Riaperture attesissime

Rifugio Sebastiani, grande ritorno in estate

Il Rifugio Sebastiani nel comune di Rocca Di Mezzo è meta di camminatori ed escursionisti da un secolo. La lunga e costretta chiusura resterà solo un ricordo. Si progetta l'estate.

Il rifugio Vincenzo Sebastiani è ancora ricoperto dalla neve. In queste settimane si organizza l’apertura prevista a metà estate.

Metti insieme un gruppo di amici munito di pale e volontà ed è subito rifugio. Il cantiere in corso, la pandemia e la neve abbondante non hanno fermato l’impazienza di riavere al più presto libero e fruibile il rifugio Vincenzo Sebastiani nel parco Parco regionale Sirente Velino.
“Abbiamo provato a dare una mano alla primavera, ma è evidente che solo le temperature in rialzo faranno la differenza”- racconta al Capoluogo Eleonora Saggioro, che da 23 anni gestisce con la cooperativa Equo Rifugio la struttura del Cai di Roma.
In questo mese di maggio due weekend sono stati dedicati a liberare il Sebastiani dall’abbondante neve che continua a ricoprire prepotentemente gran parte del locale.
“L’innevamento è enorme, più degli altri anni. La prima nevicata l’abbiamo avuta lo scorso settembre e da allora è stato un susseguirsi. La necessità di spalare in alcuni punti precisi è dettata non tanto dalla fretta di riaprire, ma da quella di allegerire le parti più delicate e verificare la presenza di danni. Qualche problema è stato individuato sulle strutture ancora incomplete, ma nulla di grave in quanto il cantiere è aperto e non ci vorrà nulla a mettere a posto”.

In prima linea gli amici e colleghi rifugisti Luca Mazzoleni e Paolo Baldi, escursionisti organizzati per le giornate “TrapPala in alta quota” , ma anche camminatori di passaggio non si sono tirati indietro di fronte alla proposta dell’instancabile Eleonora: “Oltre all’aiuto, quanto mai indispensabile in questo periodo, mi è sempre piaciuto coinvolgere persone nel mio lavoro che si sono dimostrate sempre sensibili a queste tematiche”.

Rifugio: apertura a metà estate

Il rifugio è ancora un cantiere per via dei lavori di ristrutturazione della parte architettonica, strutturale e degli arredi. Causa neve la ripartenza è ritardata e questo farà slittare di settimane anche la riapertura prevista a estate inoltrata.
“Mancano ancora i rivestimenti in un paio di stanze, l’impianto elettrico e probabilmente procederemo anche con l’impianto fotovoltaico se sarà possibile. In ultimo mi dedicherò alla parte dell’arredo, step impegnativo in quanto gli interni del rifugio si trovano a valle, e alla riorganizzazione della dispensa”.

Crowdfunding per il Vincenzo Sebastiani

Il progetto pensato per il rifugio Vincenzo Sebastiani prevede, per le parti nuove, di creare delle mini camerette in modo che le persone siano autonome, riorganizzare la camerata vecchia, creare molti più spazi all’esterno, realizzando un tavolato fuori, facendo mangiare le persone lontane, in una terrazza. Per farlo si hanno bisogno di fondi. Per l’esattezza 16mila euro.
Il rifugio è uno dei beneficiari della campagna di crowfunding di Legambiente ed Enel“Alleva la speranza +”, dedicata alle imprese che risiedono nelle zone del Centro Italia colpite dai terremoti del 2016 e del 2017 e ora rese ancora più fragili dalla pandemia da Covid-19. Grazie alle donazioni arrivate attraverso la piattaforma PlanBee, quelle di Enel e di Legambiente, il rifugio ha finora raccolto la metà di quanto necessario, un pò di più di 8 mila euro. E’ ancora possibile però fare una donazione e contribuire al progetto.

Il rifugio e l’emergenza Covid

“Con le ordinanze per il Coronavirus a marzo 2020 abbiamo chiuso. Ma i veri problemi si sono presentati quando si è trattato di riaprire. Ci siamo messi in contatto con la Regione, il Coordinamento nazionale rifugi e il Cai di Roma per capire come gestire in sicurezza l’ospitalità. Ad esempio: quando arriva un temporale improvviso e tutti vogliono entrare, bisogna trovare il modo per accogliere le persone in sicurezza”.

Estate 2021 – Si riparte con il ristoro da metà estate

“Ci stiamo organizzando con il ristoro da metà luglio e poi magari torneranno fruibili anche altri tipi si servizi. Il pernotto non dipende da noi ovviamente, ma stiamo ragionando sulla possibilità di creare separè tra le persone che dormiranno all’interno, ma c’è ancora molto da decidere con il Cai di Roma e con i protocolli che verranno applicati”.

Come sarà lo staff della prossima estate?
“Ci sarò io, con i miei 50 anni e la fatica che si fa sentire diversa, le mie due amiche che lavorano con me da dieci anni e ragazzi che si mettono in gioco con questo tipo di esperienza per la prima volta. Ho bisogno di guardare questa realtà che mi appartiene nel profondo anche con occhi diversi e nuovi. Il gestore deve avere la capacità di non fossilizzarsi, di guardare oltre, di ascoltare, di dosare le energie dei suoi collaboratori e lasciarli liberi di andare a valle per ricaricarsi. Il rifugio non è solo romanticismo, è sudore, fatica, dedizione e solitudine”.

Rifugista da 23 anni, cos’è il rifugio per Eleonora? E la montagna cosa ti ha insegnato?
“Il Sebastiani è il mio rifugio, il mio equilibrio. Spesso mi è capitato di andare per ritrovarmi o perché semplicemente ne avevo bisogno. Il rifugio è la mia casa, mi ha salvata diverse volte da situazioni demoralizzanti, stress e fatica e mi ha insegnato a vivere. La montagna, insieme al rifugio, mi ha detto molto sulle persone, mi ha ‘addestrata’ ad ascoltare la gente di passaggio, mi ha detto tante cose sulla vita, mi ha spiegato come poter vivere di essenziale scartando il superfluo e a trovare una soluzione. La montagna ha una soluzione per tutto”.

Una storia lunga 100 anni

Il rifugio Sebastiani al Colletto di Pezza ha una storia travagliata: progetti, nascite, rinascite. La prima proposta venne avanzata in un’assemblea della sezione CAI di Roma il 18 maggio 1913, dove si propose la costruzione di un rifugio che facilitasse l’escursione sul Monte Velino. Nel 1914 si riparlò in concreto del rifugio quando i soci Gallina e Sebastiani, incaricati da un’apposita commissione, identificarono in un sopralluogo una posizione adatta vicino al Colle del Bicchero, crocevia di tre diversi sentieri. La grave situazione internazionale, le ostilità nell’estate del 1914 e il terremoto della Marsica nel gennaio 1915 portarono ad un arresto della vita della sezione. La guerra coinvolse tutti i singoli soci: l’ingegnere Vincenzo Sebastiani si distinse nelle azioni al fronte che gli procurarono due medaglie d’argento. Nel 1919 E. Sebastiani, padre del caduto Vincenzo, con una generosa donazione riportò l’attenzione sul progetto, che nel frattempo aveva subito dei cambiamenti della posizione per via del difficile accesso nei mesi invernali. La nuova commissione propose il Colletto di Pezza come sito idoneo per la nuova costruzione il 24 giugno 1921. Il 22 ottobre 1922 alla presenza del sindaco di Ovindoli, dei consiglieri, di trenta soci di Roma ebbe luogo l’inaugurazione del rifugio.

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