Lavoro l'aquila

Call center L’Aquila: “Licenziato senza motivo dopo 20 anni di lavoro”

L'odissea di un dipendente di un call center aquilano che ha perso il lavoro dopo 20 anni: "Abbandonato a me stesso senza una spiegazione".

“Ho lavorato tanti anni nel mondo del call center per ritrovarmi alla fine a casa, con un mutuo da pagare e senza tutele”.

È uno sfogo amaro, quello rilasciato al Capoluogo, da Marco Renzetti, un papà aquilano, un onesto lavoratore, un ex dipendente del call center Inps Inail (Lavorabile) che ha perso il lavoro all’improvviso. 

Nel 2019 è stato firmato l’accordo per l’applicazione della clausola sociale, che avrebbe tutelato circa 500 lavoratori dei due call center aquilani. Nonostante le tante promesse e rassicurazioni Marco è rimasto a casa.

“Ero business manager all’interno della struttura del call center. Non era un incarico direzionale o da quadro, ma avevo un livello da dipendente (VII livello TLC). Come me all’epoca c’erano altre 2 persone, tutte con contratto da impiegato”.

“Gestivo anche la commessa di Acea Energia. Nell’ultimo periodo della gara d’appalto io e gli altri manager abbiamo fatto in modo che anche il personale Acea e lo Staff amministrativo confluissero nella commessa Inps-Inail, di modo che tutti potessero vedere tutelato il proprio posto di lavoro grazie alla clausola sociale”.

Call Center in procinto di sciopero

Come mai Marco ha perso il lavoro?

“Nel mese di ottobre 2019 io e gli altri due colleghi abbiamo avuto un breve colloquio conoscitivo con alcuni responsabili della nuova società. Tale colloquio si è concluso con la classica frase, incubo di chi ha bisogno di lavorare: “Le faremo sapere, anche in caso negativo”. Da lì non ho saputo più nulla”.

Da qui per Marco, 45 anni, padre separato con obbligo di mantenimento, e con tre figli piccoli (l’ultimo nato proprio a novembre 2019) più un mutuo da pagare, comincia una vera e propria odissea: un cammino in salita che lo ha portato a perdere quello che era il suo lavoro da vent’anni.

“Nell’ultima fase del passaggio di commessa sono entrato nel vortice delle trattative sindacali, trovandomi ad un certo punto nel mezzo di una situazione scomoda che sembrerebbe essere stata la causa della mia esclusione dalla nuova azienda, senza alcuna considerazione del curriculum lavorativo, dell’anzianità di servizio e dell’esperienza maturata”.

Perché Marco pensa di essere risultato scomodo?

Secondo le analisi dei dati in mano a Comdata SPA, 114 dipendenti dei circa 400 complessivi di Lavorabile, non sarebbero dovuti rientrare nella clausola sociale relativa al cambio di appalto della commessa pubblica in questione. Stessa cosa su Transcom, circa 40 su un totale di 100 dipendenti. A questo punto ricevo mandato dal mio datore di lavoro per verificare singolarmente i 114 casi, uno per uno. Una mansione molto delicata, che ho eseguito con scrupolo”.

Tale incarico consisteva nell’ andare a valutare e elaborare i dati storici dei dipendenti. L’urgenza richiedeva di reinviare il file con gli esiti da lì a poche ore. Quel giorno ero l’unico in azienda a poter svolgere tale attività. Ho analizzato quindi tutte le situazioni ‘a rischio’ e ho dimostrato, dati alla mano, che i 114 lavoratori indicati come non rientranti nella clausola sociale in realtà ne avevano il pieno diritto, dimostrando il tutto alla mia azienda tramite un report contenente tutte le informazioni necessarie”.

“Il 2 dicembre 2019 è il primo giorno di lavoro, a L’Aquila, presso la società Comdata SPA per tutti gli ex dipendenti di Lavorabile e di Transcom ad accezione di me. Io e uno dei miei due ex colleghi non sapevamo ancora nulla relativamente al nostro posto di lavoro e le indicazioni ricevute dalle varie organizzazioni sindacali erano di attendere”.

“La mia collega ha firmato il contratto il giorno 8 dicembre. Io non ho più saputo nulla. Molte volte nei mesi successivi mi sono rivolto alle varie organizzazioni sindacali perché si occupassero anche della mia situazione. La risposta era sempre la stessa, attendere, ed evitare di coinvolgere mezzi di comunicazione. Non avendo risposte, mi sono rivolto a molti, tra cui l’onorevole Pezzopane (che risponde a fine marzo 2020 di non essere a conoscenza di quanto accaduto e che si sarebbe subito interessata. Da lei ho poi ricevuto un ultimo messaggio a novembre dove comunica di aver fatto quanto in proprio potere ma di non essere riuscita ad ottenere nulla)”.

Ho scritto anche al presidente INPS Tridico (il quale risponde a distanza di qualche giorno sostenendo che capiva la situazione ma non poteva entrare nel merito della decisione presa e interferire con le trattative tra le aziende private).
In questi mesi vengono assunte nelle varie sedi più di 200 nuove persone, non rientranti nella clausola sociale. Per me ancora buio.”

Perché Marco scrive questo solo oggi?

“Perché il primo maggio, in occasione della festa dei lavoratori, da parte dei vari attori coinvolti nella mia vicenda ho letto messaggi di difesa del lavoro e di tutti i lavoratori, come principio fondamentale sancito dalla Costituzione. Nel mio caso non è stato fatto nulla! Ho voluto raccontare quanto mi è accaduto perché non si può lasciare senza mezzi una persona (su 500), nel disinteresse generale, ed abbandonarla in questo modo.”

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