Le nuove stanze della poesia

Le nuove stanze della poesia, Marco Tabellione

Il ritratto di Marco Tabellione per l'appuntamento di oggi con a rubrica Le nuove stanze della poesia, a cura di Valter Marcone.

Marco Tabellione (Musellaro 5.5.1965), laureato in lettere con una tesi sulle avanguardie poetiche degli anni Sessanta, specializzato in giornalismo, è insegnante e collabora con quotidiani e riviste letterarie.

Ha pubblicato: i volumi di poesia Gli uni e gli altri bui, InCanti, L’alba e l’ala, Tra cielo e mare, L’eternità dell’acqua; i romanzi Il riso dell’angelo e L’isola delle crisalidi; i saggi L’immagine che uccide, La cura dell’attimo, Il canto silenzioso. Ha conseguito i seguenti premi letterari: “Sandro Penna”, “Teramo”, “Palazzo Grosso”, “Sant’Egidio”, “Adottiamo uno scrittore”, “Zenone”, “Lamerica”, “De Lollis”, “Spinea”, “Liliana Bragaglia”, “Vivi l’Abruzzo”, “Città delle Rose”, “Civitaquana”, “Pablo Neruda”, “Rassegna editoria abruzzese”, “Maiella”, “Parco Antonino”.

Nel 2018 con il volume di versi: L’eternità dell’acqua (2017) vince il primo premio per la poesia alla rassegna dell’editoria abruzzese.

Scrive Elisabetta Mancinelli: “Così il poeta scrittore si racconta: “Vorrei partire dalla mia ultima raccolta poetica , “L’eternità dell’acqua” che giunge dopo 14 anni dall’ultimo che era stato Tra cielo e mare del 2003. Sono anni in cui ho scritto molto e non solo di poesia. Nel frattempo ho elaborato un nuovo percorso, o meglio una nuova meta al percorso poetico già tracciato dalle precedenti raccolte; ma anche dai miei studi universitari, in cui ho potuto collaborare con Alfredo Giuliani, tra i maggiori poeti italiani del dopoguerra, teorico dei novissimi (sui quali ho svolto la tesi) e docente a Chieti dove ho conosciuto, oltre a Francesco Iengo professore di estetica, anche un altro docente fondamentale per me, Gian Pietro Calasso, regista e scrittore, fratello di Roberto Calasso dell’Adelphi. Questi tre grandi sono i miei fari, oltre ai massimi autori della letteratura mondiale di cui cito solo alcuni: Baudelaire, Proust, Kafka, Ungaretti. “L’eternità dell’acqua” è un libro sul fluire continuo della vita, un tema che mi ha sempre affascinato e in un certo senso oppresso. Cos’è il tempo? Come la vita si dipana nel tempo? E poi perché la vita? Perché ha assunto le forme che ha? Perché le ha assunte? E l’uomo? Cos’è l’individuo di fronte allo scorrere del tempo, di fronte all’universo? La metafora dell’acqua mi ha in un certo senso offerto un simbolo che potesse ergersi a risposta. L’acqua scorre. Dunque non sta, ma è nel moto; tuttavia dà vita a entità stabili, come un fiume, la pioggia, il mare, stabili nel senso che hanno una loro unità, una loro maniera in qualche modo afferrabile. Ma l’acqua – e qui mi sembra di trovare anche degli appigli etici e morali all’esistenza umana e alle mie domande metafisiche – l’acqua non è solo simbolo dello scorrere continuo, è simbolo anche dell’unità perfetta, dell’armonia. L’acqua è liquida, e ogni sua unità, ogni goccia è se stessa e nello stesso tempo la liquidità totale. L’acqua diventa così per me la metafora perfetta dell’armonia.”(1)

Scrive ancora Remo di Leonardo su Colline d’oro.net: “L’eternità dell’acqua è una raccolta di poesie dove l’autore si avvia, attraverso un lungo viaggio, nei misteri e nei segreti dell’uomo e nel suo bisogno di rapportarsi all’assoluto, uno sguardo sofferto ed estasiato all’essere e al suo scorrere continuo, un tentativo, dato alla poesia e alle parole, di comprendere il senso del tutto e il ruolo del singolo frammento. Nella poesia di Tabellione l’acqua si fa simbolo del fluire cosmico, dove affetti, idee, natura, le morti dolorose, cercano la loro armonia e sembrano trovarla nell’immagine del flusso eterno, di cui il verso musicale del poeta si fa eco e imitazione”.
(https://storiaestoriedabruzzo.blogspot.com/2019/01/marco-tabellione-lo-straordinario-poeta.html)

Seme d’anime

Passano i fiumi le terre
Persino le stelle si muovono con i cieli
Le acque tornano ma non sono mai le stesse
Ogni istante muore nascendo
E i petali hanno la morbidezza dell’effimero
Eppure sento dentro un sempre
Un’eco continua e identica
Una musica senza tempo
Come una luna perenne e immobile
Un seme d’altre anime
Il sapore infinito del mio essere
Il silenzio che mi parla

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