Bonus matrimonio, fino a 5 mila euro: chi può chiederlo e come funziona

Bonus matrimonio: dal dl Sostegni bis una boccata di ossigeno per sposi e settore wedding, fortemente provato dalla pandemia. Vediamo come funziona.
Il bonus matrimonio nasce come necessità, dopo lo stop forzato ed inevitabile conseguente alla pandemia e che ha generato lo slittamento dei matrimoni previsti nel 2020 e per i primi mesi del 2021 ,con un blocco degli incassi anche del 100% per alcune categorie legate a tutto ciò che ruota intorno il giorno del “Si”.

Tutto ciò che ruota intorno a un matrimonio, si presenta come una vera e propria industria da Nord a Sud del Paese con miliardi di euro annui. A oggi, dall’inizio dell’emergenza, si stimano perdite per oltre 26 miliardi di euro. In questo settore prestano il loro servizio migliaia di piccole e medie aziende, tra cui oltre 8.500 location (hotel, ville, ristoranti), 2.000 catering, 8.000 studi fotografici, 2.500 Floral Designer, 6.500 gruppi musicali, 3.500 agenzie di Wedding Planner. A cui si deve poi aggiungere l’indotto.

Il bonus matrimonio figura quindi tra gli incentivi pensati sia per imprese che per le famiglie, pensato non solo per far risparmiare gli sposi, ma anche per dare un contributo al settore della ristorazione e del wedding.
Tramite detrazioni per le famiglie e contributi a fondo perduto per le imprese, il Governo prova a dare una mano al settore dei matrimoni.
Bonus matrimonio 2021: chi può chiederlo? Fondo perduto per le imprese
Il bonus matrimonio è declinato in modo da poter essere richiesto sia dai nuclei familiari che dalle imprese. Naturalmente entrambe le categorie devono essere in possesso di determinati requisiti per avere diritto all’agevolazione fiscale.
Per quanto riguarda le imprese, il bonus matrimonio consiste in un contributo a fondo perduto a patto che siano residenti o stabiliti nel territorio dello Stato, e che:
svolgano attività d’impresa, arte o professione, oppure producano reddito agrario;
devono essere impiegati (e identificati tramite codice ATECO):
nel settore della ristorazione collettiva;
nel settore del wedding.
Il contributo a fondo perduto ammonta al 30% della differenza tra il calo di fatturato annuale del 2020 e quello del 2019.
Per le imprese avviate o costituite nel 2019 o nel 2020 il contributo ammonta a 5.000 euro. Come si ottiene questo contributo? Va compilata un’autocertificazione, che potrebbe essere sottoposta ai controlli dell’Agenzia delle Entrate, che attesti: il calo di fatturato; il codice ATECO di appartenenza.
Bonus matrimonio: detrazione per gli sposi
Come anticipato, il bonus matrimonio spetta anche agli sposi.
Per gli anni 2021, 2022 e 2023 gli sposi potranno portare in detrazione alcune delle spese documentate per il matrimonio e per la festa, pari al 25% del totale speso fino a un massimo di 25.000 euro.
La detrazione verrà ripartita in 5 quote annuali di pari importo in dichiarazione dei redditi.
Le spese detraibili sono:
i servizi di catering e ristorazione;
l’affitto dei locali;
il servizio di wedding planner;
gli addobbi floreali;
gli abiti degli sposi;
il servizio fotografico;
il servizio di trucco e di acconciatura.
Va ricordato inoltre che prima del bonus introdotto dal decreto Sostegni bis, le coppie potevano già richiedere il congedo matrimoniale all’INPS: il cosiddetto bonus sposi prevede, per determinate categorie di lavoratori, un assegno da usare nei 30 giorni successivi dalla data delle nozze. (fonte www.money.it)