Cronaca

Ricostruzione L’Aquila, Redde rationem: tutti assolti dopo 6 anni

Redde rationem: dopo 6 anni nessun colpevole. Tutti assolti nel processo per i puntellamenti e le mazzette del post sisma.

Redde rationem: il processo sui puntellamenti e le tangenti del post sisma si è concluso dopo 6 anni con l’assoluzione per tutti.

Si chiude con dieci assoluzioni il processo Redde rationem, nato dall’inchiesta che nel 2015 aveva fatto scattare una serie di arresti.

Le accuse andavano dalla corruzione, all’estorsione, tentata estorsione e truffa.

La sentenza emessa nel tardo pomeriggio di ieri dal collegio presieduto dal giudice Alessandra Ilari, giudici a latere Monica Croci e Tommaso Pistone.

Il pm Guido Cocco aveva chiesto, infatti, l’assoluzione a seguito di testimonianze non confermate in aula, in particolare da parte del grande accusatore Antonio Lupisella, e per l’assenza di ulteriori riscontri.

L’unica posizione rimasta in bilico era quella di Pierluigi Tancredi, ex assessore di centrodestra ed ex consigliere di opposizione all’epoca dei fatti. Nei suoi confronti l’accusa aveva chiesto la condanna a quattro anni e mezzo di reclusione per aver chiesto, e in un caso ottenuto, denaro da due imprese coinvolte nella messa in sicurezza degli edifici lesionati dal terremoto.

Anche per Tancredi è arrivata l’assoluzione perché “il fatto non sussiste”.

Come riporta Il Centro, per gli avvocati di Tancredi, Antonio Milo e Roberto Madama, non ci sono stati né l’estorsione né il tentativo di farsi consegnare il denaro per non rivelare ai magistrati fatti che avrebbero compromesso l’azienda teramana Edilcostruzioni di Maurizio e Andrea Polisini, già assolti con rito abbreviato.

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Anche l’accusa di corruzione, a detta della difesa, era infondata. Un po’ perché Tancredi era consigliere comunale e non si poteva ritenere pubblico ufficiale, ma soprattutto perché le imprese erano nella “white list” per l’affidamento diretto dei lavori e dunque non avevano bisogno di pagare tangenti.

Assolti anche Mauro Pellegrini e Giancarlo Di Persio, titolari della DiPe – rispettivamente assistiti da Massimo Carosi e Riccardo Lopardi con Monica Giovenco, l’ex cerimoniera del Comune Daniela Sibilla, l’imprenditrice Concetta Toscanelli, l’architetto Nicola Santoro (difeso da Stefano Rossi), e i tecnici Michele Giuliani (affiancato da Massimo Manieri), Roberto Scimia e Roberto Arduini.

Per Arduini, Scimia e Giuliani è caduta anche l’accusa di truffa relativa alla maggiorazione dei costi dei lavori nei cantieri.

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