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Cocaina a L’Aquila, le piazze di spaccio controllate dall’organizzazione criminale

26 ottobre 2021 | 13:16
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L’AQUILA – Operazione Magnetic box, le piazze di spaccio controllate dall’organizzazione albanese/kosovara. Ecco dove e come agivano.

Avevano il controllo di una cospicua parte dello spaccio di cocaina a L’Aquila gli affiliati dell’organizzazione criminale formata da cittadini albanesi e kosovari smantellata dalla Polizia di Stato con l’operazione Magnetic box, a seguito di un’attività di indagine partita nel 2018, grazie all’arresto di un cittadino italiano, che si è poi rivelato essere una “pedina” minore di tutta l’organizzazione che controllava gran parte dello spaccio sul territorio di Pettino, Torrione e Pile.

In particolare gli spacciatori agivano in diverse zone, da San Giuliano a Collesapone, fino a un distributore sulla statale 80 e gallerie commerciali dell’Aquila Ovest. Le cessioni avvenivano anche nella zona del cinema, e in diverse aree commerciali del territorio.

Come spiegato in conferenza stampa, il sodalizio albanese/kosovaro era riuscito a imporsi nello spaccio di cocaina in città, utilizzando anche giovanissimi per le attività di spaccio. In tutto 12 le misure cautelari firmate dal giudice. Sette di queste (5 in carcere e 2 ai domiciliari) sono state già eseguite. Si cercano altre 5 persone ancora irreperibili, per cui – come spiegato dal dottor Sandro De Angelis, Capo di Gabinetto della Questura – sono state avviate le cooperazioni internazionali opportune, in quanto alcuni dei soggetti gravati dalla misura cautelare risultano all’estero. Un altro degli arrestati, invece, è stato rintracciato a Putignano.

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Corposo il giro d’affari gestito dall’organizzazione, che sostanzialmente aveva il controllo di gran parte del territorio, per quanto riguarda lo spaccio di cocaina. Difficile quantificarlo con precisione, ma sono migliaia di euro al giorno che entrava nelle casse del sodalizio criminale. È stato infatti calcolato che in 10 giorni sono stati immessi sul “mercato” aquilano circa 2 kg di cocaina. I proventi reinvestiti in attività lecite in Italia e all’estero.

A rendere particolarmente complesse le indagini, come spiegato dal dottor Danilo Di Laura, Capo della Squadra mobile, l’utilizzo di magneti all’interno dei pacchetti di cocaina. I magneti, infatti, consentivano di nascondere la droga all’interno dei guard rail e in punti nascosti delle auto utilizzate per i trasporti. Inoltre difficili le interpretazioni delle intercettazioni, in quanto gli spacciatori utilizzavano dialetti della lingua madre per non farsi capire. Tra gli acquirenti, tossicodipendenti noti alle forze dell’ordine, ma anche un’ampia fetta “trasversale” di ogni ceto sociale.

Precauzioni che però evidentemente non sono servite: “È una operazione che la città aspettava – ha sottolineato il dottor De Angelis – perché diversi episodi hanno creato molto allarme sociale, ma tutto era ben vigilato dall’attività investigativa”. Durante le perquisizioni non sono state trovate armi vere, ma solo una pistola scacciacani.

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L’operazione odierna – ha aggiunto il dottor Di Laura – ha messo in luce profili criminali forti e influenti che hanno conquistato una buona fetta dello spaccio di cocaina a L’Aquila. Si tratta di soggetti anche molto giovani, spesso legati da rapporti di parentela e radicati sul territorio, avendo intessuto rapporti sociali e anche economici, attraverso attività commerciali”.

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