L'approfondimento

Incidenti in moto, aree interne e mototurismo: non è solo colpa della velocità

C'è, ovviamente, anche la velocità tra le cause degli incidenti in moto, ma il problema è complesso. "La moto bisogna saperla guidare, non basta la patente. E poi la strada per Campo Imperatore sembra ormai uno Zoo safari".

Andrea Costantini, 25enne di Pescara, Maurizio Tortola, 32 anni, e Rossana Di Noia, 31 anni, entrambi di Isernia. Sono le ultime vittime degli incidenti in moto in Abruzzo, tre in una domenica maledetta. “Un motociclista che fa un incidente è sempre considerato ‘un fuorilegge’, ma il problema sicurezza va analizzato a 360 gradi”.

Dai limiti a 10 Km/h (come quelli di Succiano), alla percezione in parte ‘fuorviante’ degli automobilisti, fino alla necessità – per chi guida una moto – di fare corsi di guida. “Sapere accendere una moto non vuol dire saperla guidare”, ci spiega Massimiliano Marifiamma, istruttore di Guida in Moto e presidente dei Motociclisti Aquilani. Due giorni dopo una domenica nera sulle strade d’Abruzzo – oltre alle tragiche morti, si sono segnalati altri due incidenti, fortunatamente non gravi – Il Capoluogo ha ascoltato chi, sulle due ruote, trascorre giornate intere, inseguendo una passione che deve essere vissuta con prudenza e responsabilità.

“Partiamo da un primo punto, cioè la statistica: in Abruzzo da aprile a luglio le principali forme turistiche sono legate al mototurismo e la aree interne della regione sono tra le più frequentate d’Europa dalle moto“.

“Questa è una delle ragioni che spiega, in parte, un numero così elevato di incidenti. Bisogna anche considerare, tuttavia, che solo una minima parte di questi incidenti sono causati da quei centauri che usano le strade come piste. La maggior parte delle persone fa semplicemente mototurismo: quindi coppie con il carico delle borse da viaggio, che viaggiano in tranquillità. Ormai sono pochi i ragazzi che guidano la moto. L’eccesso di velocità, purtroppo, c’è: che ci siano persone che non rispettano alcun limite è innegabile, così come è innegabile che queste persone vadano sanzionate – anche severamente – ma non è una costante di tutti gli incidenti in moto. Lo stesso discorso, del resto, lo si potrebbe fare per gli incidenti stradali in automobile“, sottolinea Marifiamma, ascoltato dalla nostra redazione.

La moto è un mezzo diverso dall’automobile e, di conseguenza, spesso la percezione degli automobilisti non risponde alla realtà dei fatti. È questo il secondo punto nell’analisi di Marifiamma. Alcuni sorpassi sono complicati per gli automobilisti, ma non lo sono per chi guida una moto. Se ho 200 metri di rettilineo, con un’auto è difficile sorpassare, ma con la moto – che pesa e ingombra meno ed ha un’accelerazione maggiore – sono sufficienti 10 metri per compiere la manovra di sorpasso. Magari, però, per l’automobilista che ha assistito si sarà trattato di un’imprudenza. Quindi, in tema di sicurezza stradale e di incidenti in moto, non possiamo negare l’esistenza di un problema di percezione che condiziona il giudizio dei più. Inoltre, spesso registriamo un comportamento autoritario alla guida da parte degli automobilisti, soprattutto nei confronti degli utenti deboli: pedoni, ciclisti e motociclisti“.

“Un altro punto riguarda la guida. La motocicletta è un mezzo a due ruote, quindi il pericolo nel condurla c’è. Per questo è fondamentale prepararsi alla guida del mezzo, perché non basta prendere la patente che dà l’autorizzazione a guidare una moto. Bisogna conoscere e apprendere le tecniche di guida. Le patenti di adesso guardano ai segnali, ai cartelloni con i limiti di velocità e nulla di più. Ma saper fermare la moto se si trova un ostacolo è fondamentale, perché attaccarsi semplicemente ai freni significa cadere. Quindi la frenata deve essere modulata, bisogna conoscere il mezzo, capirne i limiti: per tutti questi aspetti ci sono gli appositi corsi. Purtroppo molti tra coloro che guidano la moto, in realtà, non sanno guidarla: eppure esistono sia corsi di guida, che corsi di guida veloce. L’aggiornamento è sempre fondamentale“. 

Infine, c’è il fattore distrazione.

L’attenzione alla guida è troppo spesso messa in secondo piano, a favore di smartphone e social. Per i motociclisti ma, soprattutto, per gli automobilisti. A tal proposito, Marifiamma evidenzia: “Basta percorrere la strada che porta a Campo Imperatore per notare che, ormai, sembra di essere in uno Zoo Safari. In tantissimi si fermano, anche dopo le curve, per immortalare paesaggio e panorama. Come L’Aquila poco dopo il terremoto. Così, per le strade di montagna, capita di trovare ostacoli all’improvviso. Un problema e un pericolo in più in tema di sicurezza sulle strade”. 

Il Motoclub Abruzzo di Sulmona offre un esempio di Mototurismo. Il Capoluogo ha ascoltato anche il suo presidente, Mauro Santavenere. 

“Tra i primi problemi legati alla pericolosità degli incidenti in moto ci sono i guard-rail. Quelli che si trovano su tante strade di montagna non sono a norma. E il rispetto per il motociclista? Non c’è. L’automobilista vede una moto e pensa di avere, in automatico, la precedenza sulla strada”. 

Questa l’analisi di Santavenere che, ai microfoni del Capoluogo, aggiunge: “Quando si parla di motociclisti in generale, è importante diversificare. Ci sono giovani che pensano di poter fare, in strada, quello che fa Valentino Rossi in pista. L’adrenalina non è una scusante per rischiare la propria vita o per costituire un pericolo per la vita degli altri. Ma tantissimi sono, oggi, per fortuna i gruppi di motociclisti di Mototurismo: come il nostro Motoclub, costituito interamente da coppie che, ogni domenica, si organizzano per recarsi in una meta diversa, per visitare. Viaggiando ovviamente in tranquillità”. 

“Sono già tanti i pericoli della strada, quindi perché rischiare la pelle? Se si vuole correre si va in pista, perché la pista è sicura. Ci sono spazi di fuga, non c’è la ghiaia che si può, frequentemente, trovare su strada e che è micidiale per i motociclisti…correre su strada significa andare incontro ad un 90% di rischi che in pista si annullano quasi completamente. Non a caso per 10 anni, qui a Sulmona – precisamente nel Kartodromo all’Abbadia, ora chiuso – organizzavo lo Scooter Day: per invogliare tutti, soprattutto i giovani, a correre sulle piste con le giuste protezioni. Una volta che si prova l’emozione di correre sulla pista e si scarica l’adrenalina, non lo si fa per strada, perché si comprende più facilmente come la strada non sia affatto sicura”.