Soccorso alpino militare: così si addestra il 9′ Reggimento Alpini
Soccorso in quota, su roccia, pronti ad intervenire anche in condizioni meteo difficili: così si addestrano gli Alpini del Nono Reggimento. L’intervista al Comandante Gianmarco Laurencig
E’ iniziato subito dopo Pasqua, nella falesia di Monticchio, l’addestramento congiunto che sta vedendo la collaborazione tra le Squadre di Soccorso Alpino Militare del Nono Reggimento Alpini L’Aquila e gli uomini del Cnsas.
Una serie di esercitazioni che consentiranno – in virtù dell’accordo nazionale firmato a inizio marzo – l’intervento, fianco a fianco, degli Alpini con gli uomini del Soccorso Alpino in situazioni di necessità. Come già visto nelle ricerche sul Monte Velino, anche gli Alpini, insieme ad altre forze armate, hanno messo a disposizione le proprie competenze e professionalità per cercare di trovare gli escursionisti dispersi.

E così sarà anche per i prossimi interventi di soccorso alpino: l’accordo di marzo nasce dopo una pluri-decennale collaborazione fra il Soccorso Alpino e gli Alpini, due realtà che dalle proprie specificità e dalle peculiarità di soccorso civile e militare hanno saputo creare un unicum di grande efficacia, distinguendosi in tanti interventi e scenari operativi per la sicurezza in montagna.
Soccorso alpino militare: come si addestrano gli Alpini del 9′ Reggimento
Siamo andati a Monticchio a vedere come si addestrano le truppe alpine “aquilane”. Sono due le SSAM – acronimo di Squadre di Soccorso Alpino Militare: ognuna è composta da otto operatori, ci spiega il Comandante Laurencig.
“Lavoriamo in maniera organica ma l’addestramento può essere comunque rimodulato in ogni momento, a seconda della criticità che può presentarsi”.
“Il modello addestrativo che proponiamo riguarda tutte le capacità a nostra disposizione. Deve essere il più possibile realistico e, inoltre, dobbiamo gestire anche la componente stress: l’addestrramento va focalizzato anche per incrementare questa capacità”.
Parola d’ordine, nelle attività di addestramento: fare squadra.
Le esercitazioni come quelle in corso da settimane sul territorio aquilano servono a creare un team, un’unità coesa che possa, poi, nelle situazioni di difficoltà e anche sotto stress dare il meglio.
“Sono tanti gli ambiti nei quali siamo chiamati ad intervenire” prosegue il Comandante Laurencig. Le SSAM possono infatti prestare soccorso in caso di persone travolte da valanga, oppure impossibilitate a proseguire in parete e in quota o, ancora, per il soccorso con verricello.
Ma non c’è solo la preparazione fisica: “Alla base di ogni addestramento c’è un’importante fase di pianificazione: occorre valutare bene le risorse a disposizione, umane e non; la definizione dello spazio e del tempo a disposizione; la gestione dei vincoli, degli obiettivi e la valutazione dei rischi, sempre da tenere in considerazione e mitigata il più possibile”.