Cultura

Le nuove stanze della poesia, Nino Iacovella

Il ritratto di Nino Iacovella per l'appuntamento con la rubrica Le nuove stanze della poesia, a cura di Valter Marcone.

Nino Iacovella è nato a Guardiagrele nel ’68. Ha fatto studi nelle discipline socio economiche e nel 2013 ha esordito in poesia con Latitudini delle braccia (deComporre 2013).

Del 2015 è la plaquette con i primi testi de La parte arida della pianura (Edizioni culturaglobale 2015). Ha curato insieme a Sebastiano Aglieco e Luigi Cannillo l’antologia Passione Poesia – Letture di poesia contemporanea (1990-2015) (Ed. CFR 2016). È tra i fondatori e redattori del blog di poesia Perigeion, un atto di poesia. Vive e lavora a Milano. La Linea Gustav (Il Leggio 2019) è il suo ultimo lavoro in versi.

Di questo suo ultimo lavoro che rivendica l’importanza della memoria della Storia Poesia del nostro tempo.it scrive “ : “Tratto da una sezione già apparsa in una raccolta del poeta, Latitudini delle Braccia (De-comporre 2013), e rimpolpato di qualche inedito, La Linea Gustav prova non solo a riesumare vecchi reperti di quella che fu una situazione di divisione vera e propria di Italia (ad opera dei Tedeschi, tra il ’43 e il ’44, per ritardare l’avanzata degli Alleati) ma anche e soprattutto di ricordo convissuto, nella sua accezione riflessiva più presente, del tempo e dell’uomo che è emerso da quello scavo di terra e inchiostro. Come, dunque, questo panorama che aleggia ancora nella memoria dell’allora bambino Iacovella riesce ad essere exemplum o motivo di riflessione per quello che si è divenuti oggi?

Scostando certa retorica più consueta e rifacendosi a voci, lettere, nomi propri e -naturalmente- esempi di vissuto, il poeta restituisce intimamente una vicenda storica, capace di essere rievocata nei suoi tratti umani, più che storici, intimi, più che solo territoriali, pacati, più che roboanti. Un territorio tracciato con l’inchiostro, sia storico che temporale, con cui oggi -da uomini- poter ancora fare i conti. “Sul paese come un’ombra la linea Gustav / tracciato d’inchiostro sulle rovine / il confine tra chi si butta a terra / prima o dopo lo sparo

Sul web si possono leggere sue poesia su http://www.carteggiletterari.it/archivio-regionale-della-poesia-meridionale-dal-secondo-900-ad-oggi/mappatura-dei-poeti-abruzzesi-dal-secondo-900-ad-oggi/nino-iacovella/. Dimitri Ruggeri in Poeti d’Abruzzo pubblica alcune poesie compreso un un inedito .Su You tube si può vedere anche una presentazione di Presentazione del volume: LA LINEA GUSTAV ed. Il leggio Libreria editrice, 2019 di NINO IACOVELLA a cura dell’ANPI Un libro importante che riesce a emozionare e a insegnare allo stesso tempo, qualità difficilmente riscontrabile nella poesia contemporanea.

Di sé Nino Iacovella dice, in una intervista apparsa su Limina mundi worpress, rispondendo alla domanda: Ricordi quando e in che modo è nato il tuo amore per la scrittura?

“È stato un amore tardivo. Tardi ho iniziato a leggere. Tardi ho iniziato a scrivere. Tutto è accaduto dopo la mia laurea in economia. Lì è successo qualcosa. Ero fiaccato da quell’epopea formativa rivelatasi a posteriori, in buona parte, errata. Avrei dovuto seguire un percorso umanistico. Studiare filosofia o musica. Imparare a suonare uno strumento: il contrabbasso, il sax (amo il jazz), la fisarmonica. Forse tutte queste cose insieme. Molto probabilmente la scrittura è stata l’ultima occasione praticabile per rientrare in un alveo più consono alla mia natura: l’attività creativa. La mia è una famiglia d’arte. Il mio paese, Guardiagrele, è una terra di arti e mestieri. La creatività si respira in ogni angolo, persino nel linguaggio. Il dialetto guardiese, in Abruzzo, è fortemente contraddistinto da una dialogica aforistica. La lingua così è già una palestra di metafore e figure retoriche che pochi si rendono conto, parlando, di creare”.(…)

“Da autodidatta mi sono nutrito di qualsiasi libro capitato a tiro. Un grande disordine e una grande abbuffata che per anni, compulsivamente, ho portato avanti rubando le ore al sonno. Ho sempre amato leggere le biografie dei grandi scrittori e dei grandi artisti in generale. Ero affascinato dalla loro dedizione. Amo molto la letteratura americana contemporanea. I grandi maestri, prima che nella poesia, li ho trovati negli autori di narrativa breve: Raymond Carver, Richard Yates, Alice Munro. Tra i grandi romanzieri invece Truman Capote e Richard Ford, così come l’intramontabile William Faulkner e Michel Houellebecq. Degli italiani faccio un nome deciso: Giorgio Vasta de Il tempo materiale. La poesia è arrivata dopo con Charles Simic, Philip Schultz, Seamus Heaney e René Char tra gli stranieri; tra gli italiani la scrittura di Antonella Anedda ha avuto, per stile e suggestioni, il risalto maggiore nelle mie preferenze. Notti di pace occidentale e Le residenze invernali sono state svolte decisive per i primi passi della mia scrittura”.

A proposito di “Latitudine delle braccia” un’altra silloge che parla di storia in forma di poesia Luciano Nota su La presenza di Erato.it dice: “Prendere coscienza del dramma della guerra, entrare nella Storia che non si è vissuta ma che è parte integrante della nostra identità vuol dire fare memoria, tenerne il filo perché non accada ancora ed è, anche, conoscere se stessi. “Latitudini delle braccia” è tutto questo: un documento storico redatto in forma poetica di una bellezza disarmante per la lucidità dello sguardo che non indulge mai in sentimentalismi e la lucentezza di un linguaggio “portante” di immagini vivide al punto da far passare i suoni, gli odori, le sensazioni epidermiche. L’autore intraprende un percorso storico- antropologico dal profondo delle radici verso il ramo che oggi egli è, frutto non casuale della storia della sua terra e della sua famiglia. Nella sua accurata prefazione, Alessandra Paganardi afferma giustamente che Iacovella sente su di sé il pegno heideggeriano dell’essere gettati nel mondo e aggiungerei che l’intera opera è pervasa dalla consapevolezza di quel “essere –per- la morte” che è presa di coscienza, tutt’altro che scontata, della propria precarietà e, quindi, scoperta di poter comprendere se stesso e la propria finitezza nell’essere del Tutto, condizione positiva che rende autentiche le scelte dell’uomo e, con esse, la sua vita. L’opera procede per istantanee, scatti di una Polaroid che focalizza di volta in volta attimi di vissuti individuali da riconsegnare alla Storia e al contempo definiscono i contorni del volto di colui che sta dietro la macchina fotografica. In esergo uno scatto sulla strage alla stazione di Bologna fissata nella esattezza del minuto. Un evento che squarcia il tempo, crea un varco fra passato e presente e il ricordo dei racconti paterni sulla guerra torna come memoria di un vissuto atavico, personale, che è proprio del poeta e lo compone nella sua interezza.”

da La Linea Gustav (Il Leggio 201 9)

Per non dimenticare i nomi
ogni dito che conta è fuori posto, non tiene il computo,
la somma che invece si fa con la voce è rotta
e per questo c’è sempre l’assenza di un volto
a discolpare il pianto

***
Vorrei cambiare nome agli inverni
tenendo più stretto il ricordo del freddo
il gelo nelle dita dei soldati

Veder sparare ancora i tedeschi
a denti serrati dall’alto del muraglione
con occhi che spezzano a vivo
la coda inerme degli sfollati

E cercarvi lì, tra i vecchi a coprire le madri,
le madri come rifugi per sagome minute
(tra il seno e la spalla, insenature
come porti per piccole teste
spaurite nella burrasca)

Sul paese come un’ombra la linea Gustav,
tracciato d’inchiostro sulle rovine,
il confine tra chi si butta a terra
prima o dopo lo sparo

leggi anche
Cultura
Le nuove stanze della poesia, Giorgio Galli
Cultura
Le nuove stanze della poesia, Nicoletta Fazio
Cultura
Le nuove stanze della poesia, Dante Marianacci
Cultura
Le nuove stanze della poesia, Roberto Michilli