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I Sentieri delle Tre Pietre, 23 cammini riscoperti nella Valle del Campanaro

Sentieri e pezzi di storia. Alla scoperta di Valle del Campanaro nei comuni di Poggio Picenze e Barisciano.

I Sentieri delle Tre Pietre – Nasce una mappa per la valorizzazione di valle del Campanaro. Ecco il progetto per il rilancio turistico con trekking e handbike nei comuni di Poggio Picenze e Barisciano.

Sono due anni che con tenacia e passione alcuni volontari hanno riscoperto, ripulito e disegnato su una mappa 23 sentieri che si sviluppano nel fitto bosco di querce, cedri e pino nero fino a raggiungere le vette di Croce del Poggio (1291 metri s.l.m.) e Croce Picenze (1327 metri s.l.m.).
Giampiero Manilla non si ferma nemmeno di domenica: ci ospita nella sua officina a Poggio Picenze mentre lavora all’ultimazione delle tabelle per la segnaletica che sta installando nell’area di Valle del Campanaro su circa cinquanta chilometri di percorso.

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Il progetto ha preso forma a luglio dello scorso anno quando con un documento sottoscritto dai volontari e dal sindaco Antonello Gialloreto è stata donata al comune una  mappa dettagliata sui Sentieri. L’amministrazione di Poggio Picenze aveva, inoltre, già presentato richiesta di finanziamento per la messa in sicurezza idrogeologica della Valle del Campanaro che prevede la sistemazione della principale strada di accesso.

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[Giampiero Manilla, Nunzio Galeota, Francesco Adiutori, Ercolino Rainaldi e Mauro Santavicca al lavoro]

“In questo progetto non ce l’avrei fatta senza una squadra affiatata e con obiettivi precisi. Ercolino Rainaldi con il suo pantografo è l’autore delle scritte sulla segnaletica, Nunzio Galeota ha riportato alla luce la sorgente di San Rocco ricoperta dalla vegetazione, Francesco Adiutori “costruttore” attento degli omini di pietra dell’intera area, Mauro Santavicca ha dato una gran mano all’installazione delle paline della segnaletica, pensate che fin ora ne sono state montate più di un centinaio. Si tratta di un lavoro costante e instancabile che riscopre pezzi di vita e di storia” – spiega Manilla.

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“I Sentieri delle Tre Pietre”, perché si chiamano così? “Negli anni del rimboschimento e della creazione di questi cammini venivano disposte in modo allineato tre pietre per proteggere i sentieri stessi dall’acqua che altrimenti li avrebbe spazzati via. E’ grazie alla presenza costante e ripetuta delle tre pietre, che in base alla necessità venivano fissate ogni trenta-quaranta metri, che ho avuto modo di approfondire quanto accaduto negli anni cinquanta. Pensate che su tutta l’area ho contato almeno mille pietre”.

Cosa accadeva negli anni del dopoguerra – Correvano gli anni cinquanta quando uomini e spesso anche donne prendevano parte alla piantata, l’opera di rimboschimento voluta da Amintore Fanfani con lo scopo di mettere in sicurezza le montagne da frane del terreno e ostacolare la furia delle valanghe.
Fu la salvezza di avere un posto lavoro per i tanti disoccupati dell’epoca e allo stesso tempo significò sviluppo economico e sociale per i paesi.  Questo “miracolo” accadde anche a Barisciano e a Poggio Picenze, sulle due vette che abbracciano i due borghi.
In quei giorni si lavorava duro e questo andò avanti suppergiù per un decennio, fino agli anni sessanta. Quegli uomini si recavano ogni giorno in montagna, la ripulivano da sterpaglie ed erbacce, tra i sassi vangavano la terra per prepararla alle colture con tenacia e caparbia, ne curavano i sentieri e trasformavano quelle vette brulle e improduttive in un “cantiere da lavoro e in una macchina produttiva”. E’ di allora il ricordo vivo nella mente di Giampiero Manilla che racconta di una trentina di uomini, o forse di più, che passavano, quando era un bambino, nella bottega di famiglia nel cuore di Poggio Picenze per acquistare panini prima di andare a lavoro. Tra questi spicca l’immagine di una donna, vedova con due figli, che per sostenersi prese parte all’opera di rimboschimento. E’ così, grazie a questa fotografia di speranza e di forza, che Giampiero comincia a guardare la sua cara Valle del Campanaro con occhi diversi.
Quante tracce storiche possiamo trovare su questi cammini? “Sono sentieri intrisi di storia, scoperti come già detto grazie alla presenza dalle tre pietre che mi hanno guidato alla scoperta di un viaggio molto più grande. Troverete tholos, antiche pilette dove lavavano il lino, una briglia antica che probabilmente serviva a convogliare le acque, un pilone, massi giganti, macerine e ruderi di antichi rifugi di pastori. Ogni cammino racconta qualcosa, bisogna solo guardare con attenzione e senza fretta”.

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23 sentieri, ognuno ha un nome dettato da una paricolarità. “Esattamente. Il numero 1, di colore verde, è il Sentiero della Selva perché attraversa l’area dominata dalle querce. Il numero 2, di colore bianco, si chiama Sentiero della Salute, ha un dislivello dolce ed è alla portata di ogni camminatore. Lo storico è il Sentiero del Lino, numero 3 di colore rosso, qui troverete i tholos e la sorgente di San Rocco. Quello di colore giallo, è il numero 4, sicuramente il più impegnativo e per questo ho voluto demominarlo Sentiero dello Sportivo. Poi c’è il numero 5, di colore viola, è il Sentiero del Pilone e del Muro dei Giganti caratterizzato da pietre enormi e da una passeggiata ristretta. Da scoprire anche il Sentiero del Cielo, il numero 16, così ribattezzato perché quando si esce dal bosco si apre un orizzone rotondo fatto di solo cielo. Da poco abbiamo aperto i sentieri n. 30-31-32 che presto avranno anch’essi un nome. Tutti gli altri sono degli intermezzi che collegano come bretelle i cammini principali”.
Cos’è Valle del Campanaro per lei? “Uno scrigno di bellezza, di storia da conservare, costruzione di una rete sentieristica invidiabile in Italia. Sfido a trovare una rete così ampia e ricca di cammini in una sola oasi di pace e verde”.

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