all’interno di un palazzo storico e vincolato, su via San Bernardino. “Impensabile in questo contesto costruire anche solo una veranda o una tettoia, senza contare che è da pazzi pensare ad altri investimenti dopo mesi di sofferenze, aiuti all’osso e un asporto che sicuramente non ha tamponato minimamente tutte le spese sostenute in questo periodo”.

luca totani

In ogni caso speriamo che sia solo una decisione momentanea: per tornare a lavorare a regime ci servono gli spazi interni e l’abolizione del coprifuoco. Se faccio sedere la gente fuori e all’improvviso arriva la pioggia, che faccio? Li mando a casa o posso farli accomodare dentro? Praticamente noi ristoratori aquilani dobbiamo diventare meteorologi e studiare il tempo prima di capire se possiamo prendere prenotazioni per la cena!”.

“Stiamo cercando di studiare un’alternativa serale, in ogni caso il rebus da risolvere è il coprifuoco: se non verrà tolto, i clienti sono disposti a cenare prima? La gente lavora, studia, prima delle 20 non c’è la cultura di sedersi a cena. Che devo dire? Speriamo bene, siamo veramente allo stremo!”.

Un problema quello del freddo anche e soprattutto per i ristoranti dell’hinterland.

Ilse De Matteis, titolare dell’agriturismo La Villa a Stiffe non è tanto convinta di queste aperture serali all’aperto.

“Secondo me – dice – è l’ennesima trovata del Governo per tirare fino all’estate quando, speriamo, dovrebbero scendere naturalmente i contagi come accaduto l’anno scorso. Qui da noi in campagna è sempre fresco, umido in certe giornate, sicuramente non abbiamo le temperature per far sedere la gente fuori la sera a maggio, contando che a oggi ci serve ancora il maglione”.

La preoccupazione di Ilse, una volta che potrà riaprire, è anche in riferimento ai contagi.

ristoranti agriturismo la villa

“Nessuno del nostro settore è stato preso in considerazione per la campagna vaccini: che succede se un cameriere si positivizza perchè venuto a contatto con un cliente magari asintomatico? Noi, avendo le camere, siamo a contatto con i clienti quasi h24, la tutela di noi lavoratori con il pubblico dove sta? Ci hanno chiesto sacrifici, imposto chiusure e penalizzati negli aiuti. Adesso, ci fanno riaprire senza tutelarci un minimo”.

Altro problema, per i ristoranti fuori città, è legato al coprifuoco. “Se non lo tolgono noi rischiamo di non lavorare la sera, avendo una clientela che abbraccia tutto l’hinterland aquilano e che viene per mangiare tranquillamente e senza fretta. Non ci possono far lavorare con l’orologio in mano, veniamo da mesi di chiusure, senza poter fare l’asporto. Chiediamo solo tranquillità”.

Jones Bargoni

“In ogni caso sto riflettendo: se si tratta di una situazione solo temporanea, e continuerà a fare il classico fresco aquilano, magari apro a pranzo e la sera continuo con l’asporto in attesa di poter tornare a fare il servizio in sala. Noi ristoratori vogliamo solo lavorare, in tranquillità: conosciamo tutte le regole e per primi vogliamo che tutto sia in sicurezza e senza problemi”.

Joe Potato, il fast food che ha aperto su via Savini lo scorso settembre è pronto a ripartire. È stato fatto anche un piccolo investimento per un gazebo in modo da poter affrontare anche il servizio serale all’aperto.

joe potato

“Noi abbiamo sempre seguito tutte le regole – dicono Alessandro e Daniele Cantalini – anche se sappiamo che L’Aquila non consente in primavera di mangiare all’aperto. Speriamo che la situazione sia solo temporanea, dal momento che abbiamo 200 mq di locale da mantenere e con tutte le possibilità di far sedere le persone all’interno con tutte le accortezze e i protocolli del caso”.

Siamo a ricasco del tempo, è l’ennesima beffa!”, dicono i ragazzi della Trattoria Dei Gemelli che si trova dietro Piazza Duomo.

L’ennesima spada di Damocle per i ristoranti dopo un anno e passa di chiusure con un asporto che non è bastato a tamponare le spese e degli aiuti da parte dello Stato assolutamente ridicoli”.

Hanno paventato riaperture in zona gialla, ma in realtà è una chiusura rispetto a prima perché almeno a pranzo potevamo stare aperti con tutte le cautele e le attenzioni. Adesso, ci dicono che va bene a cena, ma fuori: come la mettiamo con la ‘piacevole’ brezza tipicamente aquilana?”

ristoranti trattoria i gemelli

“Noi abbiamo la possibilità di metterci fuori, sul vicolo di via Rosso Guelfaglione, con una fila di tavoli ma non di più perché bisogna lasciare 2 metri e mezzo per il passaggio alle auto dei residenti. Questo è quello che possiamo fare. Comprare funghi, gazebo e verande adesso è impensabile!”.

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