Quei tesori nascosti nelle nostre case, il CAI delle origini

20 aprile 2021 | 17:27
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Quei tesori nascosti nelle nostre case, il CAI delle origini

I tesori nascosti nelle nostre case,  uno scrigno di interessanti pubblicazioni. La scoperta di un importante cimelio.

Introdursi in una vecchia soffitta, in una cantina o in uno stanzino rappresenta sempre un’avventura. Normalmente, si apre la porta con molta cautela per non sollevare tanta polvere, oppure per prevenire improvvisi incontri con qualche animaluccio a cui stiamo togliendo la tranquillità e la riservatezza. Niente di tutto ciò, tranne un discreto strato di polvere che ricopre scatole, scatoloni e qualche panno steso per evitare che il tempo possa danneggiare gli oggetti sottostanti. La circostanza consiglia di munirsi di un paio di guanti, un cappellino, una camicia e un fazzoletto legato come una mascherina. Le prime scatole aperte, quelle più piccole, offrono ben poca cosa. Contengono oggetti di scarsa importanza, riescono appena a strappare un piccolo sorriso per particolari ricordi. Uno scatolone più grande attrae l’attenzione. È quello maggiormente impolverato. È necessario spostare alcuni oggetti per sollevare il coperchio, facendo attenzione per non rovesciarsi addosso la polvere. A forza di maneggiare e spostare, un vistoso strappo laterale aveva consentito alla polvere di entrarvi dentro. La prima vista non è stata consolante. Una serie di pagine e di fogli di libri di vario genere, alla rinfusa, dava l’idea di molto disordine. Non si leggeva nulla e non si distinguevano disegni. Nel tentativo di cercare una pagina più pulita, mi è capitato tra le mani  qualcosa di più consistente. La sollevai con delicatezza. Non distinguevo nulla. Soffiai e, pian piano, apparve disegnato un cerchio, con all’interno un albero, uno scudo, recante al centro una stella. Immediatamente pensai alla stella di Davide.

cai libro

L’arcano venne immediatamente risolto perché, continuando a soffiare, apparve una bella scritta “CLUB ALPINO ITALIANO – MDCCCLXIII – MDCDXIII”. A questa copertina erano ancora attaccati cinque o sei fogli, che andai immediatamente a consultare con particolare curiosità. Fui assalito da un pensiero emozionante che tenne sospeso il mio respiro per qualche attimo nel vedere la foto, a mezzo busto, di Quintino Sella “Fondatore del Club Alpino Italiano. Presidente dal 1876 al 1884”. L’emozione progressivamente cresceva nel leggere la terza pagina “L’opera del Club Alpino Italiano nel suo primo cinquantesimo 1863-1913 pubblicato per cura del Consiglio Direttivo”. Qui, finalmente sono riuscito a guardare, nell’interezza, il logo del CAI costituito da uno scudo, con al centro una stella, contornato da due piccozze. Una maestosa aquila, ad ali spiegate, sovrasta l’intero scudo. Bellissima e solenne la prefazione del Presidente CAI dell’epoca Lorenzo Camerano, specialmente quando dedica la pubblicazione ai Soci: “Vada questo libro ai vecchi e fedeli alpinisti e ricordi loro il giocondo periodo degli entusiasmi giovanili, lo gloriose soste sostenute e vinte e i compagni perduti”. La quarta pagina è dedicata a quattro Presidenti onorai del CAI, tutti di Casa Savoia. Nella quinta pagina, invece, sono riportate le foto dei primi sei Presidenti CAI dal 1863 al 1909. L’inizio dell’esposizione dei contenuti della pubblicazione appare quanto mai interessante, anche per lo stile della lingua italiana dell’epoca. “Era dunque costituito il CAI. Ma ben prima aveva attecchito la bella pianta dell’alpinismo. Perché l’anima italiana creata per stare in alto, essa stessa creatrice di vette, doveva drizzarsi alle cose eccelse su cui salivan gli sguardi di sua gente”. Poi, si distingueva e su leggeva poco.

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Raccolgo tutte le pagine, senza metterle in ordine. Non potevo perdere tempo prezioso. Mi sono rivolto a un amico specialista in materia, cercando di elargire qualche raccomandazione e consiglio in materia. Mi è stata fornita una sola risposta: “Ci penso io. Ti chiamo quando tutto si può iniziare a sistemare”. Dopo pochi giorni, preso dall’entusiasmo di saperne di più, sono tornato nel laboratorio e ho trovato tutte le pagine, pulite, disinfettate, disinfestate e ben stirate, sulle quali era stata cosparsa una polvere tipo talco per asciugarle bene e per non farle attaccare. Lo sguardo venne attratto immediatamente da una foto che recava la seguente scritta “Punta d’Intermesole (Gran Sasso) dalla C. D’0ro. Neg. A. Cassarini di Bologna”.  Una foto, come tutte le altre di una nitidezza assoluta, specialmente per quei tempi. Un’altra bella notizia che ho potuto, osservando l’elenco della costituzione delle sedi CAI, è rappresentata dal XVI posto occupato dalla Sezione aquilana, costituita nel 1884, primo Presidente di Sezio G. Lanino. Il volume, perfettamente ingessato e suturato per i molteplici strappi si presenta oggi in perfetta forma, pieno di interessanti e poco note notizie, organizzate sapientemente per settore e materia delle pratiche alpinistiche.

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Il nostro giornale, teso fin dall’inizio alla ricerca e valorizzazione di patrimoni culturali d’interesse generale, ha voluto dedicare, in anteprima, la notizia per consentire a tutti gli appassionati della montagna la conoscenza delle origini del glorioso Club Alpino Italiano.

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