Mammut L’Aquila, la star del Castello si presenta dopo il restyling
Il mammut con la sua imponenza è da sempre uno dei simboli identitari della città! Andiamo a scoprire qualche curiosità sulla sua vita.
Il mammut (Mammuthus Merdionalis) ha incantato generazioni di aquilani e di turisti. Dalla sua “abitazione” nel bastione Est del Forte Spagnolo ha raccolto le emozioni dei tanti che sono rimasti ammutoliti davanti a 4 metri di “bestione” al garrese, con circa 1 milione e 300 anni sulle spalle, decisamente ben portati.
Si sa, gli anni passano per tutti, e anche lui, il Mammut ha comunque sentito la necessità di rifarsi il look! Il restauro è stato reso possibile grazie alla generosa donazione del corpo della Guardia di Finanza e adesso è pronto per mostrarsi al pubblico, con l’apertura straordinaria di 2 giorni di visite, in programma per il 30 e 31 ottobre.
Il fossile del Mammut, unico nel suo genere e in un perfetto stato di conservazione, fu rinvenuto, quasi per caso, nel 1954 in una cava di argilla in una località presso Scoppito, a Madonna della Strada, nella conca aquilana che un tempo era un bacino lacustre.

Risale a 1,3 milioni di anni fa e probabilmente si aggirava da quelle parti proprio per l’abbondante presenza di acqua dato che, secondo alcuni studi, aveva bisogno, nella sua dieta quotidiana, di almeno 80 litri d’acqua e di 200 di erba.
Il periodo in cui è vissuto è stato ricostruito anche grazie agli studi compiuti sugli strati di sabbia e argilla che lo ricoprivano quando è stato rinvenuto. Questi sedimenti hanno fornito informazioni utili sull’anagrafica e su come si sia modificato l’ambiente in cui è vissuto.
Manca all’appello una zanna, quella sinistra, mai ritrovata, probabilmente persa dal mammut durante uno scontro con un altro esemplare maschio, in un “contenzioso” per una femmina. La zanna destra, ben conservata, pesa ben 150 kg.

Anche nella preistoria quindi si litigava per amore! A quanto pare, quindi, il mammut era un esemplare maschio. Questo dato è stato stabilito per la particolare forma e per l’ampiezza della cavità pelvica, ovvero dell’apertura del bacino, (più grande e ampia nelle femmine).
Le ricerche condotte con il restauro hanno permesso di conoscere anche altri particolari attraverso lo studio delle ossa. Era molto alto come abbiamo detto e con una massa corporea di oltre 11 tonnellate, (quasi il doppio dell’elefante asiatico attuale).
Morì di vecchiaia a 55 anni circa, (lo sappiamo dallo stato di usura dei denti); nell’ultimo periodo sella sua vita aveva una postura scorretta, su un fianco, probabilmente dovuta alla mancanza della zanna che lo portava a sbilanciarsi.
Resta, ancora oggi, l’unico esemplare quasi perfettamente integrato trovato nella zona anche se, nell’aquilano, sono diversi i siti in cui sono state rinvenute ossa e denti fossili di tanti animali diversi, tra cui un Mammut di steppa, una iena macchiata e un ippopotamo.
In ogni caso, resta comunque un simbolo identitaria della città; un qualcosa che nemmeno la forza del distruttrice del sisma è riuscita a cancellare!