La reatina Ludovica Gregori vince il concorso europeo New European Bauhaus

L’architetto Ludovica Gregori, originaria di Rieti, porta Accumoli nel cuore dell’Europa e vince il concorso di Ursula von der Leyen con un progetto sulla ricostruzione post sisma.
Dottoranda presso l’Università degli Studi di Firenze, Ludovica Gregori, originaria di Pescorocchiano, in provincia di Rieti, ha partecipato al concorso con il progetto Ricostruzione Sociale Post-Emergenza, nella categoria “Luoghi ripensati per incontrarsi e condividere”.

Il concorso, come riporta il sito www.rietinvetrina.it, nasce con l’idea di promuovere un nuovo impulso alla sostenibilità ambientale e sociale, e ha lo scopo di selezionare i progetti più innovativi presentati da giovani di tutto il mondo. Su più di duemila candidature inviate dal 23 aprile al 1° giugno 2021, sono stati selezionati 60 finalisti e successivamente individuati 20 vincitori, di cui 10 progetti Under 30 tra i quali Ludovica è risultata vincitrice.

“I terremoti collegano le difficoltà sociali e psicologiche all’architettura: la perdita dell’ambiente costruito segue quella dell’identità del luogo, che costituiva la geografia sociale degli abitanti. La visione dell’identità come processo assunto da questa ricerca deriva dall’intervista agli psicologi del caso studio di Accumoli, piccolo paese del Centro Italia distrutto dal Terremoto del 2016, sostituito da un plesso temporaneo costituito da unità edilizie modulari le cui caratteristiche possono avere effetti negativi a lungo termine: isolamento, inerzia, e disaggregazione”.
Queste le parole che accompagnano la descrizione del progetto di Ludovica Gregori, che proprio dalla tragedia che nel 2016 ha devastato il nostro territorio ha trovato la spinta per proporre una nuova, originale ripartenza, combinando in un unico intreccio il tema del sociale e quello della sostenibilità.
“Dalla ricerca è risultato evidente che l’attenzione dovrebbe essere rivolta al layout del nuovo sviluppo urbano, il rapporto spaziale tra le case e lo spazio pubblico tra di loro. I moduli post-emergenza non potrebbero mai sopperire ai bisogni propri degli individui terremotati. Lo studio nasce dall’empatia verso scenari post-emergenza, dove tempo e risorse richiedono pochi semplici punti di riferimento. Gli elementi devono riguardare principalmente le funzioni, le distanze e le peculiarità degli spazi necessari per svolgere determinate attività. Ci sono consigli su layout, mix di funzioni e orientamento degli edifici di un villaggio provvisorio; considerazioni su interazione spontanea e distanze percorribili, connessioni visive, confini tra pubblico e privato e accesso veicolare”.
