Anche in Abruzzo la ripresa economica è solo per pochi

18 ottobre 2021 | 23:03
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Anche in Abruzzo la ripresa economica è solo per pochi

Il Pil aumenta ma cresce il numero dei poveri assoluti. Una contraddizione solo apparente: la ripresa c’è, ma non incide sulla povertà. L’analisi sulla ripresa economica di Piero Carducci, economista

Nei giorni scorsi le fonti di informazione hanno riportato due importanti notizie in apparente contraddizione. Da un lato, in Italia il numero dei poveri assoluti continua ad aumentare arrivando a 5,6 milioni, un record negativo mai toccato in passato. Ovviamente l’incidenza delle famiglie in povertà è più alta al Sud e nelle aree marginali come le aree interne. Dall’altro lato, però, l‘economia corre svelta e l’incremento del PIL 2021 sarà vicino al 7%.

Ma come, c’è una forte ripresa ed i poveri continuano inesorabilmente ad aumentare?

In realtà i numeri non sono in contraddizione: la ripresa c’è, ma non incide sulla povertà. Questo perché la crescita del PIL va attribuita quasi esclusivamente al forte aumento delle esportazioni di un gruppo molto ristretto di imprese, appena lo 0,4% delle imprese italiane. Si tratta di circa 18mila imprese che fanno nel 2021 i 2/3 dell’export nazionale!
Quindi la ripresa c’è … ed i poveri aumentano.

Purtroppo questo accade anche in Abruzzo che entra tra le 5 regioni a “povertà cronica”, dove cioè i nuovi poveri aumentano da 5 anni di seguito e soprattutto negli ultimi. La ripresa c’è, ma non è diffusa, inclusiva, equa. Non è una ripresa che riguarda tutti i settori e penetrante nei territori. Non è una ripresa che dà lavoro ai giovani ed alle donne. Non è una ripresa delle aree marginali come le nostre aree interne che arrancano e perdono i giovani.

La ripresa si allargherà, si sta svegliando e galopperà il comparto dei servizi, dopo un anno e più di stop, ma l’impatto sulla povertà sarà quasi irrilevante in assenza di misure redistributive specifiche.

Occorrono buone politiche regionali e locali per combattere l’esclusione sociale, ora che gli strumenti di sistema ci sono tutti (PNRR). Tocca alla Regione ed ai comuni grandi (come L’Aquila) guidare lo sviluppo dei comprensori e darsi da fare, molto più da fare. Il timone delle riforme e della modernizzazione dell’Italia è nelle mani competenti di Draghi, e l’Europa ha fornito molto carburante.

Preoccupa però la capacità di governance della nostra Regione. I numeri dicono che l’Abruzzo è in ritardo, negli ultimi anni scivoliamo sempre più verso il Sud nei principali indicatori di reddito, di occupazione, di ricchezza. Le opportunità ci sono, ma purtroppo il Governo regionale ha dimostrato una certa confusione di idee ed una scarsa capacità di programmazione, basti vedere come si sta trattando la questione cruciale dell’Autorità di sistema portuale, laddove è evidente che, se vogliamo la crescita di tutto l’Abruzzo, il nostro porto “core” deve essere Civitavecchia e non Ancona. Un grave errore strategico da rimediare se vogliamo partecipare alla grande mobilità europea Ovest/Est (Barcellona/Civitavecchia/Abruzzo interno/Ortona/Est Europa) ed intercettare la Via della Seta.

Pure sulle priorità di programma la Regione ha qualche difficoltà a focalizzare le cose importanti da fare: puntare su 70 priorità, come si è fatto recentemente, significa puntare su nessuna priorità. Purtroppo la scenografica comunicazione della Regione e la coreografia delle sue partecipate non generano sviluppo.

Se l’Abruzzo vuole cogliere l’opportunità del PNRR, e creare lavoro che della povertà è l’antidoto, deve decisamente cambiare rotta.

Rafforzare il sistema produttivo significa contrastare povertà ed esclusione sociale. Con le risorse del PNRR possiamo riprendere un percorso di crescita sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che bloccano la crescita. Occorre mettere al centro dell’agenda della politica regionale e locale una, e non settanta, priorità: il lavoro! Lavoro fondato su formazione, innovazione, competenze. L’Abruzzo potrà crescere, per via della creazione di nuovo lavoro, se avrà una classe dirigente, non solo politica, in grado di capire la rotta della crescita sostenibile ed inclusiva. L’Abruzzo può farcela a risalire la china, se riesce a mobilitare i suoi mille e mille talenti nella costruzione di una regione più moderna e solidale all’interno di un’Italia migliore. Speriamo bene…