Cultura

Le nuove stanze della poesia, Giuseppe Tontodonati

Il ritratto del poeta Giuseppe Tontodonati per l'appuntamento con la rubrica Le nuove stanze della poesia, a cura di Valter Marcone.

Scrive Ottaviano Giannangeli su Poesia e volontà di poesia in Tontodonati (1989): “Aveva superato di poco i cinquanta anni Giuseppe Tontodonati quando si decise a stampare il suo primo libro dialettale: Storie paesane (Bologna, 1968)”.

Sapeva di caldo rimpianto, quel libro, per la terra abruzzese che Peppino si era deciso ad abbandonare dopo la seconda guerra mondiale. Fui dei primissimi a recensirlo (Dimensioni , n. 1-2, 1969 ) e a dire che l’autore faceva il suo ingresso nella poesia dialettale abruzzese in una maniera sconcertante.

Mi pareva di leggere questo sconcerto in una tal quale “rapinosità” dei suoi sonetti che assomigliavano a una furibonda colata di lava che investiva e rendeva incandescenti gli oggetti su cui scorreva, sicché le persone, gli ambienti apparivano subito trasfigurati e lampeggiavano di una luce quasi irreale, anche se il rievocatore intendeva attingere a dati determinati, reali, a storie vere filtrate dal pittoresco eloquio della gente di paese, che assurgeva a protagonista della narrazione: storie dilatantisi e proiettantisi sempre più indietro, come in un procedimento di genealogie bibliche; come in certi cantari o cronache medievali, in cui si comincia proprio ab ovo. E l’uovo è la metafora che si coglie in Tontodonati: “Nu pìccule pahese è ccome n’ove…

E alla Creazione si rifà il personaggio che parla (diamo la traduzione di un inizio di sonetto, per essere meglio compresi): (Come Dio Padre illuminò le stelle per fare i troni per i cherubini, mise. solenne, a capo del Lavino grande grande un altare: la Maiella!

La prima impressione che mi fece la poesia di Tontodonati fu, dunque, quella di un disegno a forti tinte di una regione da cui spariva l’idillismo fiacco, snervato di molti verseggiatori nostrani, anche se egli utilizzava dei topoi in altri poeti ricorrenti, che però — nello scorrere di quella lava — non erano più topoi, perché Tontodonati muoveva alla riconquista della Terra come un visionario o un mistico. La retorica, nella accezione più bassa e più disimpegnata del termine, era bandita. Sembrava trattarsi, nella sua pagina, di una operazione etica prima ancora che poetica, o poetica in quanto etica e, tout court, religiosa.”

Giuseppe Tontodonati nacque a Scafa il 2 febbraio 1917. Nel piccolo centro industriale della media del Pescara, allora frazione del comune di S. Valentino e provincia di Chieti, egli visse fino al 1925, anno in cui la sua famiglia si trasferì nella città dannunziana eletta a capoluogo di provincia nel gennaio del 1927.

La vita nel nuovo ambiente cittadino e la scoperta del mare diedero di certo stimolo e fermento al suo mondo, interiore e la sua fervida immaginazione, che già lo aveva distinto in paese tra i coetanei, ora aveva modo di espandersi e di dilatarsi verso nuovi orizzonti spirituali.

Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale lo vede partire per il fronte greco-albanese e dopo l’armistizio, subisce la deportazione in Germania. Nel 1954 muore la sua prima moglie, la pittrice Isabella Ardente, Nel 1959, per motivi di lavoro, si trasferisce a Bologna, dove vivrà con la sua famiglia fino al 6 gennaio 1989, data della sua scomparsa.

Arrivato a Bologna nel 1959, a meta degli anni ’60 Giuseppe Tontodonati era già pienamente immerso nella realtà culturale bolognese. Grazie ai forti legami di stima e amicizia con il poeta Antonio Rinaldi e con il giornalista e scrittore Amedeo Ratta, Tontodonati entra in contatto con i fratelli Francesco e Gaetano Arcangeli, il poeta Alfonso Gatto, il Prof. Luciano Anceschi, lo scrittore Giuseppe Raimondi, il giornalista Romeo Forni il pittore Renzo Magnanini e tanti altri protagonisti della vita culturale di quella città . Riconosciuto dalla critica nazionale come uno dei principali poeti dialettali abruzzesi del secondo ‘900, il Giuseppe Tontodonati “bolognese”, intellettuale ed esperto di arti figurative è ancora tutto da scoprire .

Nel corso della sua vita Giuseppe Tontodonati ha pubblicato:“Storie paesane”, sonetti abruzzesi con una prefazione di Antonio Rinaldi, ed . Azzoguidi, Bologna 1968;”Dommusè”, ballata abruzzese con una nota di Giuseppe Rosato, Ed. Itinerari, Lanciano 1974;”Le Scafe”, dedicata al paese natale di Scafa (PE) – edizione numerata della Casa Editrice “Stile”, Bologna 1976;”Canzoni abruzzesi”, (con musiche del maestro G. Di Pasquale), Solfanelli Editore, Chieti 1979;”Storie Paesane”, Sonetti abruzzesi con prefazione di Italo Ghignone, 2° ed. in due vol. Ed. “La Regione”, Pescara 1979;Terra Lundane, Sonetti abruzzesi con prefazione di I. Ghignone, Ed. “La Regione”, Pescara 1980; “Sa Mmalindine” Sonetti abruzzesi con prefazione di Umberto Russo, Ed. “La Regione”, Pescara 1983;\’Canzoniere d\’Abruzzo, Sonetti ed altre rime, con prefazione di Vittoriano Esposito, Ed. “La Regione”, Pescara 1986;”Rapsodia Il Guerriero di Capestrano “, silloge in lingua, con una prefazione di Italo Ghignone, Ed. “La Regione”, Pescara, 1982

SEME TUTTE FRATILLE

Queste è n’umagge che fa’ n’abbruzzese
a sta’ Bulogne, patrije a la seconne;
a la città cchiù dotte de lu monne,
cà sempre celebrate stù paese.
Perciò, nate a le Scafe, bulugnese
so’ deventate, proprije a lu prufonne.
La patrije è ddo’ si vive, je risponne
sempre, a chi parle pe’ partite prese.
Jetteme l’acque sopra le fiammate
che divide stà terra puverelle,
che tutte da na mamme seme nate.
Tu che stì ‘ccape, aiute lu fratelle
cà nate a ppite, mene fortunate;
scurdenne lu culore della pelle.
Giuseppe Tontodonati, Bologna, 23 dicembre 1965

SIAMO TUTTI FRATELLI
Questo è un omaggio che fa un abruzzese / a questa Bologna, la seconda patria; / alla città più dotta al mondo, / che ha sempre celebrato questo paese. // Perciò, nato a Scafa, bolognese / sono diventato proprio nel profondo. / La patria è dove si vive, io rispondo / sempre, a chi parla per partito preso. // Buttiamo l’acqua sopra le fiammate / che dividono questa povera terra / che tutti da una mamma siamo nati. // Tu che stai in cima, aiuta il fratello / che è nato in basso, meno fortunato / scordando il colore della pelle.

Traduzione in italiano: Raffaello Tontodonati

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