Operazione Nobis, 4 neofascisti abruzzesi nel mirino dell’Antiterrorismo
L’AQUILA – Operazione “Nobis”, quattro neofascisti abruzzesi nel mirino dell’Antiterrorismo: c’è anche una persona di 30 anni della provincia dell’Aquila.
Questa mattina la Polizia di Stato ha eseguito 25 decreti di perquisizione in 18 province italiane nei confronti di persone appartenenti al movimento politico di estrema destra “Ultima Legione”, nell’ambito dell’operazione denominata “Nobis”. Le indagini sono state dirette dalla Procura Distrettuale di L’Aquila e coordinate a livello centrale dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione – Servizio per il contrasto dell’estremismo e del terrorismo interno. In particolare, in Abruzzo le perquisizioni hanno riguardato 4 soggetti riconducibili alla formazione di estrema destra, nelle province di L’Aquila, Pescara e a Francavilla al Mare, in provincia di Chieti. Da quanto appreso da fonti qualificate da IlCapoluogo.it, in provincia dell’Aquila a finire sotto la lente della Digos è stata una persona di 30 anni.
Stretto riserbo da parte degli investigatori che non lasciano trapelare particolari dell’operazione condotta dalla Digos della Questura di L’Aquila e finalizzate in collaborazione con le Digos di Milano, Como, Chieti, Verona, La Spezia, Genova, Pescara, Terni, Macerata, Piacenza, Modena, Vicenza, Lecce, Fermo, Roma, Cosenza, Venezia, mentre gli accertamenti di natura informatica, tuttora in corso, vengono svolti con il coordinamento del Servizio Centrale delle Polizia Postale e delle Comunicazioni.
Proprio dal monitoraggio di internet e di uno dei soggetti abruzzesi la Polizia di Stato ha intercettato forum e conversazioni che hanno destato preoccupazione e hanno portato alle conseguenti indagini che hanno rilevato la presenza di una formazione politica antidemodratica chiamata appunto Ultima Legione; le contestazioni, quelle “classiche” dell’eversione di destra, dall’istigazione all’uso della violenza quale metodo di lotta politica alla diffusione online di materiale che incita all’odio ed alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi. “Ho sempre gli anelli alle dita e il manganello dietro, ora ho pure un machete” si leggeva tra le chat.
Dal monitoraggio di internet, la Polizia è passata alla sorveglianza delle chat interne del gruppo, da Telegram (da molti considerata evidentemente a torto a prova di intercettazioni) a WhatsApp. Per quanto riguarda i social, invece, i membri di Ultima Legione prediligevano VKontakte, il social network russo noto per l’assenza di censura interna, senza disdegnare il più classico Faceebook.
Le perquisizioni hanno dato esito positivo e hanno portato al sequestro di propaganda nazifascista e armi, spesso legalmente detenute, ma sottratte alle disponibilità dei neofascisti per evidente pericolosità. L’obiettivo dell’operazione, infatti, è stato quello di fermare l’organizzazione prima del “salto di qualità” verso vere e proprie azioni violente.
Obiettivo invece dell’odio politico di Ultima Legione, il popolo ebraico, ma anche persone di diversa etnia di provenienza, diversa religione o orientamento sessuale.
Ultima Legione, dal Negazionismo dell’Olocausto al Negazionismo del Covid 19.
Significativo anche la tendenza “negazionista” del gruppo neofascista. Dal negazionismo dell’Olocausto, infatti, i neofascisti del XXI Secolo sono passati al Negazionismo del Covid 19. Tra i membri dell’associazione neofascista, infatti, la propaganda politica si mischiava spesso a quella complottistica.