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Maxxi L’Aquila e Munda insieme, al Castello storia e proiezioni speciali per “Gli occhi del topo”

Munda e Maxxi insieme per la performance incentrata sulle memorie storiche della vita del Castello: installazione audio visiva proiettata al tramonto, con uno studiato gioco di luci, colori e suoni, sulle mura di cinta del Forte.

Collaborazione artistica a L’Aquila, arriva “Gli occhi del topo”, fritto della collaborazione tra Munda e Maxxi.

Per il Festival Internazionale di performance d’arte, danza, teatro e musica PERFORMATIVE.01 si terrà venerdì 17 settembre alle 21.00 la performance “Gli occhi del topo”, prodotta nell’ambito della partnership tra MAXXI L’Aquila e MuNDA – Museo Nazionale d’Abruzzo.

L’opera è frutto della committenza “I percorsi difensivi rinascimentali del Forte spagnolo” affidata ai performer Masbedo e realizzata presso il Castello spagnolo dell’Aquila, sede del Museo Nazionale d’Abruzzo, edificato nel 1532 dal nuovo viceré del Regno di Napoli Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga.

Il duo di artisti lavora a un progetto composito che si articola in una performance incentrata sulle memorie storiche della vita del Castello, che si traduce in un’installazione audio visiva site specific proiettata al tramonto, con uno studiato gioco di luci, colori e suoni, sulle mura di cinta del Forte, attivando una riflessione comune sul contesto del Castello Cinquecentesco e sul suo significato per la comunità aquilana.

Castello L’Aquila, riapertura vicina: fine lavori primo lotto entro l’anno

“Il progetto – commenta la Direttrice del MuNDA Maria Grazia Filetici – nasce con la volontà di dare voce a un luogo caro alla città quale quello del Castello, in vista della sua attesissima riapertura. Felici di restituire momenti di partecipazione al prossimo rientro del Museo al Castello, grazie alle conoscenze storiche ed alla disponibilità del nostro team di studiosi che hanno collaborato con i Masbedo”.

Le immagini in movimento e gli elementi audio della performance e della video installazione immersiva sono girati tutti all’interno del Castello dai Masbedo, per raccontare il mondo sotterraneo e labirintico dove gli unici sbocchi all’esterno e di comunicazione interna sono delle feritoie nella muratura dell’edificio. Un luogo in cui prevale l’aspetto uditivo, evocando l’immaginario di chi abitava e si perdeva nel Castello ragionando sulla forza del suono.

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