Politica

Draghi detta la linea, verso il vaccino obbligatorio

I partiti litigano ma Palazzo Chigi sembra non scuotersi più di tanto. Il Premier Draghi detta la linea: si va verso l'obbligo vaccinale.

ROMA – Draghi dà la linea: verso il vaccino obbligatorio contro il Covid19.

I partiti litigano ma Palazzo Chigi sembra non scuotersi più di tanto. L’unica concessione che Draghi è disposto a fare è quella cabina di regia chiesta a turno dagli alleati di questa anomala maggioranza. Il presidente del Consiglio sa perfettamente che i partiti che lo sostengono hanno bisogno, anche in vista delle prossime elezioni amministrative, di manifestare la propria esistenza in vita. Così la Lega, ossessionata dalla concorrenza di Giorgia Meloni, alza la voce sul tema, caro da sempre, quello dell’immigrazione, e punta il dito sul ministro Lamorgese. Ma la responsabile dell’Interno non è in discussione. Così se la Lega in Commissione alza il tiro contro il green pass, ecco che arriva il presidente del Consiglio che annuncia l’estensione dell’obbligo vaccinale.

Renzi fa polemica sul reddito di cittadinanza, i 5Stelle fanno quadrato e contano sul sostegno del Pd. Alla fine qualcosa il governo farà, tutti si diranno più o meno soddisfatti, ma nulla metterà in discussione l’esecutivo. Il Pd cerca le proprie battaglie identitarie sulla legge Zan o sullo ius soli, ma Draghi si mantiene alla larga dalla polemica: è materia parlamentare non di governo.

Insomma i partiti sgomitano, polemizzano, cercano visibilità, ma tutti si fermano sulla soglia di Palazzo Chigi: il premier non si discute. Tanto che nella maggioranza, tutti pensano che dovrà essere Draghi a guidare il governo fino al termine della legislatura, cioè nella primavera del 2022. Prima c’è la questione Quirinale, ma si vedrà dopo le elezioni di ottobre. Ma Draghi appare impermeabile.

Letta e Salvini si sono accapigliati sul Green pass, così Draghi nella conferenza stampa detta la linea: si andrà verso l’obbligo vaccinale, perché nessun ostacolo deve esserci per una ripresa economica che mostra segnali incoraggianti.

Così quella cabina di regia tanto invocata sarà l’occasione per affrontare temi come quello delle riforme necessarie per accompagnare lo sviluppo economico e per spendere bene i finanziamenti europei. Draghi sa bene che la vera partita è quella. Lo sanno anche i partiti che a volte si accapigliano come i polli di Renzo, ma che alla fine sperano nel successo del manovratore, per accreditarsi il merito di averlo sostenuto cercando un compenso elettorale.

Con l’avvicinarsi della scadenza del 3 ottobre, quando si voterà nelle maggiori città italiane, ci saranno sempre più momenti di polemica, ma tutto si fermerà prima del portone di Palazzo Chigi. La linea da seguire la indicherà Draghi, Lo ha fatto ieri sui vaccini e lo farà ancora in seguito. L’unico rischio è quello dell’opposizione di Giorgia Meloni, se continuasse a crescere nei sondaggi potrebbe rendere difficile il compito di Salvini, costretto a mediare tra l’ala governista di Giorgietti e Zaia e l’ala barricadera di Borghi.

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