Cultura e tradizioni

San Giovanni: il nocino, le streghe e i riti contadini nella notte più magica dell’anno

I riti di San Giovanni: la raccolta delle erbe, i fuochi, il nocino. Perchè si raccolgono le noci proprio il 23 giugno in una storia che mescola stregoneria e misticismo.

Legata al solstizio d’estate, la notte di San Giovanni, quella a cavallo tra il 23 e il 24 giugno, è considerata “magica” sotto tanti punti di vista.

La notte di San Giovanni è contornata da un’aura di mistero e pare che, se celebrata, porti fortuna e possieda virtù curative, purificatrici e protettrici.

È una tradizione rurale, molto antica, la cui origine si perde nella notte dei tempi. Sembra infatti che, dopo che nel giorno più lungo dell’anno la natura ha raggiunto l’apice della sua rigogliosità, per gli antichi fosse importante prepararsi al peggio dietro l’angolo.

Essendo l’estate foriera di siccità, temporali e malattie che possono rovinare i raccolti, nella notte di San Giovanni ci si ingegnava per proteggersi. Da qui, tutti i riti legati alla notte che molti chiamano “delle streghe”.La notte di San Giovanni è quindi ricca di simboli esoterici e religiosi, oltre al fatto che si tratta della notte più corta dell’anno.

erbe

È la notte del fuoco da attraversare, dei falò indicanti il sole, di mucchi di paglia trasformati in ruota e lanciati sui clivi delle colline. È la notte della discesa del sole fino al solstizio d’inverno.

È la notte nella quale un albume di uovo messo in una bottiglia contenente per metà acqua si trasforma, all’alba, in modo da poter essere una mappa delle profezie; per chi si deve sposare, fare affari, concepire, vivere.

fuoco

È la notte di mezza estate: e si sogna, sosteneva Shakespeare. È la notte dei riti e dei misteri quella che passa dal 23 al 24 giugno, data che il cristianesimo ha dedicato alla nascita di San Giovanni Battista, sei mesi esatti a distanza di quella di Gesù Cristo. E in questa notte si raccolgono le noci prima che si coprano di rugiada e dopo che hanno accumulato tutto il calore del sole.

Cosa c’entra San Giovanni Battista con il nocino? Perchè questo liquore caro anche alla tradizione abruzzese è legato in qualche modo al mondo delle streghe?

La storia del nocino, le cui noci vengono raccolte in tanti posti dell’Abruzzo montano nel giorno precedente san Giovanni, si intreccia tra sacro e profano, tra santi e streghe. La tradizione vuole che le noci vengano raccolte la notte di San Giovanni, da donne coi piedi scalzi.

Le noci ancora acerbe, tagliate, vengono messe a macerare nell’alcool fino alla notte dei morti il 31 ottobre, notte dedicata alla dea romana Pomona dea dei frutti e dei semi. Il nocino diventa così ricco di simbolismo come nessun’altra bevanda.
Si possono aggiungere anche le spezie o odori come buccia di limone, chicchi di caffè, chiodi di garofano e zucchero.

nocino

Per tutta l’estate è consigliabile mettere il recipiente sotto il sole e riporlo in casa durante la notte. Terminata la macerazione, l’alcool avrà assunto un colore marrone testa di moro. A questo punto si potrà aggiungere l’acqua per abbassare il grado alcoolico. In alcune regioni d’Italia l’acqua viene sostituita dal vino bianco. Una volta imbottigliato il nocino deve essere lasciato a riposo prima di berlo, fino a Natale.

Per quanto riguarda la ricetta ogni donna abruzzese ha la sua, tramandata dalla nonna, trascritta su foglietti ingialliti dal tempo: ognuno è il detentore della ricetta originale, quella data una volta dalla comare della zia della cugina devota a San Giovanni.

Nocino e storia di San Giovanni Battista: tra leggenda e misticismo

Giovanni Battista, cugino di Gesù, è stato l’ultimo profeta che annunciò l’arrivo del Messia, fu imprigionato da Erode perché accusato di sovversione.

Erode aveva una figlia molto amata, Salomè. Era una ragazza bellissima e un’abile danzatrice, spesso danzava per il padre e per tutta la corte. In seguito ad una sua esibizione, il padre le chiese cosa volesse in dono. Lei istigata dalla madre Erodiade chiese al re la testa di San Giovanni Battista servita su un vassoio perché inorridita al pensiero di toccarla.

san giovanni Caravaggio

San Giovanni Battista morì dunque decapitato per volere di Salomè. Così viene infatti raffigurata, col vassoio in mano, Salomè, nei vari famosi dipinti che la ritraggono, come quello di Caravaggio.

Salomè e le streghe: così iniziarono i riti nella notte del 23 giugno

Salomè ha incarnato nel Medioevo l’immaginario perfetto di una strega, bella, abile, seducente, perfida, tanto che si pensava che lei e sua madre Erodiade fossero state trasformate in streghe in seguito alla decapitazione di San Giovanni Battista e vagassero come spiriti immondi a infastidire gli uomini, in particolare la notte di San Giovanni.

A Benevento esiste un grande noce che fin dai tempi dei Longobardi fu teatro di riti pagani e religiosi. Le leggende narrano che intorno a questo grande noce si svolgessero anche le famose danze delle streghe alle quali partecipavano le più famose streghe tra cui Erodiade e sua figlia Salomè. Durante il Sabba le streghe raccoglievano erbe per creare pozioni con le quali “incantare” gli uomini. Tra queste erbe anche le noci acerbe.

Il 23 giugno diventa così la notte delle streghe, attorno alla quale si sono sviluppate nei secoli ricorrenze, feste popolari, riti.

I riti più diffusi per la festa di San Giovanni

L’acqua di San Giovanni

Per evitare situazioni nefaste si prepara l’acqua di San Giovanni, che si fa raccogliendo la rugiada – che simboleggia la Luna – con cui lavarsi mani e viso il mattino del 24 giugno, anche se la preparazione inizia la sera prima.

Per ottenere il proverbiale elisir si prepara in una ciotola una misto di erbe e fiori spontanei, raccolti rigorosamente dopo il tramonto, come ad esempio iperico, lavanda, artemisia e malva, fiori e foglie di menta, rosmarino e salvia, a cui è possibile aggiungere petali di fiordaliso, papavero, rosa o camomilla, in base alle fioriture del territorio. Messe in acqua, si lasciano all’esterno per tutta la notte, così che possano assorbire la rugiada del mattino.

Come detto, l’acqua di San Giovanni può essere usata per lavarsi viso e mani in segno di buon auspicio, ma anche per fare il bagnetto ai neonati o per rigenerare la pelle.

Le erbe di San Giovanni

Molto diffusa in Calabria, un’usanza prevede di appendere mazzetti di erbe di San Giovanni dietro le porte delle cucine per proteggere la casa e i suoi abitanti. Il bouquet propiziatorio si ottiene cogliendo erbe miste – iperico, artemisia, ruta, mentuccia, rosmarino, prezzemolo, aglio, lavanda – dopo il tramonto del 23 giugno, lasciandole all’aperto per tutta notte. Sempre legato a questioni di cuore e di fidanzamenti, è il rito delle bambole di pezza, riempite con le stesse erbe, che le madri regalano alle figlie per augurare fertilità. Un altro rito: se una ragazza nubile la sera del 23 si brucia un cardo e il giorno dopo è ancora verde, allora arriverà presto un uomo a chiedere la sua mano.

L’albume nel vetro
In molte regioni italiane, soprattutto al sud, la tradizione contadina della barca di San Pietro e Paolo non si celebra nella notte tra il 28 e il 29 giugno, come a Brescia, ma proprio a San Giovanni.

Il rito è però molto simile: messo un albume d’uovo in un contenitore con dell’acqua lasciato nottetempo sul davanzale, al mattino si potrà interpretare il disegno ottenuto, simile a una nave, per conoscere il futuro. Più saranno numerose e spiegate le vele della barca, più il raccolto sarà abbondante.

I falò

Come a metà quaresima, anche in occasione dell’inizio dell’estate accendere un fuoco pare essere propiziatorio. In quest’occasione si festeggia il sole, bruciando le erbe vecchie, per poi saltare il fuoco così da attirare la fortuna. Alla fine, le ceneri ottenute si spargono sui capelli.