Cronaca

Delitto Barisciano, effettuati gli esami sulle scarpe

Ulteriori accertamenti sulle scarpe sequestrate al 25enne accusato del delitto di Barisciano. Attesa per l'udienza in Cassazione sulla misura cautelare.

Eseguiti gli ulteriori accertamenti sulle scarpe sequestrate al 25enne accusato del delitto di Barisciano.

Sarà depositata nel giro di un paio di settimane la relazione dei Carabinieri dei RIS sugli accertamenti effettuati sulle scarpe sequestrate a Gianmarco Paolucci, 25enne aquilano accusato dell’omicidio di Paolo D’Amico nella sua abitazione di Barisciano.

A fine marzo era stato eseguito un primo esame sulle stesse scarpe, che gli inquirenti considerano compatibili con le orme rilevate sul luogo del delitto. Nell’occasione, si era svolto un accertamento tecnico biologico, alla presenza della difesa del giovane, rappresentata dall’avvocato Mauro Ceci, con un’ispezione delle scarpe marca Vans, con luce bianca e microscopio stereoscopico. Successivamente erano state testate le diverse tracce presenti sulle scarpe mediante l’utilizzo del COMBUR test, il tutto con esito negativo. Nessuna traccia di sangue, quindi, è stata rilevata sulle scarpe sequestrate al giovane.

Questa volta, invece, gli accertamenti hanno riguardato la forma delle suole: per rilevare le orme delle scarpe sequestrate, la parte bassa è stata “spianata” per applicarvi dello speciale inchiostro. A quel punto è stata applicata una pellicola trasparente, successivamente riprodotta al contrario. L’immagine emersa sarà quindi confrontata con le foto a disposizione dal sopralluogo. Gli inquirenti cercano particolari che possano associare univocamente quelle determinate scarpe alle impronte sul luogo del delitto. Per la relazione serviranno almeno un paio di settimane e c’è da attendere anche per i risultati delle analisi del pc e dei telefonini posti sotto sequetro.

Delitto di Barisciano, a giugno la decisione della Cassazione sulla misura cautelare in carcere.

Nel frattempo si avvicina il momento dell’udienza in Corte di Cassazione, prevista per il prossimo 16 giugno, che dovrà esprimersi sul ricorso per la modifica della misura cautelare in carcere.

L’ordinanza di custodia cautelare si basava principalmente su alcuni fattori, a cominciare dalla presenza di DNA dell’indagato sui pantaloni della vittima. Il DNA è stato refertato all’altezza delle caviglie e per gli investigatori sarebbe compatibile con un’azione di trascinamento, effettuata dopo l’omicidio. Il DNA dell’indagato era stato prelevato, in fase di indagine preliminare, sottoponendo il 25enne ad alcooltest, metodo utilizzato anche in altri casi saliti alla ribalta della cronaca nazionale, come nel caso dell’arresto di Massimo Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio. La difesa si riserva di contestare l’esito dell’accertamento, ma intanto è evidente che al momento sia proprio il DNA a trattenere in carcere il 25enne, anche perché sulle altre contestazioni c’è ancora molto da chiarire.

Da chiarire, per cominciare, l’univocità della corrispondenza della cella telefonica aggangiata dal telefonino dell’indagato, compatibile con quella dov’è situata l’abitazione della vittima. Per la difesa non si tratterebbe di una prova incontrovertibile, in quanto nel momento in cui le celle circostanti risultino piene, un telefonino potrebbe attaccarsi anche a una cella più lontana.

Altra questione aperta, quella sulla “mano dell’assassino”; secondo la relazione del medico legale, ad uccidere D’Amico sarebbe stato un destrimane, mentre Paolucci si è sempre dichiarato mancino, così come confermato da fidanzata e amici. Lavorando nella macelleria di un supermercato, però, l’indagato effettuava mansioni anche con la destra e c’è la testimonianza di un appartenente alle forze dell’ordine che lo avrebbe visto firmare proprio con la destra.

Da analizzare, inoltre, anche una seconda impronta di scarpe rilevata sul luogo del delitto, a Barisciano, su indicazione della difesa. L’impianto accusatorio, infatti, è basato sulla sola presenza di vittima e assassino e non di una terza persona. D’altra parte, il Riesame aveva ritenuto che la presenza di un’altra persona non escludesse quella dell’indagato, per questo il ricorso era stato respinto. Da verificare cosa stabilirà la Cassazione.

Infine la presenza di tracce di sangue: sulle scarpe sequestrate al giovane, che pure avrebbero dovuto venire a contatto con il sangue della vittima, così come appare nelle orme, non sono state trovate tracce di sangue. Altre tracce per cui sono in corso accertamenti per stabilirne l’esatta natura, sono state invece ritrovate nell’auto e nel bagno dell’abitazione in uso al giovane.

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