Cultura e tradizioni

Commemorazione dei defunti e tradizioni dell’Alto Aterno

La commemorazione dei defunti e le tradizioni di questa giornata nell'Alto Aterno. L'omaggio di Nando Giammarini.

Il mese di novembre tradizionalmente è legato alla commemorazione dei Defunti, una ricorrenza che arricchisce di umanità le varie Comunità di appartenenza e le loro genti.

Anche chi non è solito frequentare i cimiteri durante il corso dell’anno, ci va almeno il 2 novembre, prega con più intensità per i cari defunti e programma funzioni religiose in loro suffragio. Ciò accade soprattutto il dì seguente la festa di tutti i Santi non a caso nella dicitura popolare è definito il “giorno dei morti”.

Va ricordato che quest’anno, nelle attuali contingenze dovute alla pandemia da “covid-19”, le Indulgenze plenarie per i fedeli defunti saranno prorogate per tutto il mese di novembre, con adeguamento delle opere e delle condizioni atte a garantire l’incolumità dei fedeli. Quindi il rispetto delle distanze di sicurezza, dei DPI ed evitare i vari assembramenti che si potrebbero creare. Se le ferite causate da un evento catastrofico fino all’estremo tributo della vita non possono mai davvero essere rimarginate, il cimitero è un luogo importante, di memoria sì ma anche di consapevolezza futura.

Sino alla metà del secolo scorso la morte di una persona condizionava la vita della Comunità che supportava e si stringeva ai cari della persona scomparsa nella consapevolezza che al fatidico giorno non sarebbe scampato nessuno. Si costruiva il senso del vivere in previsione del dover morire.

La crisi attuale in cui versano i riti tradizionali e la mancanza di scripts sociali conferiscono a tale inevitabile quanto naturale condizione, i tratti della peggiore delle disgrazie indipendentemente dalla causalità dell’evento. Nei primi giorni di novembre, che per tradizione sono dedicati alla commemorazione dei defunti è possibile individuare particolari spazi, a parte quelli religiosi in chiesa o al cimitero, in cui incontrarsi per dialogare e confrontarsi, rivalutando la morte ed il morire come elementi della vita. Il mio pensiero particolare va quest’anno agli scomparsi a causa della terribile pandemia e sono davvero tanti, più o meno giovani, in ogni parte del Paese ivi compresi quelli del mio montano borgo. In questi giorni il cuore e gli occhi di molti sono pieni di lacrime e dolore ricordando chi, in codesti mesi, ha rinunciato a vivere, sferzato dall’angoscia per la perdita di persone care.

Penso al contempo a tanti uomini e donne strappati alla vita dopo aver combattuto a lungo contro malattie incurabili, come pure non desidero dimenticare quanti hanno perso la vita sul lavoro o vittime della strada. Non voglio, altresì, tralasciare, non fosse altro per una questione di pietà umana, le donne, gli uomini ed i bambini morti tragicamente nel Mediterraneo durante i viaggi della speranza per un domani migliore e sepolti nei cimiteri del nostro Paese.

La commemorazione dei defunti è un antica tradizione molto sentita a Cabbia di Montereale, non fosse altro per una questione di cultura, di rispetto e di umanità che nutriamo nei confronti di coloro che non ci sono più ed hanno fatto, con il loro impegno e grandissimi sacrifici, la storia del nostro maestoso borgo di montagna.

Partendo da questo presupposto siamo profondamente convinti che nella vita delle persone e delle Comunità si snodano tutti i loro problemi e le vicende anche personali che ne determinano la grandezza, la passione, l’attaccamento alla terra natia, quasi un contesto di “amorosi sensi”ove sono sempre attuali i grandi valori di rispetto e solidarietà e tutti si mettono in gioco per far vivere il natio paesello. La situazione creata dai recenti eventi pandemici ha determinato praticamente, gli scorsi due anni, l’annullamento di una nostra storica tradizione, poiché le chiese erano chiuse per ragioni di sicurezza e perché la gente in preda alla paura arrivava al mattino e ripartiva in giornata, senza pernottare. Quest’anno la circostanza è diversa poiché c’è un lungo ponte.

Speriamo di essere in tanti il prossimo due novembre a rendere omaggio ai nostri defunti partecipando alla benedizione delle tombe. A seguire faremo il giro del cimitero per portare un fiore agli amici ed ai conoscenti che sono andati avanti. La tradizione cabbiese vuole che la sera dei Santi tutti ci rechiamo in chiesa a fare un rintocco di campana per ogni nostro defunto, parente, amico, conoscente, che serve a ricordarlo. Nella vita delle persone e delle Comunità s’incontrano tutti i loro problemi e le vicende, anche personali, che ne determinano la solidarietà, la grandezza, la passione, l’attaccamento al suolo natìo manifestato anche in questa particolare ricorrenza. Chi non potrà esserci è già arrivato nei giorni precedenti a fare una visita ai propri cari defunti.

Ciò anche per inculcare ai giovani, in un contesto di rispetto e di condivisione, la portata educativa e la funzione di aggregazione che tali sentimenti comportano. Il fiore prediletto per tale particolare, ricorrenza è il crisantemo la cui fioritura avviene in tardo periodo autunnale essendo molto resistente al freddo. Nelle diverse culture e tradizioni esso rappresenta, per noi, il dolore; in Cina ed in Giappone lo si dona alle spose, in Inghilterra viene regalato nelle festose circostanze delle nascite. La storia ricorda che c’era una volta una mamma tanto triste per la scomparsa del figlio avvenuta in guerra, una donna che a causa delle sue disagiate condizione economiche non poteva regalare al figlio il proprio fiore nel giorno in cui ogni famiglia commemorava i propri cari e fu così che in un cassetto trovò delle strisce di stoffe bianche e gialle, le cucì l’una sull’altra fino a formare una grande corolla avvolta da uno stelo di ferro rivestito da una tela verde. La donna si addormentò ma al suo risveglio quel fiore di stoffa palpitava gonfio di vita, con cento linguette vellutate di bianco e di giallo. Sulla tomba del soldato scomparso la donna ci pose il fiore più bello: il crisantemo.

Questo giorno e questo fiore hanno la loro importanza poiché dimostrano che i veri valori della vita, al di fuori di tante banalità, sono l’amicizia ed il volersi bene il resto è solo una condizione diversa che la morte rende uguale. Per tutti. Dedico questo articolo alla memoria di un caro amico, oltre che compare, che ci ha lasciati due anni fa riportando la seguente poesia scritta in suo onore il giorno dell’estremo saluto.

Poesia in ricordo del compare Checchino

Quando l’antica quercia al suol si schianta
Fa più rumore di una foresta intera
Mentre si spezzano i rami e tutta quanta
Non germoglia più al sole mite della primavera
Questo eri tu, ora tanta gente è affranta
Di bontà la tua vita è stata una bandiera
Ora che sei su in alto tra un’eletta schiera
Non rimane che recitarti una preghiera.
Rivedo il tuo volto provato e quel sorriso
Uomo di socialità infinita, amico caro
Che ora alberghi su nel paradiso
Dove si dice è eterna primavera
Mostri il tuo limpido e pulito viso
Costantemente da mane a sera
Sei stato amante di versi raffinati e rari
Ben ornati e sempre tanto cari.
Per far discorsi sempre più profondi e chiari
Grande amator di estempore poesia
Accendevi ogn’ or argomenti veritieri
Del canto a braccio avevi sempre bramosia
Ed io ti assecondavo volentieri
Che in questa terra mai persi la via
Vogliam per te un viaggio quieto e riposato
Dove gli angeli ti hanno accompagnato

Con i tuoi amici che hai sempre amato
Hai cavalcato tutte le montagne
Ognun di lor nel cuore ti ha portato
Andavi anche nei boschi di castagne
Il territorio sovente hai decantato
Con le bellezze e le acque mai stagne
Al tuo cospetto commosso e riverente m inchino
Persona buona e generosa, compare Checchino .
Troppo presto ha interrotto il tuo cammino
Purtroppo ria è stata la tua sorte
Sebbene non accetti quel destino
Or mi stringo ai tuoi figli e alla consorte
Non brilla più il sempreverde giardino
Che ha sconfitto la vita portando la morte
Quando a sera cala il silenzio e tutto tace
Al rintocco della campana…tu riposa in pace!!!

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