Piano Draghi, per l’Abruzzo una opportunità da non perdere: la Regione deve cambiare rotta

Piano Draghi: se l’Abruzzo spenderà bene le risorse disponibili avremo una crescita del prodotto del 20% in 5 anni. Ma serve una svolta. L’analisi dell’economista Piero Carducci
I numeri dicono che l’Abruzzo è una regione in ritardo che, negli ultimi anni, scivola sempre più verso il Sud nei suoi principali indicatori di reddito, di occupazione, di ricchezza. Il piano Draghi rappresenta una importantissima opportunità da cogliere. Ora tocca alla politica ed agli amministratori saperne approfittare.
Occorre abbandonare la “cultura del lamento” e fare scelte prioritarie da parte del Governo regionale che sinora ha dimostrato una certa confusione di idee ed una scarsa capacità di programmazione, pur disponendo di un solido Programma di mandato come guida per le scelte programmatiche di fondo.
Voglio dire che una regola base della politica economica afferma che occorre individuare 6 priorità e non 70 priorità come si è fatto, perché indicare 70 priorità significa indicare nessuna priorità.
L’Abruzzo deve modernizzare la sua pubblica amministrazione, rafforzare il suo sistema produttivo e intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze. Con le risorse in arrivo possiamo riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita regionale negli ultimi anni.
I sei obiettivi del Piano sono: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; salute; inclusione e coesione.
Il Piano è orientato a favorire l’inclusione di giovani e donne nel lavoro, al sostegno all’istruzione, alla formazione, alla ricerca. Vengono promosse le reti digitali, l’energia e i porti, ovvero quella connettività internazionale di cui l’Abruzzo ha disperato bisogno.
Ma tutti questi interventi, che beneficio porteranno all’Abruzzo, se avremo una classe dirigente in grado di approfittarne? La mia stima macroeconomica per l’Abruzzo è che il Piano Draghi avrà un impatto significativo sulle principali variabili macroeconomiche.
Se l’Abruzzo spenderà bene le risorse disponibili, avremo una crescita del prodotto del 20% in 5 anni.
Numeri superiori alle medie nazionali, perché partendo arretrati potremo crescere più velocemente. Gli investimenti previsti nel Piano porteranno inoltre a miglioramenti marcati negli indicatori di occupazione (+5% in media), soprattutto per l’occupazione femminile e l’occupazione giovanile (+7%).
Ora tocca alla politica governante, ed occorre davvero una svolta. Per perseguire i sei grandi obiettivi del PNRR, perfettamente in linea alle esigenze della nostra regione in strutturale ritardo, occorre rivedere profondamente le scelte programmatorie regionali, perseguire una cultura delle priorità ed abbandonare la cultura dei finanziamenti a pioggia e delle strampalate operazioni di marketing territoriale. Anche le società regionali devono essere più incisive e coerenti nella loro azione agli obiettivi del PNRR, cosa che non sempre avviene per essere eufemistici.
L’Abruzzo può farcela a risalire la china, se riesce a mobilitare le sue vere risorse, a partire dalle Università e centri di eccellenza, combinare immaginazione, capacità progettuale e concretezza, per consegnare alle prossime generazioni una regione più moderna, all’interno di un’Italia più forte e solidale.