Cucina

Ristoranti all’aperto: la strina aquilana che preoccupa gli chef

Ristoranti verso la riapertura anche la sera. Cena all'aperto e "strina" aquilana: un binomio che lascia perplessi i titolari già stremati. "Noi vogliamo cucinare, non fare i meteorologi".

I ristoranti potranno riaprire a cena all’aperto, ma la ‘strina aquilana’ e le temperature decisamente invernali di questi giorni preoccupano, e non poco, i ristoratori aquilani.

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Una decisione del Governo che non piace moltissimo ai gestori e ai titolari dei ristoranti aquilani, per un motivo molto semplice: a L’Aquila fa freddo, praticamente quasi sempre. A L’Aquila sono 11 mesi di freddo e uno di fresco”.

Per molti ristoratori non c’è de sciogliere solo il nodo dehors e sperare nella clemenza del tempo. Per Luca Taralli, titolare del locale La Cartiera del Vetojo, uno dei tanti ristoranti in città adibito a cerimonie e chiuso da ottobre, è ancora tutto in forse: in sostanza Luca non sa quando potrà ricominciare a prendere le prenotazioni per feste e banchetti.

Il mio è un un locale votato da sempre alle cerimonie, proibite da ottobre 2020. Noi ristoratori che lavoriamo in questo comparto dobbiamo ancora avere l’ok per ripartire. La Cartiera non è un ristorante che fa menù alla carta, nè può fare asporto, per questo dobbiamo aspettare delle direttive ben precise che dovrebbero arrivare a giorni”, spiega Luca Taralli al Capoluogo.

Per quanto riguarda la possibilità di cenare all’aperto, Luca è assolutamente contrario. “La città non consente grossi margini in tal senso, i ristoranti non sono ‘tarati’ per questo e non sarebbe gustoso vivere un’esperienza culinaria al freddo”.

Da ristoratore l’attenzione va anche al personale: “un cameriere che deve fare dentro e fuori con il freddo non è fattibile: povera gente, dopo questo periodo e tutte le privazioni subite, perchè patire anche una situazione di disagio?”

Covid 19, da maggio ipotesi riaperture progressive

E se piove come la mettiamo? L’anno scorso ha fatto freddo fino a giugno inoltrato. Non abbiamo proprio il clima di Pantelleria e non siamo certo in condizioni di fare investimenti per acquistare verande riscaldate, funghi e quant’altro per rimodulare i nostri locali che sono già in sofferenza”.

Adesso sono veramente arrabbiato, il Governo pensa di farci un favore, quando si sa che il periodo in cui il gettito fiscale aumenta è quello estivo in cui la gente si muove e consuma di più e lo Stato incassa di più. A ottobre infatti ci hanno chiusi: sono cattivo o malfidato? Metteteti nei miei panni, noi davvero non ne possiamo più!”.

In ogni caso aspettiamo le direttive e vediamo cosa si stanno inventando”.

Dubbi e incertezze anche per Luca Totani, titolare del ristorante Connubio in centro storico. Luca dispone di una piccola corte interna che gli consentirebbe di far sedere massimo 14 persone con tutti i dovuti distanziamenti.

“Quando abbiamo aperto la corte, prima del Covid, è stato comunque un terno al lotto: a L’Aquila fa freddo, sembra quasi inutile ribadirlo, lo sappiamo tutti”, spiega Totani al Capoluogo.

Non solo. Il problema per Luca, anche se volesse fare un piccolo investimento per l’esterno, è che si trova all’interno di un palazzo storico e vincolato, su via San Bernardino. “Impensabile in questo contesto costruire anche solo una veranda o una tettoia, senza contare che è da pazzi pensare ad altri investimenti dopo mesi di sofferenze, aiuti all’osso e un asporto che sicuramente non ha tamponato minimamente tutte le spese sostenute in questo periodo”.

In ogni caso speriamo che sia solo una decisione momentanea: per tornare a lavorare a regime ci servono gli spazi interni e l’abolizione del coprifuoco. Se faccio sedere la gente fuori e all’improvviso arriva la pioggia, che faccio? Li mando a casa o posso farli accomodare dentro? Praticamente noi ristoratori aquilani dobbiamo diventare meteorologi e studiare il tempo prima di capire se possiamo prendere prenotazioni per la cena!”.

“Stiamo cercando di studiare un’alternativa serale, in ogni caso il rebus da risolvere è il coprifuoco: se non verrà tolto, i clienti sono disposti a cenare prima? La gente lavora, studia, prima delle 20 non c’è la cultura di sedersi a cena. Che devo dire? Speriamo bene, siamo veramente allo stremo!”.

Un problema quello del freddo anche e soprattutto per i ristoranti dell’hinterland.

Ilse De Matteis, titolare dell’agriturismo La Villa a Stiffe non è tanto convinta di queste aperture serali all’aperto.

“Secondo me – dice – è l’ennesima trovata del Governo per tirare fino all’estate quando, speriamo, dovrebbero scendere naturalmente i contagi come accaduto l’anno scorso. Qui da noi in campagna è sempre fresco, umido in certe giornate, sicuramente non abbiamo le temperature per far sedere la gente fuori la sera a maggio, contando che a oggi ci serve ancora il maglione”.

La preoccupazione di Ilse, una volta che potrà riaprire, è anche in riferimento ai contagi.

“Nessuno del nostro settore è stato preso in considerazione per la campagna vaccini: che succede se un cameriere si positivizza perchè venuto a contatto con un cliente magari asintomatico? Noi, avendo le camere, siamo a contatto con i clienti quasi h24, la tutela di noi lavoratori con il pubblico dove sta? Ci hanno chiesto sacrifici, imposto chiusure e penalizzati negli aiuti. Adesso, ci fanno riaprire senza tutelarci un minimo”.

Altro problema, per i ristoranti fuori città, è legato al coprifuoco. “Se non lo tolgono noi rischiamo di non lavorare la sera, avendo una clientela che abbraccia tutto l’hinterland aquilano e che viene per mangiare tranquillamente e senza fretta. Non ci possono far lavorare con l’orologio in mano, veniamo da mesi di chiusure, senza poter fare l’asporto. Chiediamo solo tranquillità”.

“In ogni caso sto riflettendo: se si tratta di una situazione solo temporanea, e continuerà a fare il classico fresco aquilano, magari apro a pranzo e la sera continuo con l’asporto in attesa di poter tornare a fare il servizio in sala. Noi ristoratori vogliamo solo lavorare, in tranquillità: conosciamo tutte le regole e per primi vogliamo che tutto sia in sicurezza e senza problemi”.

Joe Potato, il fast food che ha aperto su via Savini lo scorso settembre è pronto a ripartire. È stato fatto anche un piccolo investimento per un gazebo in modo da poter affrontare anche il servizio serale all’aperto.

“Noi abbiamo sempre seguito tutte le regole – dicono Alessandro e Daniele Cantalini – anche se sappiamo che L’Aquila non consente in primavera di mangiare all’aperto. Speriamo che la situazione sia solo temporanea, dal momento che abbiamo 200 mq di locale da mantenere e con tutte le possibilità di far sedere le persone all’interno con tutte le accortezze e i protocolli del caso”.

Siamo a ricasco del tempo, è l’ennesima beffa!”, dicono i ragazzi della Trattoria Dei Gemelli che si trova dietro Piazza Duomo.

L’ennesima spada di Damocle per i ristoranti dopo un anno e passa di chiusure con un asporto che non è bastato a tamponare le spese e degli aiuti da parte dello Stato assolutamente ridicoli”.

Hanno paventato riaperture in zona gialla, ma in realtà è una chiusura rispetto a prima perché almeno a pranzo potevamo stare aperti con tutte le cautele e le attenzioni. Adesso, ci dicono che va bene a cena, ma fuori: come la mettiamo con la ‘piacevole’ brezza tipicamente aquilana?”

“Noi abbiamo la possibilità di metterci fuori, sul vicolo di via Rosso Guelfaglione, con una fila di tavoli ma non di più perché bisogna lasciare 2 metri e mezzo per il passaggio alle auto dei residenti. Questo è quello che possiamo fare. Comprare funghi, gazebo e verande adesso è impensabile!”.

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