Cultura

Le nuove stanze della poesia: Matteo Di Genova

Matteo Di Genova: il rapper aquilano vincitore del Poetry Slam nel 2017 è il protagonista di questa settimana della rubrica Le nuove stanze della poesia.

Il ritratto di Matteo Di Genova per l’appuntamento con la rubrica Le nuove stanze della poesia.

Parlare di Matteo di Genova in questa rubrica significa mettere l’accento sul particolare periodo che stiamo vivendo perché appunto Matteo di Genova ha dovuto, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia da Covid 19 , dare un arrivederci ai suoi ascoltatori e fans per calcare di nuovo il palcoscenico a tempi nuovi.

L’annuncio è di un arrivederci a presto sui palcoscenici che, tra l’altro, gli sono assolutamente congeniali, perché da rapper/ attore nei poetry slam e negli open mic d’Italia, ha dato e darà sicuramente il meglio di se stesso.

E l’appuntamento che lui stesso ha dato ai suoi amici e fans risulta oggi come un impegno e un auspicio. Periodicamente ha raccolto e montato in spettacoli a dir poco affascinanti; le sue composizione portate nei vari poetry slam e nelle singole occasioni di incontro a cui ha partecipato hanno sempre riscosso vivo interesse e proposto una visione del mondo che solo la poesia può aiutare a concepire.

E sono tante le sue performance, i suoi incontri, così che l’elenco sarebbe a dismisura. Voglio qui ricordare solo “Dixit” e “Versus” Dixit, quaranta repliche in tutta Italia.

Una voce abruzzese che ha percorso e percorrerà il nostro paese, che ha portato e che porterà performance variegate.

Come quelle di Versus un videogioco di lotta in cui l’unica arte marziale ammessa è la versificazione, e i campi di battaglia variano all’interno di tutti gli stili della slam poetry passando per il freestyle rap fino al suo antenato: l’ottava rima. Il joystick è nelle vostre mani, premete start e iniziare a giocare con la poesia!

Matteo Di Genova, aquilano, classe 1989. Gira dunque l’Italia come MC nei soundsystem jungle, hip hop e dance hall. Studia recitazione teatrale e lavora con diverse compagnie teatrali. Appassionato di spoken music, dub poetry e slam poetry, è il finalista abruzzese del campionato nazionale LIPS 2017, settimo nella classifica finale. Ad Aprile 2017 si aggiudica il primo premio nella sezione Poesia Orale del Poverarte Festival di Bolog

Come dicevamo è nato a L’Aquila e vive a Bologna. Finalista nazionale di poetry slam L.I.P.S. 2017 (singolo) e 2018 (a squadre), vincitore dei tornei “Poetronica”, “T.L.E.”, “Reginette Poetry Slam”. Ha vinto anche la sezione di poesia orale del festival “Poverarte” e il premio “A. Dubito” di poesia con musica. È uno dei poeti dello slam di ZeligTV.

Ricordiamo anche:”Diossido Di Cromo” spettacolo per percussioni e poesia performativa di e con Matteo Di Genova e Marco Crivelli prodotto in collaborazione con il Teatro Stabile D’Abruzzo e Spazio Rimediato. Lo spettacolo sul sito web dello stesso Matteo di Genova viene così descritto: “Agendo i suoi versi, abbattendo i fogli di carta, i leggii, le aste microfoniche, i pulpiti e tutte le altre sovrastrutture poste a barriera tra esso e la sua comunità, il poeta si ricolloca oggi nell’ambito dell’oralità di secondo grado e dei nuovi media, riappropriandosi di elementi ad esso finora sottratti: la voce, la scena, il corpo, il ritmo”.

E da questi quattro elementi naturali nasce l’alchimia che porta il percussionista Marco Crivelli e il poeta/performer Matteo Di Genova a vincere l’edizione 2017 del più importante premio di poesia con musica presente in Italia, dedicato al giovane poeta/rapper ed attivista politico Alberto “Dubito” Feltrin.

Il lavoro del duo aquilano è stato così descritto dal presidente onorario del premio, tra i massimi esponenti in Italia dell’oralità in poesia, Lello Voce: “…credo che la vittoria di Matteo Di Genova e Marco Crivelli sia pienamente meritata perché la loro performance è stata quella che ha rappresentato maggiormente e con maggiore efficacia la natura sostanzialmente ‘ritmica’ e sonora della poesia. La scelta di affidarsi alle percussioni e dunque di mettere allo scoperto il rapporto tra accenti musicali e poetici, tra ritmo dei versi e ritmo dei suoni, è stato assumersi un grande rischio, una scommessa pericolosa: avrebbe potuto funzionare solo se fosse stata perfetta. E lo è stata.”

Questo importante traguardo (accanto ad altri importanti traguardi di rilievo nazionale come la vittoria della sezione poesia orale del “Poverarte – festival di tutte le arti” e l’aver rappresentato l’Abruzzo durante le finali nazionali di poetry slam del 2017 per Di Genova, o la vittoria del premio Antonio Striano per Crivelli), costituisce il primo di una serie di livelli sui quali è stato impalcato il progetto “Diossido di Cromo”, debuttato a luglio 2018 all’interno della prestigiosa rassegna “I Cantieri dell’Immaginario” (L’Aquila).

Branchi di piccoli intellettuali colorati
ballano
davanti a muri di suono pastello giovane giovane
con vestiti che mi dicono cose urbane
da bambini.
E si stancano
e si siedono
e con i crani e con le proprie posizioni sociali
parlano dell’esercito di riserva del capitale,
mentre con le gambe
parlano di quel Dio che ancora non gli è sceso
nonostante tutto il materialismo dialettico
che si sono fumati
in un secolo e mezzo di carta stagnola
appena poco prima dell’ora di pranzo.
Intanto
ad un ritmo frammentato, frastagliato, con lo scheletro africano,
i muscoli di pianola neurale della Germania dell’est
e la pelle di futuro verde chiaro fluorescente
giallo trasparente e viola elettrico
io
sogno.

Sogno
branchi di piccoli intellettuali colorati
che ballano
davanti a muri di suono pastello giovane giovane
e non fanno cose da stronzi borghesi new age tipo prendersi per mano
non gliene fotte un cazzo di prendersi per mano
loro si stringono tra le mani le parole
e se le massaggiano
e ci si infilano le dita e la lingua dentro
e succhiano l’uno/a i
concetti che secerne l’altra/o e l’una/o i concetti che secerne
l’altro/a ma non si vengono solo in bocca
no
hanno tutti i corpi sporchi di significati altrui
di sensi altrui
e mentre uno entra in contraddizione da dietro
l’altra contribuisce alla discussione da davanti
e due si riflettono a vicenda guardando uno
che espone tutta la sua teoria in faccia ad un’altra
porca madonna
non si stancano mai
si scambiano continuamente
questi piccoli intellettuali
(pervertiti a questo punto), colorati
che in tutta questa ammucchiata organico-concettuale
trovano comunque il tempo di ballare
davanti a muri di suono pastello giovane giovane
e poi ci sei tu
che meravigliosamente vibri
e vibri allo stesso ritmo frammentato
frastagliato
con lo scheletro africano
i muscoli di pianola neurale della Germania dell’est
e la pelle di futuro
verde chiaro fluorescente
giallo trasparente
e viola elettrico
al quale vibro io.
E la cosa veramente estatica è che mi vibri proprio qua davanti
guardiamo nella stessa direzione
ci muoviamo allo stesso ritmo
e io posso cingerti la felpa larga morbida da piccola intellettuale colorata
mentre viaggio, ballando,
davanti a muri di suono pastello giovane giovane
e posso avvicinare il mio mento alla tua spalla
da piccola intellettuale colorata
mentre viaggio, ballando, davanti a muri di suono pastello giovane giovane
e questa volta non mi vergogno neanche di chiudere gli occhi
no
perché tu mi hai regalato
un paio di occhiali da sole con la montatura bianca bianca
che oltre a farmi più figo
(perché obiettivamente mi fanno più figo)
servono anche a nascondere il fatto che i miei occhi
stanno già giocando al gioco di sotto le coperte tra di loro
e non vogliono assolutamente essere disturbati,
da nessuno.
Perché loro stanno sognando
contemporaneamente
sia quello che potremmo essere
che quello che ci dimentichiamo di essere
e credetemi è difficilissimo sognare contemporaneamente
sia quello che potremmo essere
che quello che ci dimentichiamo di essere
soprattutto se si è solo un paio di occhi
che stanno giocando al gioco di sotto le coperte tra di loro
al riparo di quel paio di occhiali da sole con la montatura bianca bianca
che mi hai regalato tu.

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