Perdonanza 2021, si chiude la Porta Santa: “L’Aquila diventi scuola di dialogo”

29 agosto 2021 | 19:41
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Perdonanza 2021, si chiude la Porta Santa: “L’Aquila diventi scuola di dialogo”

Si chiude la Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio. Il cardinale Giuseppe Petrocchi: “L’Aquila diventi scuola di dialogo”.

Al termine della Santa Messa delle 18, il cardinale Giuseppe Petrocchi, insieme al sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, ha chiuso ufficialmente la Porta Santa della Basilica di Collemaggio, chiudendo anche le celebrazioni religiose principali della Perdonanza 2021. Appuntamento all’anno prossimo, per una Perdonanza particolarmente attesa per la possibile presenza di Papa Francesco. È stato lo stesso cardinal Petrocchi a invitare il Santo Padre; molto dipenderà dagli impegni di Papa Francesco, ma al momento la Sua presenza per la prossima Perdonanza non appare un’ipotesi lontana.

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Intanto si è chiusa la 727ª edizione, con le parole del Cardinale Petrocchi che ha rilanciato il significato teologico della Perdonanza, “un evento profetico, acceso nella Chiesa dallo Spirito Santo”.

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“Oggi, dopo sette secoli, – ha sottolineato il cardinale nella Sua omelia – comprendiamo meglio la straordinaria “portata” spirituale e umana della Perdonanza, che scaturisce dal “genio” pastorale di Celestino V. […] Nelle sue sue “esplorazioni ascetiche” aveva compreso che spesso negli strati profondi della personalità si muovono “fattori patogeni”, che fanno “ammalare” l’anima e provocano poi “traumi” nella comunità, ecclesiale e sociale. Tra questi risulta particolarmente distruttivo e contagioso il “rancore”, generato dal perdono-negato.  Mosso da questa intuizione, a voce alta si è fatto “eco” dell’appello pressante dell’apostolo Paolo: «vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio» (2Cor 5, 20-21). La Perdonanza è la celebrazione della misericordia del Padre celeste, donata a noi in Cristo, crocifisso e risorto, e da noi accolta, vissuta e trasmessa agli altri. Ogni giorno il credente impara, con progressiva intensità, a lasciarsi perdonare, a perdonarsi, a chiedere perdono e a offrire perdono”.

“È l’amore – ha sottolineato il cardinale – che misura la salute dell’anima. Il perdono, perciò, ha una valenza “terapica” e fornisce una spinta fondamentale alla crescita integrale della persona. Chi perdona non cancella il ricordo di ciò che è accaduto. È amico della sapienza: non ricorre a mistificazioni, mettendo un’etichetta positiva dove compare un evento negativo. Chiama le cose con il loro nome effettivo. Identifica il male e lo denuncia, ma non si lascia intrappolare dal circuito vizioso delle reazioni ostili, anzi, risponde al male con il bene. E, con l’aiuto di Dio, impara anche ad andare “oltre”, riuscendo a ricavare il bene dal male: e sta proprio qui la svolta evangelica”.

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L’Aquila – ha poi dichiarato il cardinal Petrocchi – deve diventare “Scuola di dialogo”, “Laboratorio” di progetti e iniziative capaci di attivare mediazioni ed istituire percorsi di riconciliazione. Come è noto, la “docenza” deve far rima con “testimonianza”, perché qualunque insegnamento, per essere autorevole e credibile, postula una conferma nella condotta pratica di chi lo professa. L’ “Anima celestiniana” della Perdonanza – contrassegnata dall’umiltà onesta e coerente – ci obbliga a fare in modo che tra il “dire” e il “fare” non ci sia di mezzo “il mare”, ma “l’amare”. L’amore, infatti, è forza coesiva che consente di tradurre le convinzioni in comportamenti adeguati. Sappiamo, senza ingenuità illusorie, che il messaggio evangelico incontra resistenze: deve superare ostacoli e vincere spinte avverse. Ma ci conforta, e ci rende perseveranti, la certezza che il Signore agisce a nostro fianco e ci assiste con la Sua forza. È il brano del profeta Geremia che ci garantisce questa alleanza: «ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti» (Ger 1,19)”.

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“La Festa della Perdonanza si chiude, come evento liturgico, ma continua, ogni giorno, come percorso di maturazione integrale: ecclesiale e sociale. Chi si accosta alla spiritualità celestiniana constata che essa ha una forte impronta mariana, sostenuta da una intensa e filiale devozione: la Basilica di Collemaggio ne è una imponente testimonianza architettonica”.

Foto Credits Comitato Perdonanza